Per il pool di superesperti ingaggiato dalla famiglia Mondello la morte di Viviana e del figlioletto Gioele non sarebbe riconducibile ad un triste episodio di omicidio-suicidio. Piuttosto ad un abile depistaggio per nascondere l’omicidio dei due congiunti avvenuto in un invaso pieno d’acqua. In un secondo tempo i corpi sarebbero stati trasportati e abbandonati nei luoghi dove sono stati rinvenuti.
Caronia – I consulenti tecnici di parte sono categorici nella loro relazione inoltrata alla Procura di Patti: Viviana Parisi non ha ucciso Gioele e la donna non si è tolta la vita gettandosi dal traliccio.
Per Carmelo Lavorino, Antonio Della Valle ed Enrico Delli Compagni, gli esperti nominati dalla famiglia Mondello, non ci sarebbero dubbi sull’abile messinscena posta in essere da ignoti affinché gli inquirenti ritrovassero i cadaveri dei due congiunti nei modi, nei tempi e nelle condizioni in cui sono stati rinvenuti.
Questi particolari rappresentano, per i citati esperti, una combinazione criminale motivata e coinvolta tramite la traslazione dei cadaveri in zone sensibili proprio per inscenare il suicidio o la disgrazia ed allontanare da sé ogni responsabilità.
La relazione, inoltrata alla magistratura dagli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti, è del tipo anticipatorio ed ha carattere propositivo e di collaborazione con gli inquirenti.
Viviana e il figlioletto, scrivono i tecnici, sarebbero precipitati contemporaneamente dentro un pozzo o una cisterna e soltanto dopo i due corpi senza vita, in tempi diversi, sarebbero stati estratti dal fondo della vasca con le mani e con appositi strumenti da parte di qualche soggetto ignoto:
”…Viviana non ha ucciso Gioele e non si è uccisa – scrivono i super consulenti – non vi è stato alcun crollo psicotico da parte di Viviana, che non è precipitata da quel traliccio. Viviana e Gioele sono morti in seguito a precipitazione in un invaso con acqua e lì sono rimasti per diverse ore: lo stato dei corpi, le fratture e alcuni segni particolari e fortissimi indicatori fanno concludere per quanto si è rilevato. In seguito sono stati estratti da una combinazione criminale, traslati e posizionati in punti diversi distanti fra di essi circa 500 metri in linea d’aria e oltre 1 km in tragitto viario...
…Abbiamo indicato alla Procura diverse attività investigative che noi non abbiamo la facoltà e il potere di esperire. Siamo in attesa di tutti i risultati degli accertamenti tecnici e investigativi. Chi parla di assenza di fratture sui talloni di Viviana quale prova di non precipitazione sbaglia in modo plateale, perché quel dato in primis ancora è in verifica e poi le fratture al femore e al ginocchio provano l’esatto contrario, oltre alla ricostruzione della dinamica precipitatoria…Chi parla di saponificazione del corpo di Viviana sbaglia perché tale condizione è intervenuta solo adesso e per l’inadeguata, incongrua e non monitorizzata conservazione del cadavere…L’assenza di tracce è una traccia molto forte…”.
Il criminologo Carmelo Lavorino e il medico Antonio Della Valle dunque hanno riassunto le loro determinazioni che hanno provocato le solite polemiche che lasciano però il tempo che trovano. Gli inquirenti si erano attestati sull’ipotesi dell’omicidio-suicidio ma hanno sempre dichiarato di essere disponibili per analizzare altre possibilità purché serie e supportate da indizi consistenti.
Certo è che in questa tragica vicenda, sino ad oggi, i punti oscuri sono ancora numerosi mentre mancano le certezze. Tranne quella inconfutabile che ha visto morire mamma e figlio in maniera ancora oggi inspiegabile:
”…Viviana scompare il 3 Agosto – racconta Daniele Mondello, marito e padre che sa darsi pace – e giunge a Caronia perché è presente un varco in autostrada che non dovrebbe esserci. Più di cento chilometri di autostrada privi di copertura video. La dinamica dell’incidente avvenuto in galleria non è affatto chiara. Il furgoncino responsabile del sinistro viene sequestrato tre settimane dopo l’incidente con riparazioni già avvenute presso un’officina privata. I due occupanti del furgoncino non chiamano né i soccorsi, né la Polizia stradale. Come mai? Me lo chiedo specialmente perché si dicono vittime dell’incidente. Siete nel giusto? E non chiamate i soccorsi o la Polizia? Mah, secondo me qualcosa non torna…”.
Le cose che non tornano in questa tragica quanto misteriosa serie di avvenimenti sono più di una e tutte di rilevante importanza: ”…Cerco la verità – conclude Mondello – oggi sono un uomo vinto dall’abisso del dolore. Non sono più un marito. Non sono più un padre. Non ho più sicurezze…”. Una verità che gli dobbiamo tutti.