Addio a Lita Boitano, il sorriso di Plaza de Mayo: voleva la verità sui desaparecidos

I militari le portarono via i figli, Miguel Angel nel ’76 e Adriana nel ’77. Le dissero di non cercarli più ma ha fatto l’esatto contrario.

Buenos Aires – Ad Angela Paulin Boitano i militari portarono via due figli. Prima Miguel Angel, che aveva 20 anni: era il 29 maggio 1976, non erano passati neanche due mesi dal golpe in Argentina, lui era uno studente al secondo anno di Architettura, lavorava alla Techint, aveva fatto la scuola italiana di lingue “Cristoforo Colombo” e militava nella Gioventù Universitaria Peronista. Se ne è andata in punta di piedi, forse la più famosa Madre di Plaza de Mayo di origine italiana. Certamente la più sorridente e combattiva fra quelle che da quasi 50 anni si battono per conoscere la sorte dei figli scomparsi durante la dittatura argentina.

‘Lita’ è deceduta, a seguito di una lunga malattia, nell’Ospedale italiano di Buenos Aires, senza poter trasformare in realtà il suo sogno di ritrovare i resti dei suoi due figli Michelangelo e Adriana, sequestrati in strada, torturati e uccisi dai militari golpisti. Nata il 20 luglio 1931, subito dopo l’arrivo in Argentina dal Veneto dei genitori, Angela condusse una vita tranquilla, come semplice casalinga, fino al dramma che la investì all’inizio della dittatura. Dopo la scomparsa dei suoi figli scoprì di non essere sola nel dolore e decise di scendere in piazza insieme ad altre donne determinate, come lei, a sapere la verità.

Lita Boitano

Fu fra le fondatrici dell’associazione dei Famigliari dei desaparecidos, e accompagnò sempre le Madri di Plaza de Mayo, fra cui l’italiana Vera Jarach che cercava la figlia Franca, e Estela de Carlotto, sposata con un italiano, presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo che si sono dedicate alla ricerca dei figli di donne scomparse, dati clandestinamente in adozione. Certamente la più sorridente e combattiva fra quelle che da quasi 50 anni si battevano per conoscere la sorte dei figli scomparsi durante la dittatura argentina.

Convinta peronista e tifosa del Boca Juniors, tutti la ricordano sempre sorridente e in prima fila nelle marce e le manifestazioni in difesa dei diritti umani e per rivendicare i ‘30.000 desaparecidos’. In occasione della visita del presidente Sergio Mattarella a Buenos Aires nel 2017, aveva raccontato la sua vita e il sostegno ricevuto dall’Italia. “Ho bussato tante porte, sono stata in esilio a Roma, dove mi ha ricevuto il presidente Sandro
Pertini:
ci diceva che noi mamme di Plaza de Mayo non avevamo bisogno di alcun intermediario per parlargli”.

Il presidente Mattarella in Argentina con Lita Boitano

“Due presidenti, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, mi hanno dato riconoscimenti ufficiali – ha ancora detto – ma non credo di meritare nessuna onorificenza”. “Ho girato l’Italia e sono stata in tanti paesi e anche all’Onu”, ma “alla fine degli anni ’70, ero soltanto la cuoca di una parrocchia romana”. Le era vicino anche papa Francesco, che l’aveva ricevuta due volte e le inviò un affettuoso messaggio nel 2020 quando fu
sottoposta ad un intervento di protesi all’anca. Recentemente, avvertendo vicina la fine, aveva detto ad
alcuni amici: “Al mio funerale vi prego fate suonare un tango!”.

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