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Basterà “un’ora della Terra” a salvare il pianeta?

Earth Hour, l’Ora della Terra, è la lodevole iniziativa ideata dal WWF per sensibilizzare le persone sulle tematiche ambientali. Ma al momento sono pochi i passi avanti compiuti dalle istituzioni in tal senso.

Roma – Il 25 marzo scorso, dalle ore 20.30 per un’ora in ogni angolo del mondo, milioni di cittadini hanno manifestato per la Terra e sono stati spenti i monumenti storici delle maggiori città. Questo evento “l’Earth Hour”, meglio conosciuto come l’Ora della Terra, istituito nel 2007, è organizzato dal WWF. L’esortazione a tutti gli abitanti del globo terrestre di spegnere le luci per un’ora è un mezzo per dimostrare la sensibilità nella salvaguardia dell’ambiente. Sonno stati oltre 190 i Paesi che hanno partecipato all’evento.

Monumenti importanti come il Colosseo a Roma, l’Opera House di Sydney in Australia, l’Empire State Building a New York, la Tour Eiffel a Parigi e Buckingham Palace a Londra alla stessa ora hanno spento le luci, manifestando la loro adesione all’avvenimento. Oltre all’aspetto spettacolare e teatrale che si realizza quando si spengono le luci alla medesima ora, Earth Hour rappresenta anche un modo per collaborare con azioni condivise che mirano alla diminuzione delle emissioni di CO2. Lo slogan utilizzato dal WWF per un futuro sostenibile è stato “-CO2 + Natura = Futuro”. La cronaca dell’ultimo anno è stata, per il clima, a dir poco catastrofica. Si sono registrati, infatti, molte anomalie e eventi estremi e si sono stabiliti molti record begativi. Come quello verificatosi in Canada, nella Columbia britannica, dove in estate si è arrivati a temperature di quasi 50° C.

Per un’ora si sono spente le luci in molte città del mondo.

Se si pensa che nel 2020 in Siberia è stata raggiunta la temperatura di 38° C, si comprende benissimo la gravità del fenomeno. Resta poco tempo per fare qualcosa, anche perché, finora ci si persi solo in chiacchiere. Questo decennio è cruciale. Nonostante siano stati firmati accordi internazionali per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, la strada da percorrere è ancora impervia, lunga e in salita. Anche perché le istituzioni politiche internazionali sembrano solo capaci di elencare una serie di buoni intendimenti, ma di concretezza nulla. Il rischio, se non si interviene nell’immediato, è di non poter evitare gli effetti catastrofici della crisi climatica che mette in discussione la nostra stessa esistenza.

Quest’anno Earth Hour si è svolto dopo l’accordo del dicembre scorso di “Kunming-Montreal” alla COP15, la Conferenza Internazionale dell’ONU sulla biodiversità, in cui ci si è impegnati alla difesa della biodiversità entro il 2030, oltre a ribadire l’impegno per non aumentare la temperatura globale di oltre 1,5 °C. Oltre al Colosseo, hanno spento le luci altri famosi monumenti delle maggiori città italiane: Piazza San Marco a Venezia, il Palazzo Municipale di Trieste, il Palazzo degli Elefanti di Catania, il Castello del Buonconsiglio, il Museo delle Scienze di Trento e quello di Scienze Naturali dell’Alto Adige a Bolzano.

Anche il Colosseo ha spento le luci.

L’evento ha avuto il patrocinio della presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), della Camera dei Deputati, del Senato e di Roma Capitale. Patrocinate pure, sono decenni che lo fate, senza ricavarne un ragno dal buco. Il mondo va alla deriva e la “casta politica” resta abbarbicata al potere, spegne le luci per un’ora e poi si rintana nelle proprie roccaforti e il popolo può andare anche a farsi benedire.

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