Intervista ad Alessandro Fucci, fondatore di AsLimItaly. “Un contratto mai firmato mi ha trascinato in una vicenda assurda, che ha messo un freno alla mia vita personale e professionale”.
Benevento – Una firma falsa. Un contratto di locazione mai sottoscritto e un’odissea lunga 7 anni, tra denunce, processi e attese estenuanti. È la storia di Alessandro Fucci, tributarista originario di Benevento. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare l’assurda vicenda che lo vede coinvolto. Potrebbe ripercorrere brevemente la storiaccia della firma falsa che ha portato al sequestro dei suoi conti correnti? Qual è stata la sua reazione iniziale di fronte a questa accusa?
“Nel 2014, presso un ufficio di Telese Terme, inseriscono delle firme a mio nome su un contratto di locazione – racconta il professionista – Vengo a conoscenza di quanto accaduto nel 2019, quando una mattina vado in banca e scopro che i miei conti personali sono stati sequestrati. Le mensilità impagate del contratto di locazione avevano fatto scattare pignoramenti e sanzioni. Da lì è iniziata la mia odissea, con pesanti ripercussioni psicologiche e personali, di cui ancora oggi sono vittima…”.

A che punto è il processo a suo carico?
“Stiamo preparando il processo d’appello – aggiunge Fucci – La proprietaria dell’immobile è deceduta. La non veridicità della firma apposta sul contratto di locazione è attestata da una perizia calligrafica ordinata dal Tribunale di Benevento, a un proprio CTU, che ha messo – nero su bianco – che la firma apposta a mio nome è falsa. Nonostante ciò, vivo ancora sospeso in un limbo, in attesa che venga proclamata la mia innocenza. Sono vittima di una mala giustizia che ha messo un freno alla mia crescita personale e professionale“.

Ha informato il Guardasigilli Nordio della sua situazione. Qual è stato l’esito di questa comunicazione? Spera in un intervento più ampio a livello legislativo per situazioni simili?
“Al momento non ho ricevuto nessuna risposta dal Ministro Nordio. La speranza è che possa ascoltare la mia storia per far sì che quanto mi è accaduto non capiti ad altre persone“.
Lei è il fondatore di AsLimItaly, Associazione Liberi Imprenditori Italiani. Ci può parlare della sua genesi e dei motivi che l’hanno spinta a fondare quest’associazione?
“Ho deciso di fondare l’AsLimItaly perché da solo ero una goccia in mezzo all’oceano – continua il commercialista beneventano – Insieme si vince, insieme le nostre voci possono essere ascoltate. Oggi siamo circa 1.500 iscritti. Offriamo supporto alla verità. La nostra associazione si rivolge a persone, vittime come me, di una giustizia farraginosa che non tutela i cittadini. La nostra missione è quella di combattere gli abusi perpetrati da Equitalia nei confronti dei contribuenti. Ci sono cittadini che si ritrovano a dover pagare cartelle esattoriali aperte 25 anni fa. Pensiamo alle multe: le contravvenzioni vanno in prescrizione dopo cinque anni dall’ultima notifica. Questo significa che, se entro 60 mesi non viene inviato alcun sollecito o comunicazione, la sanzione non è più dovuta per legge. Tuttavia, nella pratica, l’Agenzia delle Entrate continua a iscrivere a ruolo e notificare i debiti anche oltre i termini di prescrizione. Va detto, per onestà intellettuale, che le sanzioni devono essere pagate se correttamente notificate e legittime. Il problema nasce quando, a queste, si aggiungono maggiorazioni sproporzionate, che possono arrivare anche al 130% dell’importo originario. E non si tratta di episodi isolati: è un fenomeno frequente, che coinvolge moltissimi cittadini“.

