L’Istat e gli under 19, tra 30 anni saranno circa solo il 7,2% della popolazione

I giovanissimi stranieri rappresentano il 9,7% dei coetanei italiani nella stessa fascia d’età. Oltre il 6% di essi ha la doppia cittadinanza.

Roma – Le nuove progenie? Tecnologiche e multietniche. Si può senz’altro affermare che i giovani di oggi sono nati con lo smartphone attaccato al cordone ombelicale. La tecnologia non è un più accessorio da utilizzare all’occorrenza, ma un tutt’uno con l’essere umano, uno sguardo ulteriore, una sorta di… settimo senso, se mai fosse possibile. Gli adolescenti tra gli 11 e i 19 anni, in Italia, sono oltre 5 milioni, secondo l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica). E se l’ha detto l’Istat, si possono dormire sonni tranquilli: è il depositario della verità statistica! Secondo le stime la popolazione giovanile è destinata a decrescere, mentre il resto della popolazione invecchia sempre di più.

Se si pensa che 30 anni fa i componenti di questa fascia d’età erano 6,4 milioni, pari all’11,2% della popolazione, si comprende come il fenomeno sia molto critico. Sempre secondo… “papà” Istat, al contrario tra 30 anni saranno circa 3,8, milioni, pari al 7,2% della popolazione. Non bisogna essere uno statistico, ma basta saper contare per capire le dinamiche sociali che si vanno ad innescarsi e quali effetti negativi producano. Continuando a…dare i numeri, risulta che i giovanissimi stranieri rappresentano il 9,7% dei giovani nella stessa fascia d’età. Oltre il 6% di essi possiedono la doppia cittadinanza e l’8% ha uno dei due genitori nati all’estero. Secondo i ricercatori quest’aspetto è sinonimo di doppio sentimento di appartenenza, italiano e dell’altro Paese.

Il concetto di cittadinanza per tutti, italiani e stranieri, è interpretato in varia misura come appartenenza, comunità e diritti. Il concetto di “doveri” sembra non esistere, infatti non ne è stato rilevato nemmeno l’ombra. Ovviamente, per chi è privo della cittadinanza è molto avvertita la tematica dei diritti ad essa connessa per le garanzie che offre sul piano pratico. Un altro aspetto che ha avuto ampio consenso è stato lo ius soli, con una percentuale più alta tra le ragazze. Com’è noto si ratta del “diritto basato sull’appartenenza al territorio”.

E’ un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Infine l’argomento per eccellenza: essere nativi digitali. La fascia d’età considerata (11 e 18 anni), venuta al mondo nel nuovo millennio, è cresciuta a “pane e tecnologia”, quindi con una grande dimestichezza con Internet ed i social media. Per loro è normale instaurare rapporti di amicizia attraverso la rete, con chat, videochiamate e quant’altro. Più cresce l’età, più si incrementa la percentuale di “connessi” e le ragazze risultano esserlo maggiormente. Gli stranieri, invece, sono risultati meno adusi all’utilizzo della tecnologia rispetto agli italiani. I ragazzi pare aver raggiunto una sorta di equilibrio tra frequenza di amici online e offline.

Anzi chi ne ha molti nel primo caso, ne ha tanti anche “de visu”. Tra i dati diffusi dall’Istat, suscita molta attenzione e, allo stesso tempo, timore del futuro, il desiderio espresso da oltre il 34% dei ragazzi di andare a vivere all’estero, una volta terminati gli studi. Addirittura, tra gli stranieri, si raggiunge il 38,4%, cosi come risulta elevata la percentuale di indecisi, 23,7% tra gli stranieri e 20% tra gli autoctoni. La percentuale maggiore tra gli stranieri, forse, può dipendere dal minor attaccamento verso l’Italia e dal fatto che chi è emigrato una volta e più propenso a farlo un’altra volta. E sono ancora gli USA ad essere tra i luoghi più agognati, seguiti da Spagna e Regno Unito. Quindi, avremo una società composta da tanti vecchi, pochi giovani e una buona parte di questi vogliosi di andare all’estero. Ovvero, un processo di depauperamento socio-economico in “fieri” che lascia ben poche speranze!

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