Il documento condiviso presentato da Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni. Si chiede, tra i vari punti, anche la sospensione delle armi a Israele.
Roma – Una mozione congiunta su Gaza – sottoscritta da Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra – per chiedere 10 impegni a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina fino alla liberazione degli ostaggi. L’hanno presenta i leader dei tre partiti di opposizione Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Una mozione che è “necessaria per riaccendere un faro di attenzione, perché Gaza é ripiombata nel silenzio e nell’indifferenza”. Così Elly Schlein, segretaria del Pd, presentando la mozione unitaria del centrosinistra su Gaza. “Abbiamo scritto insieme una mozione che vuole suscitare un dibattito in Parlamento e nel Paese – ha spiegato Schlein – Vogliamo rafforzare l’iniziativa politica per denunciare quello che sta accadendo“.
Riconoscere lo Stato di Palestina, esigere il cessate il fuoco a Gaza, sospendere urgentemente la cessione di armi a Israele, dare attuazione al mandato di arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Sono i punti salienti della mozione. Il documento impegna il governo: “A riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei ‘due popoli, due Stati’.”

A promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele. A sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati. E ancora, a promuovere la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario. Si deve poi “esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani”.
La mozione impegna l’esecutivo a “sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario”. Inoltre si chiede di provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185); a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario.

Tra i punti della mozione, il sostegno in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale. Va data “piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, – si legge – in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti”.