Sempre più cittadini elvetici abbandonano i rifiuti in Italia per evitare una tassa sui sacchi di immondizia. E i piccoli comuni italiani al confine corrono ai ripari.
Una volta il confine tra Italia e Svizzera era conosciuto perché, nel tempo, si era sviluppato un intenso contrabbando per evitare di pagare i dazi doganali o le tasse che ogni stato applicava su certi beni, che si ritrovavano, così, ad avere prezzi più alti. Oggi questa zona geografica ha guadagnato gli onori della cronaca (!) per un altro motivo, forse ancora più ignobile del precedente. Ossia il trasporto dalla Svizzera all’Italia di rifiuti per mano dei lavoratori di confine, i cosiddetti “frontalieri”. Si tratta di cittadini italiani che, ogni giorno che Dio manda in terra, varcano la frontiera per lavorare, soprattutto, nel Canton Ticino.
Negli ultimi tempi si è diffuso il pendolarismo della spazzatura. Sono cittadini che non si spostano per lavoro, ma per lasciare il loro gentile cadeau, fatto di immondizia, nelle città italiane, soprattutto a Como, Varese e rispettive province. Una situazione che sta generando conflitti e contasti, proprio per il fatto che si sta spandendo a macchia d’olio. L’origine, secondo i conoscitori delle dinamiche locali, deriverebbe da una tassa introdotta ad inizio 2024 dal Canton Ticino, pari a 85 centesimi di franco svizzero su ogni sacco di rifiuti. Si sa che quando si mette le mani nelle tasche dei cittadini, per quelli che sono stati considerati “esosi balzelli” come gli ha definiti La Lega dei Ticinesi, le proteste e le discussioni nascono a iosa.
Trattandosi di disposizione federale, l’odiata tassa è diventata obbligatoria. In pratica, l’aumento si è riversato sul prezzo finale dei sacchi di spazzatura. Secondo alcuni calcoli, nella zona geografica di Lugano, un sacco di 35 litri, costerebbe 12,50 franchi, pari a 13 euro. E allora, poiché a pagare tasse ritenute vessatorie non piace a nessuno, ecco che molti cittadini elvetici hanno pensato di attraversare il confine con l’Italia, per abbandonare i loro scarti. E’ in crescita, infatti, l’acquisto di sacchi neri generici nei supermercati italiani da parte di questi cittadini per stiparli di immondizia e portarli in Italia. Potevano pure esimersi da tanto… riguardo, ne avremmo fatto volentieri a meno!
E’ successo che piccoli borghi di confine, come Lavena Ponte Tresa e Cremenaga, entrambi in provincia di Varese, hanno dovuto smaltire un quantità imprevedibile di rifiuti elvetici. Il problema appare di difficile soluzione perché, oltre ad essere fermati e multati dalla Guardia di Confine Svizzera o dalla Guardia di Finanza, i “trasportatori” possono dormire tra due guanciali. Nel senso che pagata la multa, il giro riprende. Forse bisognerebbe aumentare di molto le sanzioni! I comuni interessati al fenomeno si stanno dando da fare per contrastarlo. Ad esempio a Lavena Ponte Tresa sono state installate delle telecamere e aumentati i controlli della Polizia Locale nelle ore notturne e nelle zone più isolate, perché, pare, che i trasgressori preferiscono il buio per abbandonare i loro doni. I sindaci dei comuni interessati appaiono agguerriti nel contrastare l’anomalo fenomeno e non si vede perché l’aumento della tassa sui rifiuti a Lugano debba ricadere su chi non ha alcuna responsabilità.
E’ vero che tra i cosiddetti “frontalieri della spazzatura” ci sono lavoratori svizzeri che lavorano in Italia, che colgono l’occasione di venire nel nostro Paese e, giacché ci sono, vi lasciano la spazzatura senza pagare. E’ un chiaro atto di indecenza pubblica e di inciviltà che un qualche modo andrebbe fermato. Quando si tratta di soldi da versare, anche cittadini rigorosi e rispettosi delle regole come vengono descritti gli svizzeri, preferiscono commettere atti illeciti!