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Allarme ‘tempeste di sabbia’, minaccia per la salute e l’economia

L’Onu impegnata contro la desertificazione. Un fenomeno naturale aggravato dalla cattiva gestione del territorio e delle acque, dalla siccità e dai cambiamenti climatici.

Roma – Le tempeste di sabbia stanno diventando sempre più frequenti. Lo scorso mese di novembre si è svolto, in Uzbekistan, la “Convenzione dell’ONU per Combattere la Desertificazione”, un problema molto presente soprattutto in Africa, ma non solo, nota con la sigla UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification). L’ONU da molto tempo ha riconosciuto la desertificazione, come uno dei fattori che provoca gravi danni economici, sociali e ambientali. L’Uzbekistan è un Paese dell’Asia Centrale, ex repubblica sovietica. È noto per le moschee, i mausolei e i luoghi legati alla Via della Seta, l’antica rotta commerciale che collegava la Cina al Mar Mediterraneo.

Samarcanda, la città più importante lungo la Via, ospita un importante esempio di architettura islamica. Gli esperti dell’ONU considerano le tempeste di sabbia come uno dei fenomeni più minacciosi in natura, che si sta espandendo anche in regioni che ne erano esenti. Pare che circa il 25% di esse siano dovute ai cambiamenti climatici e, quindi, all’intervento umano. Sono un fenomeno meteorologico che ha origine quando forti raffiche di vento soffiano con intensità, da sollevare la sabbia da una superficie asciutta. Lo spettacolo raccapricciante si manifesta con nuvole scure di sabbia e polvere che fagocitano tutto ciò che incontrano sul loro cammino, trasformando il giorno in notte e rappresenta uno degli avvenimenti più minacciosi della natura. Sono presenti, maggiormente, nelle regioni aride e semiaride del mondo, tra cui Asia, Africa subsahariana, Nord Africa, Medio Oriente, America del Sud e Australia.

Un volume annuale da record, equivalente a 350 piramidi egiziane

Ma anche nel sud-ovest degli USA e nelle regioni aride dell’Europa come la Spagna. Secondo le statistiche della “National Oceanic and Atmospheric Administration” (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa dello studio del clima terrestre, nel periodo dal 2007 al 2017 negli USA ci sono state 232 morti a causa delle tempeste di sabbia. L’aspetto più preoccupante è costituito dal fatto che la frequenza di questo fenomeno è raddoppiato negli ultimi anni. Sono state stimate circa 2 miliardi di tonnellate di sabbia assorbiti dall’atmosfera annualmente, equivalenti a 350 Grandi Piramidi egiziane.

Qualcosa di veramente spaventoso e pericoloso. L’UNCCD ha proposto una serie di misure atte ad arginare il problema. Innanzitutto il ripristino del territorio, un continuo e più efficiente monitoraggio, accompagnato da un’adeguata mitigazione degli impatti. Se è vero che trattasi di un fenomeno naturale, è altrettanto vero che è aggravato dalla cattiva gestione del territorio e delle acque, dalla siccità e dai cambiamenti climatici. E le fluttuazioni nella loro intensità, entità o durata possono rendere le tempeste di sabbia imprevedibili e pericolose.

Nelle aree di origine, danneggiano i raccolti, colpiscono il bestiame e devastano il terriccio. Nelle aree deposizionali la polvere atmosferica, soprattutto in combinazione con l’inquinamento industriale locale, può causare o peggiorare problemi di salute umana come le malattie respiratorie. Anche le comunicazioni, la produzione di energia, i trasporti e le catene di fornitura possono essere interrotti da scarsa visibilità e guasti meccanici causati dalla polvere. Infine, a causa dei suoi effetti devastanti, ogni anno vengono persi 1 milione di chilometri quadrati di terra salubre e produttiva, pari a circa 4,2 milioni chilometri quadrati tra il 2015 e il 2019, equivalente, più o meno, all’area geografica dei cinque nazioni dell’Asia centrale. Se resiste, ancora oggi, il mito del re dei Frigi (insediati nell’attuale Turchia), Mida, che tra il VIII E VII secolo a.C., trasformava in oro tutto ciò che toccava, oggi, invece, esiste la realtà dell’essere umano che distrugge tutto ciò tocca!

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