Nella regione che fa capo a Milano le vittime da mesotelioma pleurico sono migliaia e sono previsti altri due picchi a breve considerando la lunga incubazione della patologia letale asbesto-correlata. L’amianto ormai esausto e ridotto in briciole è ancora presente in maniera massiccia nelle aree più industrializzate ma anche nei paesi delle diverse province lombarde dove le coperture di opifici, tetti e rivestimenti non sono stati mai dismessi.
Milano – La Lombardia e l’area metropolitana della città capoluogo continuano a detenere il triste primato per vittime provocate dall’amianto. Le persone continuano a morire anche a distanza di 20 anni e più dal contatto con le fibre killer responsabili del terribile mesotelioma pleurico, il cancro asbesto-correlato che può rimanere in incubazione nei polmoni dell’uomo per anni e anni.
Si parla di amianto nei convegni e se ne discute in politica ma non si è mai passati dalle parole ai fatti. La prova provata del disinteresse sul gravissimo problema di una certa classe dirigente che siede sugli scranni del Parlamento è sotto gli occhi di tutti: l’ultima legge che disciplinava le bonifiche risale al 1992, la n. 257, che non dava giustizia alle vittime e che ha lasciato sui tetti di migliaia e migliaia di edifici come scuole ed ospedali milioni di tonnellate di amianto sparse in tutta Italia. Dopo vent’anni larga parte di quell’amianto si è trasformato in polveri letali le cui fibre, undicimila volte più piccole di un capello, sono capaci di uccidere una persona che ne abbia inalata soltanto una.
Del resto se nemmeno il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sapeva nulla su un articolato di riforma sull’amianto depositato in Commissione specifica nel Marzo del 2019 dal suo predecessore Costa, è facile comprendere che la morte di migliaia e migliaia di persone importi davvero poco:
”…Non ne sapevo nulla – ha detto Cingolani – riprenderò in mano la bozza e mi impegno a portarla in Consiglio dei Ministri. Sui risarcimenti ne parlerò con Orlando al Cite. Qui è tutto un mettere le pezze…”.
I campanelli d’allarme o, meglio, le sirene suonano da anni ma non c’è amministrazione pubblica, da quella centrale a quelle comunali, che abbia preso provvedimenti. Dunque la gente continua a morire ma le priorità sono sempre altre:
”…Solo nel 2017 su Milano ci sono contati duemila decessi per patologie correlate all’amianto – evidenziava l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale Amianto – a Milano c’è stata una particolare trascuratezza nelle misure di sicurezza che, seppur in sé poco efficaci, avrebbero diminuito le esposizioni e dunque l’impatto della fibra killer sulla salute di lavoratori e cittadini…”.
In occasione dell’audizione informale sul disegno di legge sino a qualche giorno fa dimenticato nel cassetto, Maurizio Ascione, sostituto procuratore a Milano, si è espresso sui danni causati dal terribile minerale presente in natura:
”…L’amianto ha rappresentato per l’Italia il materiale ottimale per le sue caratteristiche – ha aggiunto il magistrato inquirente – purtroppo però ha creato gravi danni a chi vi ha lavorato a contatto, a chi è stato esposto soltanto indirettamente all’interno dei siti industriali. Lo stesso è stato, nel caso di grandi siti produttivi, per chi risiedeva nelle vicinanze. Negli anni sono stati, infatti, registrate gravissime forme tumorali, come il mesotelioma e il tumore del polmone. Sono seguite inchieste, processi che sono arrivati fino in Corte di Cassazione, ma non c’è stata ancora giustizia per le famiglie delle vittime…”.
Del resto il contagio da asbesto, diretto o indiretto non cambia bulla, ha avuto il suo picco massimo, dicono gli esperti, proprio in questi anni dunque si marcia a ritmo di 7mila decessi l’anno in tutta Italia ma il numero aumenterà in previsione del picco del 2025 e anni a seguire:
”…La Fibronit è chiusa dal 1994 eppure la gente continua a morire – afferma Silvio Mingrino, presidente di Avani, associazione Vittime dell’amianto – i morti accertati per mesotelioma sono 800. Mio padre è morto per le fibre micidiali che respirava in fabbrica e mia mamma ha fatto la stessa fine perché lavava le tute di mio padre e gli altri panni sporchi di amianto…”.
La Fibronit è entrata in funzione nel 1935. In quasi 60 anni di attività ha provocato centinaia di vittime e tante altre ne seguiranno. Nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi non è stato previsto nulla per l’amianto, dicono i parenti delle vittime. Dove sta la novità?