Ha dichiarato di non sapere quanto tempo impiegherà per riprendersi a livello imprenditoriale e professionale.
“Oggi vivo alla giornata, con tante paure – prosegue Fucci – Ho ancora tutti i conti bloccati, la mia professione ormai è alla deriva. Non so se riuscirò a riprendere in mano la mia vita e a riconquistare i miei clienti. La mia storia mi ha fatto capire che come cittadini non siamo affatto tutelati dallo Stato né dal nostro sistema giuridico. La giustizia non riconosce i nostri diritti“.
Stretta sui reati tributari: alcune sanzioni fiscali diventano penali
La vicenda di Alessandro Fucci si inserisce in un più ampio quadro di sanzioni, reati tributari e un fisco che – il più delle volte – non sta dalla parte dei contribuenti. Il 16 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge delega fiscale, segnando un nuovo punto di partenza per la riforma del sistema tributario italiano. Il testo riprende alcuni contenuti ereditati dal precedente Governo, introducendo però novità rilevanti, soprattutto in materia di sanzioni tributarie, spese fiscali e razionalizzazione del prelievo locale.

Sanzioni da rivedere: meno penale, più proporzione
Tra i punti più discussi, spicca la volontà di riformare le sanzioni, ritenute sproporzionate rispetto agli standard europei. Attualmente, le sanzioni amministrative possono arrivare fino al 200% dell’imposta dovuta, mentre per gli omessi versamenti è spesso previsto il ricorso al giudice penale. La nuova impostazione, invece, punta a distinguere più chiaramente tra sanzioni amministrative e penali, riservando l’intervento della magistratura ai casi più gravi, per evitare l’intasamento delle Procure e concentrarsi su comportamenti fraudolenti reali.
Il nodo delle tax expenditures: un sistema opaco da semplificare
Uno dei capitoli più critici della fiscalità italiana resta quello delle tax expenditures, ovvero l’insieme di esenzioni, esclusioni, detrazioni o regimi fiscali di favore. Secondo il Rapporto annuale sulle spese fiscali, allegato al bilancio statale, il valore complessivo di queste misure – tra livello centrale e locale – si aggira attorno ai 100 miliardi di euro. Tuttavia, il dato è solo indicativo: circa un terzo delle misure non è quantificato, mentre per circa il 70% mancano informazioni dettagliate su beneficiari, frequenze e importi pro capite.
Di particolare rilievo è il fatto che la metà di questa spesa fiscale sia destinata a meno di 30.000 soggetti, mentre numerose agevolazioni ambientali risultano addirittura contrarie agli impegni internazionali sul clima. Un esempio emblematico: l’accisa agevolata sull’energia elettrica per i residenti, che costa circa 650 milioni di euro all’anno e favorisce indistintamente tanto il single benestante quanto le famiglie numerose e disagiate.

Una giungla di tributi locali
La legge delega pone attenzione anche al disordinato sistema di tributi locali, esploso a seguito del decentramento amministrativo e della riforma costituzionale del 2001. Comuni, Province e Regioni oggi dispongono di decine di fonti di entrata, spesso sovrapposte o ridondanti.
Tasse troppo alte, evasione alle stelle
L’obiettivo dichiarato della riforma resta l’abbassamento della pressione fiscale, obiettivo difficile da realizzare se non si contrasta seriamente l’evasione. La Pubblica Amministrazione spende più di quanto incassa, e una vera riduzione delle tasse può avvenire solo con un sistema fiscale più equo, efficiente e comprensibile.
Aumentare ulteriormente la tassazione sui redditi alti – spesso già tracciati – significherebbe colpire chi le tasse le paga davvero, violando il principio costituzionale di equità e progressività. Per questo la riforma mira a riequilibrare il sistema senza penalizzare i contribuenti onesti.
In Arabia Saudita maxi-sgravi per le multinazionali
Mentre l’Italia discute di riforme, l’Arabia Saudita ha già varato una legge fiscale ultra-competitiva: dal 16 febbraio 2024, le multinazionali che trasferiranno la propria sede regionale nel Regno potranno beneficiare di una detassazione del 30% sui redditi per 30 anni. Una mossa che punta a attrarre investimenti esteri, creare occupazione e diversificare l’economia saudita, allineandosi alla normativa locale sul zakat e segnando un netto contrasto con le rigidità fiscali di molti Paesi europei.
La sfida che il nostro Paese si trova ad affrontare è quella di trasformare una macchina fiscale complessa, inefficiente e ipertrofica in un sistema moderno, equo e competitivo.