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Autovelox, il 59% non è in regola. Scontro tra Salvini e l’Anci: “Serve trasparenza”. Ma i sindaci denunciano il vuoto normativo

Il Mit chiede numeri certi sugli apparecchi installati prima e dopo il 2017. Il decreto bloccato rischia di lasciare comuni e automobilisti in un limbo legale.

Lo scontro tra il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani, si riaccende su uno dei temi più caldi e controversi: gli autovelox. Al centro del dibattito, la trasparenza sull’utilizzo dei dispositivi di controllo della velocità e il rischio che vengano usati come strumenti per fare cassa, anziché per garantire la sicurezza stradale.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto ai sindaci un censimento dettagliato: quanti autovelox fissi e mobili sono in funzione in Italia, dove si trovano e in che data sono stati approvati, distinguendo quelli pre e post 13 giugno 2017, data spartiacque per la validità delle omologazioni. Una richiesta cruciale per riattivare il procedimento di adozione del decreto interministeriale sulle regole di omologazione, sospeso lo scorso 23 marzo.

La risposta dell’Anci non ha però soddisfatto il Mit: secondo i dati comunicati, il 59,4% degli autovelox fissi sarebbe stato validato prima del 2017, mentre solo il 40,6% dopo quella data. Per i dispositivi mobili, il 67,2% risulta pre-2017 e il 32,8% post-2017. Troppo poco, secondo il ministero, che insiste su numeri “chiari e inequivocabili” per poter proseguire il lavoro normativo.

Dal canto suo, il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi ha replicato con fermezza: «La velocità è tra le prime tre cause di mortalità stradale, serve colmare il vuoto normativo in tempi brevi». Il timore dei sindaci è che, in assenza di regole certe, si crei una situazione ingestibile fatta di ricorsi, multe annullate e apparecchi spenti.

Infatti, il decreto stoppato dal Mit prevedeva che solo gli autovelox vidimati dal 13 giugno 2017 in poi potessero essere utilizzati, con il blocco temporaneo di quelli più vecchi in attesa di nuova taratura. Una misura nata per fare chiarezza in un settore dove regna confusione tra dispositivi “approvati” e “omologati”, anche alla luce della recente sentenza 10505/2024 della Cassazione, che ha posto un netto distinguo tra le due categorie.

Ma il muro contro muro rischia di lasciare comuni e cittadini in balìa di un sistema frammentato. Da una parte, i sindaci rivendicano il diritto-dovere di garantire la sicurezza stradale con strumenti efficaci; dall’altra, il Mit chiede ordine, trasparenza e conformità normativa.

Il ministro Salvini, nonostante le critiche, ha aperto al dialogo, rinnovando la disponibilità a collaborare con l’Anci per superare l’impasse e definire regole condivise. «Serve un quadro normativo chiaro per tutelare sia la sicurezza stradale che i diritti dei cittadini», ha dichiarato.

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