Gli italiani si accontentano di poco ma quel poco bisogna darlo e senza braccine corte. Sino ad oggi abbiamo visto nero ed i governi che ci hanno preceduto, molto di più Conte, molto meno Draghi, non sono stati un esempio di lungimiranza e cambiamento. Anzi. Adesso il timone è in mano a chi dovrà portarci fuori dalle sabbie mobili. Ci riuscirà o è solo illusione?
Finalmente è arrivato. Lo aspettavamo da un anno ed eccolo davanti a noi, nuovo di pacca. Quello che ci lasciamo alle spalle non è stato granché. Anzi sotto certi aspetti oserei definirlo “annus horribilis” per via della guerra e della pressante crisi economica che ha portato a circa sei milioni le persone assolutamente povere in canna. Che non ce la passassimo bene lo sapevamo da subito dopo l’emergenza Covid.
Però i segnali che giungono da Roma non sono confortanti. Mi riferisco al programma politico di Giorgia Meloni che è rimasto praticamente intonso dal giorno dopo i risultati elettorali. Sino ad oggi l’operato del suo governo non sembra altro che il prolungamento, se vogliamo il completamento, almeno in larga parte, dei progetti politici messi in cantiere da Draghi.
Prezzi alle stelle, rialzo drammatico degli energetici, due governi, l’ultimo Conte e poi Draghi, che non sono stati in grado di ingranare la quarta per ottenere quella ripartenza, tanto sbandierata ai quattro venti, che poi concretamente non c’è stata. Inutile nascondersi dietro un dito. Il Bel Paese arranca e arranca male, con segni evidenti di arretramento economico più che palesi. Poi le elezioni settembrine, che ridavano fiato e speranza agli italiani. Va da sé che chi si aspettava la “rivoluzione” in senso stretto è rimasto, come si dice, col cecio in bocca mentre chi mirava ad una svolta politica, a due mesi di attività del governo Meloni, è ancora costretto alle corde perché di certo un bilancio non si può fare.
Sino ad oggi nulla che sappia davvero di nuovo, di cambio di carreggiata, di senso inverso. Del resto una frase del nuovo Premier è stata più che lapidaria e mai cosi ricca di significato: gli italiani non si aspettano grandi cose dai politici, si aspettano che non si facciano gli affari propri. Per dire come la politica dovrebbe diventare servizio, al cittadino, e non occasione di ingrassare sopra una poltrona. In effetti gli italiani non si aspettano grandi cose ma si aspettano qualcosa più di prima.
E non è affatto poco. Si aspettano una quotidianità da vivere più a misura d’uomo. Si attendono il rispetto, la possibilità di trovare lavoro specie per i giovani, maggiori aspettative di vita, sicurezza, una giustizia giusta, un alleggerimento del regime fiscale, una minore burocrazia e la possibilità di potersi almeno immaginare un futuro migliore. Purtroppo i governi passano ma i problemi restano. I furbi riescono sempre, gli onesti pagano per tutti. Ecco signor Presidente una delle tante cose che desidererebbero gli italiani: che non ci fossero più furbi.
Quelli che hanno rubato il Reddito di Cittadinanza senza restituirlo e sicuri di rimanere impuniti. In danno di quelli che pagano le tasse e stanno zitti. Quelli che trovano lavoro con la politica, grazie alle raccomandazioni, in danno di chi merita ed è costretto ad emigrare. E cosi di seguito mille altri esempi. Gli italiani si accontentano di poco, in effetti.
Vorrebbero stare più al sicuro in casa e non sentirsi minacciati da una criminalità sempre più aggressiva. Vorrebbero avere servizi più efficienti e non tribolare per mesi prima di ottenere una visita specialistica o una prestazione sanitaria. Vorrebbero non essere lasciati soli dopo una denuncia e non sbattere la testa per un ricorso contro la pubblica amministrazione quando questa sbaglia e vessa il cittadino vantando crediti estinti e palesemente inesigibili. Vorrebbero che ognuno di noi facesse il proprio dovere. Ognuno secondo le rispettive competenze e attribuzioni, tanto per usare un linguaggio caro a chi vive fra gli scranni e non fra la gente.
Insomma riuscirete a farci migliorare? Davvero ce la metterete tutta? La rotta della “Nave Italia” cambierà? Staremo a vedere ma la stanchezza di fa sentire. Di concerto con la sfiducia nei riguardi di chi gestisce la cosa pubblica. Abbiamo troppi brutti esempi nel passato e poche speranze per l’avvenire. Ma da indomito ottimista quale rimango sono convinto che qualcosa succederà. Per intanto respiriamo a pieni polmoni l’aria della nuova alba. Ai miracoli si deve credere. Tanti auguri.