Secondo i dati Istat, gli immigrati concorrono a mandare avanti la baracca in diversi comparti come agricoltura e ristorazione.
Di immigrazione nel nostro Paese, spesso, se ne parla a sproposito, solo per segnalare i casi di criminalità o di irregolarità. Eppure sono ben 3,8 milioni gli stranieri con un regolare rapporto di lavoro, di cui 319 mila pensionati. Non si tratta di chiacchiere da bar, in cui lo straniero viene collegato al tema della sicurezza, ma del rapporto presentato dall’Istat e dal suo Osservatorio sull’immigrazione. I dati, nudi e crudi, narrano una storia diversa rispetto alla descrizione corrente che considera gli immigrati, “brutti, sporchi e cattivi” e su cui alcuni partiti di destra, Fratelli d’Italia e Lega, hanno costruito il loro consenso. E’ chiaro che esiste un problema di criminalità straniera e di quartieri in cui gli immigrati sono ghettizzati.
Secondo la Fondazione Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicità, che produce e sostiene ricerche e iniziative sui fenomeni migratori, gli stranieri che vivono in Italia sono 5 milioni e 775 mila persone, di cui solo 458 mila non hanno un regolare permesso, ma molti di questi sono in attesa del documento. L’Inps attraverso il report fa un bilancio sull’occupazione degli immigrati registrati all’Istituto di Previdenza. Nel 2023 gli stranieri, comunitari e non, iscritti all’Inps erano 4.384.044. Di questi, i lavorativi attivi sono 3.820.718, pari all’87,2%. Ed invece cosa si racconta anche in tv? Che gli immigrati impiegherebbero le loro giornate andando a zonzo nei dintorni delle stazioni ferroviarie a spese dello Stato e, quindi, dei cittadini. Invece i numeri dicono altro, a meno che non si tratti di fantasmi, ma anche in questo caso produrrebbero, comunque, ricchezza tassata. Piaccia o no, gli stranieri concorrono a mandare avanti la baracca, come si dice in certi casi, in alcuni comparti come quello della ristorazione. La loro presenza è così consolidata che è confermata dal numero di stranieri pensionati, 319456, pari al 7,3% del totale.
Com’è ovvio che sia, ci sono pure quelli che percepiscono l’assegno di disoccupazione e di mobilità, il 5,6% del totale, pari a 243870 lavoratori. I Paesi di provenienza sono per la maggior parte extracomunitari, da cui provengono 3,2 milioni di persone, solo 283 mila dall’Unione Europea (UE) e 859 mila dagli altri Paesi europei. Circa 3,3 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore privato, il 57,5% sono maschi con una retribuzione media all’anno di 16 mila euro. In particolare, 2,6 milioni lavoratore sono divisi tra l’industria ed il terziario, con una retribuzione media annua di 18 mila euro. Nell’agricoltura sono occupate 293 mila persone con un reddito medio annuo di 9500 euro. I lavoratori domestici sono 492 mila e la loro retribuzione media è di 9300 euro. I paesi da cui provengono gli immigrati sono: Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina. Ad emigrare nel nostro Paese in maggioranza sono i maschi, 56,7% ma con percentuali diverse. Il Paese più… maschilista è il Pakistan con il 94,6%, poi seguono gli altri: Bangladesh, Egitto, Senegal, India, Marocco, Ucraina, Moldova, Perù e Filippine. Gli extracomunitari sono i più giovani, coloro con meno di 39 anni sono il 45,6% e poi a seguire tutte le altre fasce di età.
L’Italia settentrionale per il 61,8 dei lavoratori stranieri è il luogo dove sono più numerosi, mentre nel centro Italia il 23,3%, nel Mezzogiorno d’Italia e le Isole il 14,9%. Confrontando la popolazione residente, l’impatto degli stranieri al Nord è pari a 9,9 su 100 abitanti, al Centro 8,7 e nel Sud e Isole 3,3. La media nazionale è di 7,4 stranieri per 100 residenti. Dati dati analisi statistiche, spesso, sembrano astrusi, incomprensibili e poco coinvolgenti per la gente comune. Tuttavia è necessario conoscerli se si vuole avere un quadro completo del fenomeno, per dare un giudizio più ragionato e non far prevalere le considerazioni “di pancia”!