Le dinamiche tra genitori e figli si trasformano: i figli diventano “controllori” dei propri genitori. Ecco com’è cambiato il rapporto familiare nella società moderna.
Sarà lo spirito dei tempi, in cui qualsiasi tipo di relazione è fluida oppure, come si diceva una volta, è la ruota che gira e, quando tocca il proprio turno, bisogna essere pronti. Da bambini e adolescenti si sopporta a malincuore l’intrusione dei genitori nella vita dei loro figli. Vogliono sapere e controllare tutto, qualunque accadimento lo vivono con ansia. Questo atteggiamento è stato definito tipico dei “genitori elicottero”, ossia coloro che esercitano un controllo eccessivo sulla vita dei figli, pianificando le loro attività e trattandoli come se fossero privi di autonomia.
Adesso i ruoli si sono capovolti: sono i figli che vogliono sapere tutto dei loro genitori. Con la tecnologia li controllano con le telecamere, li geolocalizzano, sbirciano quello che avviene sui social alla scoperta di loro tracce. Vogliono sapere, ma anche ispezionare la loro vita come dei detective. Come facevano i loro genitori quando erano adolescenti. Per tacere, poi, di quei casi, non tanto rari, di un genitore single per vedovanza o divorzio. Guai a volersi rifare una vita, il nuovo arrivato viene considerato come un intruso, che, furbescamente, mirerebbe all’eventuale patrimonio. In quel caso l’atteggiamento dei figli è peggio della Gestapo, perché il timore che possano vedersi sottrarre risorse finanziarie, li fa andare giù di testa.
Ma c’è sempre qualcosa che può sfuggire al monitoraggio maniacale e quando si scopre qualcosa che devia dall’immagine che ci si era fatta del proprio genitore si va in fibrillazione. Si è pronti a sindacare qualsiasi scelta, sempre col solito refrain “lo facciamo per voi”, senza porsi il dubbio che, forse, ignorano le loro necessità, desideri e sogni. Secondo alcuni, i figli col loro modo di fare cercano di prendersi cura delle fragilità degli adulti. Ma sarà poi vero?
Oggi le relazioni familiari variano tra l’insipienza e la sorveglianza. Inoltre, langue la comunicazione interpersonale in quanto il dialogo, dove uno parla e l’altro ascolta, è sparito, sostituito da quelle quattro chiacchiere che si fanno superficialmente, come tra estranei. Non si è mai compresa bene questa idea fissa di sapere la verità, mentre è più rilevante la credibilità e la coerenza. Inoltre, il grande paradosso della società della comunicazione h/24: ci sono tanti mezzi per farlo, eppure si comunica poco.
Non basta condividere un post, una foto e scambiarsi le emoticon, perché con molta probabilità si resta dei perfetti sconosciuti. E’ un conflitto continuo tra l’ansia di sapere tutto e la volontà di sorvegliare, in cui spesso il limite tra le due condizioni è molto esile, può succedere che non si raggiunga alcun tipo di armonia. I trattati di psicologia, in questi casi, hanno evidenziato casi di figli che da adulti considerano i loro genitori ancora come dei modelli dotati di poteri eccezionali (come quando si era bambini), accrescendo la dipendenza da essi. E si prosegue non riuscendo ad accogliere le fragilità e il naturale invecchiamento di padre e madre. E’ un continuo riadattamento per adeguarsi alle mutate condizioni, in cui la relazione si sviluppa e muta nel tempo.
Il desiderio di proteggere le persone amate, rese più fragili dall’età, si trasforma per intraprendere vari percorsi. Ad esempio, per controllare le loro condizioni di salute, utilizzano qualsiasi tipo di tecnologia per tenere tutto sotto controllo. L’aspetto più deprimente di questo fenomeno è che il controllore di turno, nei vari contesti, si sente alla stessa stregua di un “deus ex machina”, quando invece dovrebbe mostrare le proprie debolezze per agevolare la comprensione dell’altro.