L’AFFAIRE DEGLI IMMOBILI PER STUDENTI PRODUCE MILIONI DI EURO MA I PREZZI RIMANGONO ALTI, ANCHE IN NERO E SENZA CONTRATTO
No, non è, purtroppo, il titolo del famoso film comico del 1986 – remake dell’altrettanto famoso “La casa dei nostri sogni” del 1948 – né la speranza dell’accoglienza che ognuno di noi nutre quando si ritorna tra le mura domestiche, ma l’auspicio/progetto per la soluzione del drammatico problema abitativo a Bologna, che riguarda, soprattutto, gli studenti universitari fuorisede.
Gli studentati, secondo una ricerca del 2018, coprono solo il 12,4% della richiesta degli oltre 36 mila studenti fuorisede presenti nel capoluogo emiliano. Lo afferma l’osservatorio sulle nuove forme di residenza per studenti, giovani e lavoratori, a cura di Scenari Immobiliari (istituto indipendente di studi e ricerche, che analizza i mercati immobiliari e in generale l’economia del territorio) in collaborazione con Camplus, provider di housing per studenti universitari.
Il ministero dell’Istruzione ha approvato 6 nuovi progetti, presentati dall’Università di Bologna, per realizzare alloggi e residenze universitarie in varie zone della città. Un intervento diffuso sul territorio, per un finanziamento di 29 milioni di euro. Sarà realizzato in sinergia con il Comune, grazie al contributo di Er.go, azienda regionale per il diritto allo studio della regione Emilia-Romagna.
La regione rivendica con soddisfazione la ricerca di fondi anche internazionali. Ad esempio la Stonehill, società londinese specializzata in residenze universitarie e la catena The Student Hotel.
Molteplici possono essere le cause della crisi degli alloggi:
- il boom del turismo e del lavoro ha determinato la scelta dei proprietari di affittare tramite Airbnb, il portale on line che mette in contatto offerta e domanda di chi cerca un alloggio o una camera, anche per brevi periodi;
- il costo medio per singola stanza si aggira sui 450 euro al mq: Bologna è al 3° posto tra le città più costose;
- è aumentata la richiesta di abitazioni per usi transitori da parte dei lavoratori;
- vi è un mercato speculativo con affitti alti, anche in nero, per case e stanze singole fatiscenti e non a norma.
Il gruppo “Pensare urbano” (laboratorio per il diritto alla città e spazio di discussione, animato da associazioni, sindacati, collettivi, spazi sociali, docenti, studenti e ricercatori), ha raccolto le 2000 firme necessarie per avviare un’istruttoria pubblica.
Dai dati a disposizione emerge che la situazione si sta polarizzando: da un lato gli studenti con reddito basso hanno accesso agli alloggi convenzionati, ma molti, pur assegnatari, ne restano fuori per carenza di posti letto. Dall’altro lato, vi sono gli studenti con redditi alti, che si possono permettere sistemazioni più lussuose.
In mezzo, la grande maggioranza di richiedenti con reddito medio, che, non rientrando in nessuno dei due poli, è costretta ad affrontare il mercato privato, con costi eccessivi per le proprie tasche.
Pare evidente che sia ormai necessario regolamentare le piattaforme di sharing economy che hanno sottratto appartamenti al mercato degli affitti e progettare una politica locale e nazionale che consideri gli studenti non solo come target appetibile dal punto di vista economico, ma come soggetto da sostenere e valorizzare. Altrimenti si corre il rischio di speculazioni immobiliari e trasformazione urbana selvaggia, con impatti devastanti sull’ambiente e sul tessuto sociale.