La “catena di smontaggio”: la rivoluzione che trasforma i rifiuti in risorsa

Dal modello fordista al riutilizzo intelligente: l’economia circolare come risposta alla crisi delle materie prime.

La “catena dello smontaggio” produrrà cose vecchie in modo nuovo. Le società a “capitalismo avanzato” si sono distinte dalle altre per l’enorme mole di prodotti immessa sul mercato in poco tempo. D’altronde produrre materiali in un tempo minimo sono state le due caratteristiche alla base della “catena di montaggio” di Henry Ford del 1913. Si trattò di un processo di assemblaggio, teso ad ottimizzare il lavoro degli operai e a ridurre i tempi necessari per il montaggio di un manufatto complesso. Ma oggi, per non perire, bisogna fare altro. Ossia mettere in atto la “catena di smontaggio”.

“La rivoluzione dell’economia dei materiali”, che è anche il titolo del brillante saggio a cura di Davide Reina, economista d’impresa, nonché professore associato della Bocconi School of Management. In un pianeta alla continua ricerca di materie prime, sempre più in esaurimento, non ci resta che utilizzare cose vecchie per costruirne di nuove.

L’economia dei rifiuti, infatti, ha già raggiunto una dimensione rilevante, tanto che, secondo recenti stime, nel 2030 nel mondo ci sarà una quantità di 2,6 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (spazzatura) che nel 2050 potrà raggiungere i 3,4 miliardi di tonnellate all’anno. Un fatto molto deleterio se non saremo in grado di riciclarli. Oppure può essere l’occasione giusta per creare un sistema economico basato sullo “smontaggio”.

La storia è nota: dall’inizio della Rivoluzione industriale in poi, fine ‘700, si è imposta una struttura socio economica che ha accelerato i tempi di estrazione delle materie prime, ottimizzato il tempo di produzione, aumentato il ritmo di lavoro allo scopo di trasformare tutto in materiali utili per il consumo dei cittadini. Il ciclo è continuato fino ad oggi, in cui madre natura ci ha già mandato segnali significativi di disapprovazione per quello che si stava facendo.

Secondo l’autore, oggi sta sorgendo una nuova rivoluzione che manifesta tre peculiarità:

  • 1) è frutto della prima, ma ne è anche il contrappasso;
  • 2) non si fonda su cose nuove, ma riutilizzare cose vecchie in modo nuovo;
  • 3) poter utilizzare tecnologie industrializzate, grazie alla combinazione competente di macchine, software, internet e, l’ultima arrivata a miracolo mostrare, l’Intelligenza Artificiale (IA).

Il sentiero è tracciato e stravolgerà in maniera incontrovertibile la struttura organizzativa dell’intera economia reale. Quindi si baderà non a “cosa” produrre, ma “come”. Sarà sfruttato tutto ciò che è stato prodotto per dargli un utilizzo multiplo. Ci si troverà di fronte ad un capovolgimento del paradigma culturale: dal modello “lineare” basato sul principio “prendi, produci, usa e getta” a quello “circolare” in cui produzione e consumo mirano a ridurre sprechi e inquinamento, fondato sul riutilizzo, riciclo, riparazione e condivisione dei prodotti e dei materiali.

Sia la “catena di smontaggio” che quella di “smontaggio”, alla fine della giostra, confermano che si sono sviluppate nello stesso “humus”, quello meramente economico. La prima prometteva velocità di produzione, abbattimento dei costi e sfruttamento delle risorse. La seconda, promette di produrre i materiali di prima in maniera nuova con lo scopo di abbattere i costi. Cambia l’orchestra, ma la musica è sempre la stessa, mai che si producesse per il benessere della collettività!                     

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