La Procura da un lato e i consulenti delle famiglie dall’altro. Ma il caso per la giustizia è chiuso nonostante i parenti delle vittime, tramite i loro legali, stiano pensando a dare un seguito alla vicenda giudiziaria. Comunque stiano le cose i riflettori mediatici si sono spenti su un caso che rimane controverso e mai chiarito.
Caronia – Di Viviana Parisi e del figlioletto Gioele Mondello si parla sempre di meno. Sulle due vittime di un destino crudele si sono spenti i riflettori mediatici a distanza di un mese dall’archiviazione del caso giudiziario assai controverso. Con un provvedimento di quasi 500 pagine il Gip di Patti, Eugenio Aliquò, ha sostanzialmente fatto proprie le richieste del procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo avanzate a suo tempo:
“… Il Gip ha sostanzialmente confermato quanto da noi affermato nella richiesta di archiviazione – ha dichiarato il procuratore Cavallo – e in particolare ha sottolineato il quadro complessivo che è emerso: quello di una donna fragile che aveva più volte dato segnali pericolosi sottovalutati dai familiari, in particolare dal marito Daniele Mondello…Spero che ora si metta la parola fine a questa vicenda dopo che anche il Gip ha rilevato come effettivamente fossero fantasiose le tesi della famiglia e dei legali di questa. E questo lo dice un giudice terzo come richiesto da loro e spero che quindi agiscano di conseguenza…”.
Insomma per gli inquirenti la madre del piccolo si sarebbe uccisa lanciandosi dal traliccio alla base del quale è stata ritrovata cadavere mentre Gioele sarebbe stato strangolato dalla madre o deceduto nel contesto di un incidente nelle campagne di Caronia. Di contro chi è stato colpito da un dolore cosi grande non può rassegnarsi davanti alla chiusura di un’inchiesta che presenta diversi punti oscuri mai ben chiariti:
”… Viviana Parisi non ha ucciso il figlioletto Gioele, e la donna non si è diretta verso il traliccio Enel N59 per arrampicarsi e da lì lanciarsi nel vuoto – scrive il criminologo Carmelo Lavorino nel suo libro sulla tragedia di Caronia – madre e figlio sono precipitati (ignoriamo tempi, modo, contesti e circostanze) in un pozzo/invaso e sono morti in tale sito, che un’abile combinazione criminale del territorio ha estratto i due cadaveri dal luogo di morte e li ha trasportati sui rispettivi luoghi di rinvenimento, così ponendo in essere un’organizzata opera criminale di depistaggio. Il libro sconfessa, confuta e demolisce l’ipotesi omicidio–suicidio o figlicidio–suicidio, ed è stato scritto per informare del nostro lavoro e delle nostre conclusioni l’opinione pubblica, gli esperti e gli studiosi dell’investigazione criminale e delle scienze forensi, la comunità scientifica e chi non si ferma alle verità di facciata e cerca la vera e pura verità…A noi tutti interessa raggiungere la verità per scopi di giustizia e per tutelare la dignità delle persone, soprattutto perché è ingiusto, avvilente e non dignitoso che la persona morta (che non si può difendere) venga accusata senza prove di avere ucciso due persone (il figlioletto e sé stessa) e successivamente condannata, sempre senza prove, da chi indaga in nome del Popolo Italiano, di essere una duplice assassina…”.
Parole forti quelle di Lavorino che ripercorrono le tappe di una vicenda probabilmente iniziata con ritardi e mancati approfondimenti investigativi che avrebbero portato a risultati intrisi di dubbi e perplessità:
”… Riportiamo sul libro quanto proponemmo al Procuratore Capo nella nostra relazione anticipatoria del 30 marzo 2021 – racconta Lavorino – tramite gli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti: si chiede, altresì, di essere ricevuti presso la Procura di Patti, unitamente ai responsabili investigativi della Procura stessa per un colloquio collaborativo di lavoro onde valutare, seguire, analizzare, controllare e verificare, anche per un confronto riservato di scambio dei punti di vista di analisi investigativa criminale…Naturalmente non ci fu risposta…”.
Scaramucce a parte le vittime della tragedia sono anche i congiunti, in specie Daniele Mondello:”…Oltre al dolore della perdita di mia moglie e mio figlio devo fare i conti con le immagini della mia memoria – dice il Dj siciliano – ogni giorno io, la mia famiglia e quella di Viviana andiamo al cimitero per salutare i nostri amori. Mi sento morire ogni volta che guardo quelle bare ma mi distrugge, ancor di più, quando vedo mia mamma, mio papà e i miei suoceri immobili a chiedersi: perché questa tragedia è capitata a noi?..”.