Anno giudiziario: da Napoli a Milano va in scena la protesta delle toghe

Nel capoluogo campano c’è il Guardasigilli “contrastato” con un flash mob. Magistrati da Nord a Sud schierati con la Costituzione in mano.

Roma – Come preannunciato nei giorni scorsi dall’Associazione nazionale magistrati, le toghe di tutta Italia nel giorno dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario nei distretti di Corte d’Appello sono in protesta. Una protesta ‘silenziosa’, avevano detto. Da Napoli, dove è atteso il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a Milano la musica è la stessa. Circa 60 magistrati milanesi stanno protestando sulle scalinate del palazzo di giustizia di corso di Porta Vittoria in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziaria indossando toghe e coccarde, esponendo e distribuendo copie della Costituzione.

Hanno risposto all’appello dell’Associazione nazionale magistrati – sezione di Milano e del Comitato direttivo centrale il Comitato Direttivo Centrale dell’Anm per mandare un segnale di “contrarietà” alle riforme costituzionali in corso di approvazione da parte di Governo e maggioranza e iniziative di “sensibilizzazione” per i cittadini. Vengono esposti dei cartelli. Il gesto dimostrativo non sta comunque recando alcun intralcio ai partecipanti all’inaugurazione dell’anno giudiziario – fra cui politici e vertici delle forze dell’ordine – che si terrà nell’aula magna del tribunale. 

C’è un “diffuso clima di tensione” fra politica e magistratura e alcuni “interventi meramente tecnici dei capi degli uffici giudiziari” vengono vissuti come “interferenze” o “attaccati in modo gratuitamente denigratorio sulla base di semplificazioni pericolose”, ha detto il presidente della Corte d’appello di Milano, Giuseppe Ondei, nel discorso inaugurale dell’anno giudiziario nell’aula magna del tribunale di Milano. “Purché tutto sia nell’alveo della Costituzione, nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento, ma deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto”, ha replicato il presidente del Senato Ignazio La Russa, a margine della cerimonia.

La protesta a Milano

Cartelli con una citazione di Calamandrei sono stati mostrati dai magistrati dell’Anm – con toga e Costituzione in mano – prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario in Corte d’Appello a Roma. Sui cartelli la frase: “Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà perché è che è nata la nostra Costituzione”. “È arduo sostenere che le nuove riforme siano in grado di realizzare, almeno a Roma, in tempi brevi un significativo cambio di passo nei tempi della giustizia civile e penale”, ha affermato il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò nella sua relazione.

“Quel che è, invece, certo è che, nell’anno decorso, vi è stato in ogni Ufficio del distretto un grande sforzo per ridurre l’arretrato e migliorare i tempi dei processi civili e penali, e che questi risultati sono tanto più importanti in quanto realizzati quasi che tutti gli Uffici del distretto operassero ad organico pieno. Laddove, invece, tutti gli Uffici, a iniziare da quelli più grandi, sono stati costretti a operare in quest’ultimo anno con vuoti di organico, sia del personale di magistratura che di quello amministrativo, sempre più importanti e ormai insostenibili”. E ancora: Roma “sta progressivamente diventando il coacervo di tutte le mafie e di tutte le forme di criminalità e, nonostante ciò, la percezione di tale emergenza stenta ad andare di pari passo con la velocità con cui si radicano e diffondono le organizzazioni e le pratiche criminali”.

Gli uffici giudiziari a Roma

Poi Meliadò ha spiegato che “un numero irrisorio di giudici fronteggiano a Roma una valanga di reati, e il rischio penale in questa condizione non costituisce un adeguato deterrente rispetto alle opportunità di guadagno che offre l’attività criminale”. Non solo: “Il dato che spicca è quello della criminalità organizzata, con la massiccia presenza di associazioni a delinquere anche di stampo mafioso sia nella città di Roma che nei territori di Velletri, Latina, Cassino e Frosinone, che rende gli uffici romani comparabili a quelli delle ‘capitali storiche’ della associazioni criminali del Paese”.

