A 25 anni dalla scomparsa del leader socialista la figlia Stefania dalla Tunisia lancia con La Russa la mostra “Volti del Novecento”.
Hammamet – “Craxi è stato un patriota, amava l’Italia e gli italiani non si può dire Craxi è stato uno statista sì ma i processi… O Craxi è stato uno statista o è stato un corrotto”. Le parole sono quelle di Stefania Craxi ad Hammamet aprendo le cerimonie in omaggio a suo padre morto 25 anni fa in Tunisia. Era il 19 gennaio del 2000 e l’Italia perdeva un grande statista. “Credo che dopo 25 anni si deve avere l’onestà morale di parlare di Craxi senza sé e senza ma, non si può dire Craxi è stato uno statista e al contempo edificare Mani pulite: si aprirebbe una contraddizione troppo grande è un’ipocrisia enorme che ancora pesa sulla coscienza dell’Italia repubblicana”.
Stefania Craxi ha ringraziato il presidente del Senato Ignazio La Russa, “per la sua visita” ad Hammamet, “è stato per tutti un onore un riconoscimento, un atto di giustizia e verità”. “Non sarebbe dovuto accadere che
Craxi dovesse morire qui in esilio“. Sono le prime parole del presidente del Senato all’arrivo nella città tunisina al Centro Internazionale Dar Sebastien per inaugurare insieme a Stefania Craxi ‘Volti del Novecento’, una mostra delle opere litografiche dell’artista emiliano Nani Tedeschi, aprendo così le celebrazioni per il 25mo anniversario della scomparsa in Tunisia del leader socialista. Un concetto ripetuto più avanti per marcare l’importanza della figura di Craxi. “Craxi, calmati i venti della cronaca diventa un personaggio della storia e come tutti i grandi personaggi della storia può avere luci, può avere ombre ma non può essere più utilizzato da una parte o dall’altra a sostegno di tesi che incidano nell’attualità”.
“Oggi, a venticinque anni dalla scomparsa di Craxi, è maturo il tempo per una nuova stagione. La sinistra socialista e riformista e quella che proviene dal vecchio Pci, quella che ha scelto la via delle libertà e che ha animato le esperienze più significative nell’ultimo trentennio, hanno il dovere di trovare una nuova sintesi, un rinnovato slancio, un percorso di futuro”. Il segretario del Psi, Enzo Maraio, ha scelto di ricordare il passato, la migliore stagione del socialismo riformista, ma soprattutto di proiettarlo nel futuro lanciando da Montecitorio un chiaro messaggio al Pd di Elly Schlein, “che non ha il retaggio ideologico del vecchio Pci”, perché oggi si apra una nuova fase a Sinistra. “Serve – ha chiarito in conferenza stampa – perché solo una sinistra di governo, plurale e garantista, capace di parlare al mondo cattolico e di alzare la bandiera dei diritti civili e sociali, può battere il peggiore Governo delle destre”.
La presentazione a Roma della nuova tessere del Psi, quest’anno dedicata a Bettino Craxi (1934-2000) nel 25esimo anniversario della sua scomparsa ha fornito un’altra occasione per una riflessione approfondita sulla lezione consegnata alla politica e alla storia dallo storico segretario del Psi, il leader da alcuni tuttora definito “l’ultimo vero politico” italiano. Presente in sala buona parte del ‘quartier generale’ di quella stagione politica – dall’ex ministro e braccio destro di Craxi, Claudio Martelli, all’esponente storico della sinistra lombardiana ed ex ministro Claudio Signorile – insieme a diversi simpatizzanti ed esponenti di quella che oggi ama definirsi la “comunità socialista” – e Bobo Craxi, figlio del leader, che ha voluto raggiungere i compagni in sala non solo per i saluti del caso ma anche per i ringraziamenti.
Dirigente della gioventù socialista, membro del comitato centrale del PSI dal 1957 ed esponente della corrente autonomista, entrò nella direzione nel 1965 e fu tra i promotori dell’unificazione tra PSI e socialdemocratici. Deputato dal 1969, vicesegretario del PSI dal 1970, nel luglio 1976 ne fu eletto segretario nazionale. Perseguì una linea rivolta al rafforzamento del ruolo autonomo del PSI, specie verso il PCI, contro cui praticò un’aperta polemica con l’esplicito scopo di “riequilibrare” le forze della sinistra; nel contempo strinse un’alleanza talora conflittuale con la Democrazia cristiana. Dall’agosto 1983 al marzo 1987 guidò consecutivamente due governi di coalizione tra DC, PSI, PSDI, PLI, PRI. Coinvolto nelle inchieste giudiziarie su tangentopoli, nel febbraio 1993 si dimise da segretario del PSI.
Nell’aprile 1993, in un importante discorso alla Camera in occasione delle richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, riconobbe il finanziamento illegale dei partiti, ma estese le responsabilità del fenomeno a tutto il sistema politico, deprecando il “processo di criminalizzazione dei partiti e della classe politica”. Processato e in seguito condannato, continuò a difendere le sue posizioni dalla Tunisia, dove si ritirò nel 1994. Emblematico nella sua storia politica fu, nell’ottobre del 1985 un clamoroso episodio di politica internazionale che portò il nome di Craxi sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il 7 ottobre 1985 un commando palestinese sequestra, nelle acque antistanti l’Egitto, la nave italiana da crociera Achille Lauro con 545 persone a bordo.
Un cittadino statunitense di origine ebrea, Leon Klinghoffer, viene assassinato dai terroristi e il suo corpo gettato in mare. Il 9 ottobre, con la mediazione dell’OLP, la nave rientra a Porto Said, in Egitto, e gli ostaggi sono liberati. Il giorno seguente, i quattro dirottatori e un esponente dell’Olp, Abu Abbas, vengono intercettati su un aereo che sta sorvolando il territorio italiano dai caccia americani che lo costringono ad atterrare nella base Nato di Sigonella, in provincia di Siracusa. Gli americani chiedono la consegna dei terroristi, ma il Governo italiano si oppone alla richiesta: la competenza è dell’Italia, in quanto il reato è stato commesso su una nave italiana, Sigonella si trova in territorio italiano e quindi spetta all’Italia perseguire i reati. I carabinieri, opponendosi con le armi alle truppe speciali statunitensi, prendono in custodia i terroristi.
Il 12 ottobre Abu Abbas lascia l’Italia per Belgrado, il Governo americano invia una dura nota di protesta.
L’episodio di Sigonella causa una crisi di governo: il Partito repubblicano, con Spadolini in disaccordo sulla linea di autonomia seguita nella vicenda, esce dalla maggioranza e Craxi si dimette. Il 24 ottobre egli partecipa a New York al vertice dei sette Paesi più industrializzati del mondo e chiarisce con il presidente americano Reagan le divergenze maturate a seguito del dirottamento dell’Achille Lauro. La crisi politica rientra. E il resto della storia lo conosciamo.