La tragedia di Leone e Francesco Nardon la sera del 17 aprile: indagini della Procura su manutenzione e responsabilità.
Vicenza – La Procura di Vicenza ha iscritto nel registro degli indagati sei persone nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del Ponte dei Nori a Valdagno, avvenuto la sera del 17 aprile 2025, cedimento che costò la vita a Leone Nardon, 64 anni, e al figlio Francesco, 21 anni, caduti con l’auto nel torrente e Agno e travolti dalle acque. Le ipotesi di reato formulate dal pubblico ministero Cristina Carunchio, sotto la guida del procuratore Lino Giorgio Bruno, sono omicidio colposo plurimo e disastro colposo. A tre settimane dal drammatico evento, le indagini si concentrano su manutenzione, controlli e gestione del ponte.
Erano da poco passate le 20 del 17 aprile quando una pioggia torrenziale, parte di un’ondata di maltempo eccezionale, flagellava l’Ovest vicentino. Il torrente Agno, ingrossato da precipitazioni record – 50 mm di pioggia in un’ora e 160 mm totali a Valdagno – esercitava una pressione devastante sul Ponte dei Nori, una struttura viaria in via Terragli. Leone Nardon, imprenditore di successo e titolare della Sitec Srl, e suo figlio Francesco, studente di ingegneria meccanica a Modena, stavano attraversando il ponte a bordo della loro Fiat Ulysse. Secondo le ricostruzioni, i due si stavano recando in municipio per offrire aiuto alla Protezione Civile, impegnata a fronteggiare allagamenti e smottamenti.
Improvvisamente, l’asfalto ha ceduto, aprendo una voragine che ha inghiottito il veicolo. La Fiat Ulysse è precipitata nel torrente in piena, trascinata per chilometri dalla corrente. Le telecamere di sorveglianza comunali, i cui filmati sono stati sequestrati, hanno catturato il momento del crollo, mostrando l’auto scomparire nell’Agno. L’allarme, scattato verso le due di notte quando i familiari non li hanno visti rientrare, ha mobilitato vigili del fuoco, soccorritori fluviali, sommozzatori e droni.
Alle 9.20 del 18 aprile, il corpo di Leone è stato rinvenuto incastrato in un arbusto vicino al bacino di laminazione di Trissino, a 10 km dal luogo del crollo. Un’ora dopo, i sommozzatori hanno localizzato Francesco, impigliato nella vegetazione tra Spagnago e Valdagno. L’autopsia, eseguita il 23 aprile, ha rivelato che Leone è morto per politraumatismo, mentre Francesco per annegamento, forse nel tentativo di sfuggire dall’auto sommersa. La Fiat Ulysse, recuperata il 2 maggio dai vigili del fuoco di Verona dopo un’operazione complessa, è ora sotto sequestro per esami tecnici.