Tensione anche nella sede del vecchio tribunale di Napoli, a Castel Capuano, nello storico salone dei
Busti, dove si è tenuta l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto. Qui c’era il ministro della
Giustizia, Carlo Nordio, intervenuto nel corso della cerimonia. Per l’Anm c’è la vicepresidente, Alessandra
Maddalena.
Come deciso dall’associazione, i magistrati iscritti, ma anche alcuni in pensione, hanno inscenato una protesta contro la riforma costituzionale della Giustizia; la toga, con apposta sul petto una coccarda tricolore, con in mano una copia della Costituzione. Nel momento in cui il Guardasigilli ha preso la parola, i magistrati hanno lasciato l’aula. Organizzato anche un flash mob all’esterno, con in mano dei cartelli con alcune delle frasi più significative della Costituzione.

“Con questa protesta simbolica cerchiamo di far comprendere che c’è stato un percorso completamente blindato, privo di ascolto, su una riforma che mina al cuore della giurisdizione e a quei principi costituzionali che ne sono il fondamento”, spiega la presidente dell’Anm di Napoli, Cristina Curatoli, arrivando a Castel
Capuano. “Non c’è un profilo della riforma più critico rispetto a un altro – aggiunge – tutti gli elementi che questa riforma pone in essere, nei contenuti e nelle finalità, sono lesivi dell’indipendenza della magistratura”. “Ringrazio il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ci onora della sua presenza, conferendo prestigio a questa cerimonia e confermando la vicinanza del governo al Mezzogiorno d’Italia”, ha affermato la presidente di Corte d’Appello di Napoli Maria Rosaria Covelli nel suo intervento. I magistrati partenopei hanno mostrato una copia della Costituzione mentre erano in esecuzione gli inni nazionali dell’Unione europea e quello italiano. 

Il Guardasigilli, presente all’inaugurazione a Napoli, dove i magistrati hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano non appena ha preso la parola ha affermato: “Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto”, ha detto il Guardasigilli. Per lui applausi da chi è rimasto nel Salone, soprattutto avvocati. “È’ doloroso – ha proseguito Nordio nel suo intervento – che qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura. Tutte le opinioni sono benvenute, tutte le manifestazioni di dissenso. Però che si possa pensare che un ministro che a 30 anni è entrato in magistratura ed è stato per tre anni alla guida dell’inchiesta contro le Brigate Rosse, tutta la Colonna veneta, e ha assistito alla morte di alcuni dei suoi colleghi, che un ex magistrato quale sono possa avere come obiettivo l’umiliazione della magistratura, lo trovo particolarmente improprio”.

E poi: “Vi pare che, avendo io fatto per 40 anni il pm per essere libero e indipendente”, la riforma “vorrebbe un pm sottoposto al potere esecutivo? Non avverrà mai, non in nome di questa riforma costituzionale”. Il Guardasigilli ha inoltre fornito alcuni dati: “Il contributo offerto dagli uffici del Distretto di Napoli è stato molto significativo e, per questo, mi sembra opportuno soffermarmi un momento sui numeri di quello che possiamo definire un successo. Rispetto all’obiettivo Pnrr, previsto per il 31 dicembre 2024, di abbattimento del 95% dell’arretrato civile pendente al 31 dicembre 2019, la Corte d’Appello di Napoli, partendo da un arretrato di 20.819 procedimenti, ha raggiunto il livello di 302 procedimenti ancora pendenti al 30 novembre 2024, con una diminuzione del 98,5%”. 

Secondo i dati disponibili a novembre, anche i Tribunali di Avellino, Benevento, Napoli Nord e Nola, hanno pienamente raggiunto l’obiettivo di abbattimento del 95% dell’arretrato civile pendente al 31 dicembre 2019. Napoli era al -94,8%, Santa Maria Capua Vetere al -94,7%, Torre Annunziata il -93,3%”. E infine: “Particolarmente significativo – ha detto Nordio – è stato proprio il risultato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che partendo da un arretrato, al 2019, di 15.233 procedimenti pendenti è giunto a soli 809 procedimenti ancora pendenti”.

