C’è bisogno di alzare la guardia contro la criminalità organizzata che ha ritrovato nuovo vigore grazie agli affari illeciti messi a segno durante la pandemia. Mentre le mafie alzano la cresta le istituzioni procedono a rilento. Denuncia a tutto campo di Piera Aiello.
Roma – Beni confiscati alla mafia, prescrizione e legge antiracket sono gli argomenti che stanno più a cuore a Piera Aiello, parlamentare di Italia dei Valori e testimone di giustizia, che puntualmente registra e denuncia una generale diminuzione dell’allerta per quanto attiene la lotta alla criminalità organizzata.
Un abbassamento della guardia che va da Nord a Sud e che rischia di vanificare lo sforzo di chi, ogni giorno, combatte le mafie rischiando la vita per uno Stato spesso miope e sordo:
“…A Pignataro Maggiore, vicino a Caserta, i “100 Moggi”, una villa bunker confiscata alla camorra che in passato ha ospitato boss del calibro di Totò Riina e Michele Greco, ha subito l’ennesimo atto intimidatorio, un danneggiamento all’attrezzatura del terreno circostante. Ero stata lì il giorno prima – dice Piera Aiello – e non è la prima volta. La cooperativa Apeiron, che gestisce il bene, mi aveva contattato tempo fa, quando il boss ex proprietario era uscito di prigione…
…L’attacco precedente aveva causato un danno da 70mila euro. Da mesi la gestione è resa più difficile da una campagna mediatica diffamatoria e ignobile. Da tempo mi batto perché la tutela dei beni confiscati diventi una priorità dello Stato. Perché quelle ville, quei terreni, quelle aziende sono il segno più evidente che il crimine può essere sconfitto. Uno schiaffo alla mafia, per usare le parole di don Ciotti, e non possiamo permettere che chi prende in carico la loro gestione venga abbandonato…”.
In casa Cinque Stelle non va meglio, specie quando si parla di prescrizione:”…Ormai credo sia chiaro che tutte le battaglie che caratterizzavano l’azione politica dei 5 stelle sono state abbandonate in cambio di poltrone – aggiunge Aiello – la prova sta nel voto sulla prescrizione espresso da Di Maio, Patuanelli, Dadone, D’Incà e Cingolani…Evidentemente per questa gente la coerenza vale meno di un posto da ministro. Ci sono poi gli inceneritori, il Cash-back, il decreto dignità e molti altri tradimenti che ormai hanno cancellato definitivamente l’identità delle origini. A questo punto posso dire di essere ancor più fiera della mia scelta di aver lasciato il movimento...“.
La parlamentare aveva chiesto di modificare con un emendamento la legge antiracket che nessuno dei colleghi pare abbia preso in considerazione nonostante le preventive rassicurazioni dei soliti Pinocchi:
“…Dopo giorni passati in commissione Bilancio il mio emendamento alla legge antiracket non è stato neanche preso in considerazione – conclude amaramente Piera Aiello – il governo dimostra ancora una volta che non ha intenzione di contrastare adeguatamente il crimine associato né di aiutare gli imprenditori che denunciano le estorsioni subite a rischio della vita. Gli indennizzi previsti per le vittime arrivano anche dopo sei anni e la stragrande maggioranza delle aziende viene liquidata quando ormai è fallita. Da quando esiste il fondo antiracket, lo Stato ha buttato al vento qualcosa come 600 milioni di euro senza riuscire a salvare le aziende e restituirle al tessuto economico legale…
…Sono indignata: il mio emendamento era stato votato all’unanimità come ordine del giorno e mi era stato promesso che sarebbe stato inserito alla prima occasione disponibile. Nel corso dell’esame del Sostegni bis è stato però ignorato. La mia proposta avrebbe permesso l’accesso a un prestito garantito dalla Banca d’Italia. Questo avrebbe messo in condizione le aziende di ricevere il denaro in tempo utile e avrebbe evitato di continuare a sperperare fondi pubblici inutilmente. Prendo atto che l’esecutivo non ha interesse a sostenere l’economia pulita, a evitare spreco di denaro pubblico e a contrastare le estorsioni mafiose in modo efficace...”.