Adesso anche il Pd è contro Conte, che ricuce con Draghi

La situazione politica, in questo primo scorcio d’estate, è più confusionaria e litigiosa che mai. Gente che va, gente che viene. Chi litiga e chi fa pace. Chi rilitiga e chi rifà pace. Mentre il Paese è affossato da mille problemi, dalal povertà sempre più diffusa e dai prezzi dei generi di prima necessità che non accennano a diminuire. A quando un calmiere?

Roma – Il Pd non sopporta il protagonismo del M5s ed in particolare quello di Conte. Infatti il nervosismo si fa sentire attraverso tante dichiarazioni di parlamentari dem e tutto questo solo perché l’ex premier ha annunciato la volontà di ricucire con Draghi. Però appena qualche ora prima c’era paura per il possibile strappo dei pentastellati a causa delle improprie intromissioni e giudizi negativi che Draghi aveva espresso su Conte.

Conte vuole ricucire con Draghi

A questo punto è lecito pensare alla fondatezza di tante supposizioni, suffragate dai fatti, ove si è tentato in ogni modo di creare i presupposti per una lacerazione dell’esecutivo da parte dei 5 stelle. Il disegno appare sempre più chiaro.

In ogni caso Conte chiarisce subito che “le alleanze non sono un dato acquisito una volta per tutte, ma si basano su obiettivi condivisi e dal reciproco rispetto”. In sostanza, il richiamo all’alleato dem ed in particolare a Franceschini è evidente. Occorre lealtà e correttezza, altrimenti al M5s non interessa un’alleanza per prendere voti in più, concludendo l’avvocato del popolo con una sibillina provocazione: “I diktat ci lasciano indifferenti”.

Così da parte dei pentastellati viene precisato, onde evitare speculazioni, che nell’incontro con Draghi non è stato assicurato il sostegno al governo, ma ci sono delle richieste molto chiare e dalle risposte si valuterà la prospettiva di continuare a collaborare con il governo. Insomma, “le risposte saranno determinanti”, sottolinea il presidente M5S.

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Questa, comunque, è la linea risultata maggioritaria nel Consiglio nazionale dei grillini, che comunque restano in attesa di comportamenti concludenti da parte del presidente del Consiglio.

Le parole stanno a zero da parte di tutti in quanto – afferma il presidente del movimento“bisogna adoperarsi a favore di famiglie e imprese con un interventi straordinari e tagliando il cuneo fiscale. Dobbiamo intervenire per i lavoratori e sul salario minimo”, è la sintesi di Conte, il quale chiarisce che “non permetteremo più che il reddito di cittadinanza venga messo quotidianamente in discussione”.

Intanto sul decreto Aiuti il Governo ha posto la fiducia e vedremo quali saranno i prossimi passi del M5S. In ogni caso l’insofferenza verso l’esecutivo capitanato da Draghi appare evidente. Il Pd se ne faccia una ragione. Quel che sembra indubbio è che nell’incontro tra il premier ed il leader del M5S, Conte abbia confermato il sostegno del M5S al Governo, purché non si deragli da una linea di continuità con l’azione governativa.

Tra questi, in particolare, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, il cuneo fiscale, il Superbonus, il caro bollette. D’altronde sarebbe inutile “reggere il moccolo al grande centro e alla destra”, se viene meno la ragione di essere presenti al governo.

In sostanza Conte spiega chiaramente che se Draghi sceglie la giustizia sociale, di perseguire la transizione ecologica senza arretramenti e di intervenire subito per evitare che famiglie e imprese si trovino sul lastrico, “allora noi ci saremo, altrimenti faremo le nostre scelte e ce ne assumeremo la responsabilità”.

Giuseppe Conte con Luigi Di Maio

In ogni caso sorprende e si ritiene doveroso evidenziarlo, che nessuno della maggioranza e dei leader abbia trovato il tempo di commentare la decisione del ministro degli Esteri che poteva provocare dei conflitti nella compagine di governo e si può, anche, rimanere stupiti, ma non tanto, che di fronte alle accuse di attentare alla sicurezza nazionale pronunciate dal ministro e rivolte a Conte, il premier stesso non abbia trovato il tempo per intervenire almeno con un richiamo.

Il riferimento è evidentemente rivolto alla scelta intempestiva di Di Maio, che poteva mettere in crisi l’intero esecutivo. Invece l’eventuale responsabilità di una crisi è stata, da tutti, attribuita al M5s che evidenziava solo alcune perplessità sul riarmo all’Ucraina, votando però la risoluzione. I paradossi della politica.

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