La Fondazione Einaudi si appresta a proporre il testo del disegno di legge di riforma dell’attuale articolo 68 della Costituzione.
Roma – Non c’è ancora una proposta di legge ad hoc, ma la vicenda Almasri, con lo scontro in atto tra la politica e la magistratura, ha fatto tornare in auge, in Parlamento, il dibattito sull’immunità parlamentare e sulla possibilità di cancellare quella modifica inserita “sull’onda della piazza nel 1993. Fu un errore”, il ‘refrain’ di tanti deputati e senatori, soprattutto del centrodestra. Improbabile, però, che si arriverebbe ai due terzi richiesti per una modifica costituzionale, per una battaglia che ai più appare come un auspicio più che una eventuale indicazione dei leader.
“Non ne abbiamo parlato, ma potrebbe anche essere un’idea. Non ne abbiamo parlato neanche in Forza Italia. Io personalmente non sono contrario, però è da discutere per vedere in che termini e come”. Ha risposto così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ai giornalisti che chiedevano notizie su un’idea di Fi per un possibile ritorno all’immunità per i parlamentari e componenti del governo, scudo tolto in parte nel ’93 sulla scia di Tangentopoli. Durissima la posizione di Giuseppe Conte. ”E dopo il ripristino dei vitalizi al Senato, l’abolizione del reato per i politici che abusano del loro potere, l’aumento degli stipendi dei Ministri e la imbarazzante difesa della Ministra Santanchè tenuta incollata alla poltrona, ecco che ci provano con l’immunità e il ritorno di uno scudo che renda intoccabili esponenti del Governo ed eletti!”, scrive su X il presidente del Movimento Cinque Stelle.
‘Facciano subito retromarcia su questa proposta e su queste intenzioni – chiede Conte – alziamo il livello di guardia prima che sia troppo tardi, dobbiamo opporci tutti insieme. Altro che Meloni ‘una del popolo’, hanno gettato la maschera: arroganza, immunità e privilegi”. Lo segue a ruota il senatore M5S, Pietro Lorefice, segretario di presidenza del Senato: “Mentre il Paese è in ginocchio per una gestione dilettantesca e amatoriale da parte di una maggioranza sempre più autoreferenziale ed egoriferita, tra le tante emergenze reali quali crisi economica, salari da fame, aziende che chiudono, sanità al collasso, l’urgenza di Forza Italia e compagnia è invece intascare l’ennesimo privilegio. Il piattino del giorno? Riesumare l’immunità parlamentare, con una sorprendente coincidenza temporale rispetto alle inchieste che coinvolgono alcuni patrioti aglio e olio, peraltro ancora comodamente incollati alle loro poltrone”.
“La narrazione propagandistica è talmente smaccata da sfiorare il grottesco. Una maggioranza – ha proseguito – che si racconta vittima di una giustizia persecutoria e parziale, quando invece la realtà ormai la si conosce bene: continuano ad usare, ‘whatever it takes’, il proprio potere per sottrarsi alle regole che valgono per tutti i cittadini. Non si tratta certo di una riforma o di una geniale intuizione politica: è soltanto il solito vecchio trucco per mettere la casta al riparo dai guai. Un doppiopesismo in doppiopetto che è ormai un insulto quotidiano all’intelligenza degli italiani”, ha concluso. “Con tutti i problemi che abbiamo è inaccettabile sentir parlare di immunità per parlamentari e ministri. La destra vuole autoassolversi e avere mano libera”. Così la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.
Da Forza Italia il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, commenta all’Adnkronos: “Ritengo che sia stato un errore della politica quello di contraddire il principio dei nostri padri costituenti secondo cui, nella logica della separazione dei poteri, l’immunità parlamentare ci sta tutta. Se adesso, maturati i tempi, si vuole tornare indietro io sono assolutamente favorevole”. ”Credo che in questo momento storico non sia più un tabù discutere di immunità”. Immunità che ”esisteva, lo ricordo a me stesso, fino al 1993. Del resto, l’attuale articolo 68 della Costituzione – prosegue Zanettin – prevede che per arrestare o comunque porre in essere atti privativi della libertà personale o intercettazioni nei confronti di un parlamentare sia necessaria l’autorizzazione” della Camera a cui appartiene.
Intanto, in una nota la Fondazione Luigi Einaudi rileva che come è noto “è da sempre in prima linea sul tema della centralità del Parlamento e della conseguente prerogativa dell’immunità parlamentare, improvvidamente modificata dalla sciagurata riforma del 1993″. Il presidente Benedetto ha avuto modo di affrontare il tema presentando in giro per l’Italia il suo saggio ‘L’eutanasia della democrazia’, impreziosito dalla prefazione del professor Sabino Cassese. Riteniamo anche dalle dichiarazioni che si susseguono da vari esponenti politici, e soprattutto dalla maturazione di una nuova consapevolezza nel Paese rispetto alla necessità di ristabilire un equilibrio tra i poteri, che sia oggi indispensabile passare dalla fase di approfondimento scientifico della questione a quella operativa dell’avvio di un percorso parlamentare”.
“In tal senso – prosegue il comunicato – la Fondazione si appresta a proporre il testo del disegno di legge di riforma dell’attuale articolo 68 della Costituzione, con la relativa relazione di accompagnamento, nelle prossime ore. Si sta valutando, e lo annunceremo a breve, se il percorso del testo di riforma sarà squisitamente parlamentare, grazie all’adesione trasversale di rappresentanti della varie forze politiche, o se sarà avviata una proposta di legge di iniziativa popolare”.