Spesso il lavoratore non viene nemmeno avvertito. Basta una laconica mail e sei in mezzo alla strada. Tutele e protezioni sono inesistenti dunque le multinazionali fanno ciò che vogliono.
Per ora Intelligenza Artificiale (IA) è come un bulldozer: sta licenziando migliaia di lavoratori! L’IA è stata descritta dai suoi fautori come la moderna Atena, figlia prediletta del Signore dell’Olimpo Zeus, la Dea della saggezza, delle arti e dei mestieri, le cui virtù salvifiche avrebbero portato benessere e prosperità nel lavoro. Per il momento la novità che ha prodotto, in realtà vecchia come il mondo, è quella di dare il benservito a migliaia di lavoratori.
Forse perché si è ancora all’inizio di questa autentica rivoluzione dei processi produttivi e organizzativi e, come la storia ha insegnato, ogni brusco cambiamento ha bisogno delle sue vittime sacrificali. Niente di nuovo sotto il sole: a subirne gli effetti deleterie sono sempre i soliti! D’altronde anche la Rivoluzione industriale del ‘700 con la sua rapida introduzione di nuove tecnologie, come i macchinari tessili, causò una significativa disoccupazione. L’introduzione del telaio meccanico, ad esempio, provocò la perdita del lavoro per molti tessitori che prima lavoravano a mano.
Questo fenomeno, noto come disoccupazione tecnologica, fu oggetto di preoccupazione e di proteste, soprattutto da parte del “luddismo”, un movimento operaio che reagì con violenza all’introduzione delle macchine nella manifattura, ritenute causa di disoccupazione e bassi salari. Il nome deriva dal suo leader, Ned Ludd, che nel 1779, come hanno raccontarono le cronache dell’epoca, distrusse un telaio. Pare proprio che la storia abbia deciso di raccontare lo stesso copione con costumi di scena diversi. Infatti, mentre le Big Tech licenziano, allo stesso tempo investono miliardi di oboli in devozione della nuova dea.
Nei primi 6 mesi di quest’anno Microsoft, Amazon, Google, Meta hanno licenziato quasi 100 mila persone. Queste aziende non sono né in crisi e nemmeno stanno subendo un calo di introiti. E’ la prepotente irruzione dell’IA che si sostituisce al lavoro ad una celerità mai riscontrata in altre epoche storiche. E’ una “rivoluzione silente”, in nome della massimizzazione del profitto. Il processo sta investendo tutti i rami aziendali, nessuno sfugge alla sua furia rivoluzionaria! La narrazione corrente parla di maggiore efficienza e di trasformazione digitale che porterà solo benefici. Spesso si dimentica che dietro la terminologia mirabolante ci sono persone in carne ed ossa, famiglie scombussolate dalle nuove decisioni.

Le moderne aziende, come le vecchie, non hanno nemmeno il coraggio di comunicarlo direttamente agli interessati, evitando qualsiasi contatto umano. Ma ovviamente, utilizzano mail, oppure disattivano, senza preavviso, il badge del malcapitato di turno. Perché oggi, anche la perdita del posto di lavoro è una notifica. Anche il settore del software, il meno colpito dall’IA, è, comunque stato sconvolto, in quanto, pur non essendo stato sostituito, è costretto ad aggiornarsi e a lavorare di più. La strategia, dal punto di vista del profitto, si sta rivelando vincente: tutte le Bigh Tech hanno visto un’impennata degli utili.
Quando si tratta di fare stravolgimenti strutturali, il Capitale non guarda in faccia a nessuno. Decide e opera a qualsiasi costo. Se con l’IA si può ottenere il massimo col minimo, i consigli di amministrazione stappano bottiglie di champagne per la gioia. I licenziati sono considerati accessori, succedanei, effetti collaterali. Cosa sono di fronte al risultato finale? Nulla, polvere da spazzare via! I più ottimisti sostengono che l’IA consentirà di creare nuove professionalità. Infatti, le aziende sono alla ricerca di ingegneri, specialisti in scrittura per i modelli di IA rigenerativa, esperti in macchine per l’apprendimento automatico. La criticità è che la dissoluzione del lavoro è più rapida della creazione di nuovi posti.
Una politica seria e competente dovrebbe cavalcare il cambiamento in corso con regole, tutele e una strategia che possa sostenere gli espulsi dell’innovazione. Ma su questo versante, l’acquiescenza, ahinoi, domina indisturbata!