BARI – SEQUESTRATA E ABUSATA: LEI IN UN CENTRO DI TUTELA, LUI COMODAMENTE A CASA

La decisione del Gip ha destato clamore anche perché il balordo di turno aveva precedenti penali che nulla hanno a che fare con l'asilo politico nel nostro Paese. Quando la finiremo di dispensare permessi come caramelle a delinquenti e affini?

Bari – Sequestrata e violentata per un anno, tenuta prigioniera nella casa del suo aguzzino, un egiziano che gode del permesso umanitario. È successo nel capoluogo pugliese dove una ragazza di 21 anni è stata liberata dalle forze dell’ordine a seguito di una perquisizione.

Merito della scrupolosità dei poliziotti della Squadra volante che il 27 marzo scorso, in piazza Umberto, hanno fermato un egiziano di 31 anni che non indossava correttamente la mascherina.

La giovane donna è stata tenuta prigioniera per un anno

Dopo un controllo il presunto stupratore di nome Ismail Mohamed risultava censurato da precedenti penali e dopo una perquisizione personale spuntava fuori un’arma da taglio, verosimilmente un coltello a serramanico.

Durante le incombenze di rito l’uomo era apparso nervoso ed avrebbe tentato di fuorviare le informazioni in merito all’indirizzo della sua abitazione.

L’atteggiamento sospetto dell’uomo ha portato i poliziotti a recarsi subito presso il domicilio dell’egiziano ubicato nel centro storico della città.

Appena giunti sul posto, gli agenti hanno immediatamente compreso che c’era qualcosa di strano: la porta d’ingresso, chiusa a chiave, era dotata di un lucchetto apribile esclusivamente dall’esterno.

Dopo essersi rifiutato di aprire la porta nonostante i numerosi inviti da parte della polizia, l’uomo ha infine ceduto consegnando le chiavi agli agenti i quali, una volta avuto l’accesso all’abitazione, si sono ritrovati di fronte l’inquietante scenario: una giovane di 21 anni, originaria della provincia di Bari, tenuta prigioniera in casa del pregiudicato.

Le finestre dell’appartamento erano oscurate con pannelli adesivi e la ragazza, in stato confusionale, ha poi raccontato che poteva uscire soltanto in compagnia del suo carceriere.

L’uomo avrebbe sessualmente abusato di lei molte volte, togliendole il cellulare per evitare che la donna potesse chiedere aiuto.

La vittima si sarebbe allontanata volontariamente dalla propria casa nel dicembre 2020, per via di non specificati attriti con i propri familiari.  La ragazza avrebbe poi incontrato Ismail Mohamed nello stesso mese in piazza Cesare Battisti.

Successivamente i due avrebbero deciso di convivere nell’abitazione dell’uomo nel quartiere Libertà, fino all’irruzione dei poliziotti che hanno scoperto la situazione e liberato la ragazza.

La giovane è stata affidata ad un Centro Anti Violenza, mentre l’egiziano, in un primo tempo, era stato arrestato e poi tradotto nella locale casa circondariale con le accuse di sequestro di persona, violenza sessuale e porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere. 

Il Centro Anti Violenza di Bari

Con un permesso di soggiorno umanitario in tasca, Ismail Mahamed (ex magazziniere attualmente in cassa integrazione) era rimasto in attesa di asilo politico, come centinaia di altri stranieri. Sarebbe interessante capire le dinamiche con le quali, nel nostro Paese, vengono dispensati tali permessi, come fossero caramelle, anche a soggetti con precedenti penali contratti in Italia o nei Paesi d’origine. 

La vicenda ci riporta indietro nel tempo ricordando quanto accaduto alle povere Desirée Piovanelli e Pamela Mastropietro. Questa volta è andata “meglio” ma quante Desirèe e Pamela dovranno morire per colpa di balordi del genere muniti di lasciapassare?

Pamela e Desirée, uccise da delinquenti con permessi umanitari

Ismail Mohamed ha esposto la propria versione dei fatti durante l’udienza di convalida dell’arresto in flagranza di fronte al Gip del tribunale di Bari Angelo Salerno (l’indagine è coordinata dalla Pm Carla Spagnolo).

Assistito dall’avvocato Loredana Liso, in gratuito patrocinio ovvero a spese dei contribuenti italiani, Mohamed ha spiegato che la porta della sua abitazione era chiusa con un lucchetto dall’esterno perché la serratura era rotta, mentre i pannelli adesivi sulle finestre servivano per ripararsi da freddo poiché i vetri erano rotti.

Per quanto riguarda la povera ragazza, l’imputato ha ammesso che “non era d’accordo ad essere chiusa dentro, ma lui non poteva lasciare la porta aperta con il rischio che entrasse qualcuno“. Insomma l’uomo avrebbe protetto la ragazza dalle intemperie e non per sequestrarla in casa né per abusarne ripetutamente

Il giudice ha dichiarato la bislacca spiegazione “non plausibile“, spiegando che la semplice presenza del lucchetto posto all’esterno della porta d’ingresso, con l’impossibilità di aprire dall’interno, “costituisce un pregante elemento di riscontro delle dichiarazioni” della giovane donna “tanto e soprattutto in relazione al delitto di sequestro di persona, quanto con riferimento ai maltrattamenti denunciati, dal momento che la condotta non può che ritenersi vessatoria e mortificante, sì da dover ritenere le denunciate condotte violente e offensive“.

Nonostante tali gravi ipotesi il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Insomma per un uomo che ha tenuto prigioniera una ragazza per un anno, abusando di lei e trattandola alla stessa stregua di un oggetto, non si aprono le sbarre di una cella ma la porta di casa. 

Abbiamo notizia, di contro, che un ladro di salami, formaggi e pasta, con una fame da lupi, è stato sorpreso “al lavoro” in un supermercato. Era invero recidivo: attualmente si trova in carcere. Poi si vedrà. Due pesi, due misure e guai a chi non ci sta. 

 

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