Carlo Nordio a Napoli

Anche a Bologna, muniti di toga, coccarda tricolore e con la Costituzione in mano, oltre 150 magistrati hanno dato vita ad un presidio di protesta per esprimere il loro profondo dissenso nei confronti della riforma costituzionale del governo. Si sono ritrovati davanti all’ingresso della caserma della Legione carabinieri di Bologna, luogo prescelto per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. I presenti hanno esposto cartelli recanti la scritta “uniti e non separati”, un chiaro messaggio di disapprovazione in merito alla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. Buona parte delle toghe che, invece, hanno scelto di entrare all’interno della caserma per seguire la cerimonia, ha comunque fatto sapere che intende uscire nel momento in cui prenderà la parola il rappresentante del ministro della giustizia.

“Questa riforma altera gli equilibri dello Stato, è una riforma punitiva nei confronti della magistratura” spiega la presidente dell’Anm Emilia-Romagna, Eleonora Pirillo, specificando come “questo non cambierà di nulla il servizio che noi diamo ai cittadini, cioè il servizio non sarà migliorato: i processi civili e penali non dureranno un giorno in meno rispetto ad oggi e invece noi, in questo momento, avremmo bisogno di molto altro, avremmo bisogno di risorse umane e strumenti, abbiamo un processo penale telematico che è entrato in scena già monco, non funziona”. Anche i magistrati di Palermo sono entrati nell’aula magna della Corte d’appello per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenendo in mano la Costituzione. Un centinaio ha trovato posto in tre file dell’aula, rimanendo in piedi ad ascoltare il presidente della Corte d’appello Matteo Frasca e gli altri relatori. 

La protesta a Torino

In aula, tra gli altri, anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, la procuratrice generale Lia Sava, l’eurodeputata di Forza Italia Caterina Chinnici (figlia di Rocco, giudice istruttore ucciso dalla mafia nel 1983) e il presidente della Regione Renato Schifani. Stesso clima a Genova, oltre cento magistrati con la toga, la coccarda al petto e la Costituzione in mano all’inaugurazione dell’anno giudiziario ligure. L’aula magna è piena, come non si vedeva da anni, per protestare contro la riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario avviata dal governo. I magistrati si sono alzati dai loro posti e hanno lasciato l’Aula quando ha parlato il rappresentante del governo.

Contro la riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere fra giudici e pm si protesta anche a Torino. La giunta piemontese dell’Anm ha aderito alla delibera nazionale con cui lo scorso 18 gennaio il Comitato direttivo nazionale ha lanciato una serie di iniziative da prendere in concomitanza con le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario e ha convocato, con un messaggio diffuso dal presidente Mario Bendoni, un ritrovo davanti all’ingresso del Palazzo di giustizia. Proteste anche a Bari: “Oggi chiediamo un confronto, chiediamo di essere ascoltati perché sul disegno di riforma possa esserci un confronto col governo”, ha affermato Antonella Cafagna, presidente della giunta esecutiva dell’Anm del capoluogo pugliese.

Scene simili a Firenze: coccarde sulla toga, Costituzione in mano e tutti fuori quando ha parlato il rappresentante del governo. “È un gesto verso un disegno riformatore costituzionale che non condividiamo e che riteniamo inutile per noi magistrati e dannosa per i cittadini“, ha affermato il presidente della sezione toscana dell’Anm Alessandro Ghelardini. “Le priorità del mondo della giustizia sono ben altre: la durata dei processi” e “la riforma non modificherà in nulla l’attuale situazione”. Non solo: per Ghelardini “si va a intervenire su un assetto ordinamentale perché si sostiene che ad oggi ci sia un deficit di terzietà del giudice. L’esperienza, anche recente, dimostra che l’attuale assetto della magistratura è in grado di valutare con piena indipendenza e terzietà le richieste dei pubblici ministeri, magistrati che come noi condividono il medesimo percorso professionale”.

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