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Madre che tenta di parlare alla figlia adolescente, la quale le dà le spalle.

Adolescenti e adulti, un dialogo tra sordi

Due mondi che sembrano separati: adulti e adolescenti si parlano, ma non si comprendono. Su questa tematica è stata condotta un’indagine a cura di “Con i bambini” – impresa sociale senza fini di lucro, nata allo scopo di attuare i programmi del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile – e Demopolis, istituto nazionale di ricerche.

Roma – Lo studio prende in considerazione il punto di vista di adulti e di adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni. Secondo la maggioranza dei genitori, i giovani tendono all’assenteismo scolastico, a non uscire di casa e ad evitare la socialità. Con il conseguente aumento dell’isolamento, da cui scaturiscono ansia e depressione.

Gli adulti (compresi genitori, insegnanti ed educatori) palesano forti timori nei confronti del futuro dei ragazzi, riguardanti, in particolare, il mondo del lavoro, il fenomeno della violenza, il bullismo, l’uso di droghe e l’abuso di alcool, nonché l’aumento delle problematiche psicologiche.

Per questi motivi, si sentono inadeguati nell’affrontare il disagio giovanile. A tale proposito, dichiarano che dovrebbero aumentare, per i più piccoli, le possibilità di socializzazione e di accesso ad attività sportive, ludiche e culturali.

Un gruppo di giovani mentre bullizza una compagna di scuola alla quale sono caduti i libri per terra.
Tra i timori dei genitori, è forte quello nei confronti del bullismo.

Gli adolescenti, al contrario, nonostante le paure dei genitori, pensano al futuro con ottimismo. Fra le loro priorità emergono la famiglia e gli amici, mentre l’impegno politico è in fondo alla classifica. Si dichiarano soddisfatti dei rapporti amicali, del modo in cui impiegano il tempo libero e quello familiare. Molto meno lo sono per la situazione economica, scolastica e per le relazioni sentimentali. Ritengono, inoltre, che gli adulti siano molti distanti dal mondo giovanile, in quanto non si mettono mai in discussione e fanno continui confronti col passato.

Tale distanza, a dire il vero, è propria di ogni epoca. Ma oggi sembra mancare la comprensione del particolare momento storico, assai diverso da quello in cui gli adulti sono cresciuti, caratterizzato dalla presenza pervasiva di internet e dei social media, entrati con prepotenza nella via di tutti i giorni.

I ragazzi affermano di aver notato una trasformazione della scuola dopo la pandemia. Se è vero che è cresciuto l’utilizzo dei dispositivi tecnologici, con essi sono cresciuti anche la difficoltà nel processo di socializzazione, lo stress dei docenti e l’introversione degli alunni.

La pandemia ha rappresentato un momento cruciale per gli adolescenti, anche perché è stata un’esperienza non vissuta, ai loro tempi, dai genitori e dai nonni. Per tale ragione, la ricerca si è basata sull’ascolto diretto dei ragazzi, al fine di approfondire il loro stato di salute psicofisico dopo questo periodo di forte criticità, conoscere il loro pensiero sulla propria condizione e il loro rapporto col mondo degli adulti.

Ne è emerso un quadro diverso e parallelo, in cui i giovani manifestano più ottimismo e riservano molta attenzione alla loro vita relazionale, mentre gli adulti si dichiarano piuttosto distratti, ma consapevoli del fatto che è necessario entrare in sintonia con quello che pensano ed esprimono le giovani generazioni.

Tre ragazzi in silenzio, con lo sguardo fisso al telefonino.
L’incomunicabilità tra i ragazzi rende difficile anche il dialogo con i genitori.

Secondo l’indagine, le risposte al malessere dei giovani vanno messe a punto con cura da tutta la comunità di educatori, nessuno escluso, facendo in modo di creare un nuovo protagonismo giovanile, soprattutto in contesti di marginalità sociale. Tutto questo sarà possibile sperimentando modelli di interventi comunitari integrati e sistemici per la prevenzione e la cura del disagio giovanile. Sono iniziative lodevoli, soprattutto se producono soluzioni concrete.

C’è un aspetto che è sintomatico dell’incomunicabilità tra le generazioni. Ed è rappresentato da una scena tipica: un padre, una madre e un adolescente a tavola, tutti e tre a smanettare con gli iPhone, comunicando a distanza e non tra loro. Sono tre individui isolati, ognuno per conto proprio, ma non una comunità.

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