Con 52 guerre attive e ben 92 Paesi coinvolti, il mondo affronta un conflitto senza precedenti.
Nel mondo ci sono decine di conflitti armati, pari ad una terza guerra mondiale mascherata. Sembra impossibile, eppure nel mondo ci sono ben 56 conflitti armati con la partecipazione, diretta e indiretta, di 92 Paesi. Anche l’Italia sta giocando il suo ruolo. E’ quello che sta accadendo, mentre noi siamo risucchiati nello squallido tran tran quotidiano, una lotta anche questa, ma per la sopravvivenza sperando di arrivare alla fine del mese e il ciclo continuo.
A dare i… numeri è l’Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), un’organizzazione non governativa statunitense senza fini di lucro, specializzata in dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo. Raccoglie, inoltre, le date, gli attori, la località, il numero di vittime e il tipo di ogni violenza riportata mediaticamente contro i diritti umani in tempo reale.
Questi eventi hanno provocato l’emigrazione forzata di 100 milioni di individui. Il dato più allarmante è che negli ultimi cinque anni le situazioni di violenze associate ai conflitti sono raddoppiate. Nel 2020 erano… solo (si fa per dire) 104 mila, nel 2024 circa 200 mila, di cui il 50% sono costituiti da bombardamenti. L’anno scorso i morti sono stati 233 mila, ma le proiezioni suggeriscono, ahinoi, un numero superiore.
Gli analisti di geopolitica, a cui si sono aggiunti negli ultimi tempi personaggi importanti come il papa, hanno dichiarato che siamo di fronte ad “una terza guerra mondiale mascherata”. Una definizione appropriata se pensiamo al numero dei Paesi coinvolti. La crescita della violenza mondiale ha prodotto una continua militarizzazione di molti Paesi.
D’altronde non c’è da sorprendersi, se già nel 1808 il generale prussiano Carl von Clausewitz scriveva negli appunti di quello che sarebbe diventato il suo principale lascito intellettuale, il libro intitolato “Della Guerra”, che: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi”. Le uniche “armi” a disposizione della politica sono, a quanto pare, quelle violente che provocano morti, danni materiali alle infrastrutture e ferite che non si rimarginano nei sopravvissuti.
I “maitre à penser” da salotto ritengono che le cause siano molteplici. Innanzitutto i mutamenti tecnologici e la lotta geopolitica mondiale. L’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici come i droni si sono incrementati dal 2018 di più del 1400%. Così come sono aumentati i cosiddetti IED (Improvised Explosive Device), ossia gli ordigni esplosivi improvvisati. Si tratta di bombe fabbricate in modo estemporaneo incorporando sostanze chimiche distruttive, letali, nocive, pirotecniche o incendiarie e progettate per uccidere, distruggere o disabilitare personale o veicoli. Ad esempio sono state utilizzate nello Yemen e in Ucraina.
Inoltre, si sta assistendo alla trasformazione multipolare mondiale, con diverse entità, come Cina e Russia che vogliono entrare in gioco. In questo scenario l’Unione Europa, unita solo sulla carta ma senza una politica estera unitaria, come le stelle, sta a guardare. Per tacere degli altri numerosi conflitti. Sono dati terrificanti, per cui la speranza della pace resta una pia e magra illusione, confermata dalla crescita della spesa militare in tutti i Paesi “democratici” a svantaggio del welfare state. L’abisso è vicino come non mai!