Dietro il ritorno del tycoon alla Casa Bianca l’inevitabile cambio di rotta: dalla politica estera, alle guerre, fino ai diritti civili.
Roma – Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, e con il suo ritorno mutano gli scenari della politica internazionale. E già dalle reazioni dei leader mondiali si comprende anche come potrebbero andare le relazioni dei vari Paesi con l’America, anche se gli assetti geopolitici sono in continua evoluzione. Il primo leader a congratularsi con il 47mo presidente degli Stati Uniti è stato Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. “Il più grande ritorno nella storia politica degli Usa! Congratulazioni al presidente Donald Trump per la sua enorme vittoria. Il mondo ne aveva molto bisogno”, scrive via social. In un post anche la sua foto a fianco di uno schermo che trasmette i risultati delle elezioni presidenziali Usa nel Michigan.
E del resto Orban era stato il solo leader europeo ad augurarsi apertamente una vittoria di Donald Trump, dicendo che avrebbe “stappato diverse bottiglie di champagne” se il candidato repubblicano avesse vinto. Domani Orban riceverà a Budapest gli altri 26 capi di Stato e di governo dell’Ue e gli altri leader della Comunità Politica Europea, per il summit dell’Epc e il Consiglio Europeo informale. L’Ungheria ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. L’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, si è congratulato con Donald Trump per la vittoria alle presidenziali Usa, definendolo un “guerriero” capace di tornare alla Casa Bianca “dopo aver affrontato un assurdo processo elettorale nel 2020 e una ingiustificabile persecuzione giudiziaria“. “Contro tutto e tutti, Donald Trump tornerà alla presidenza” per “portare a termine la sua missione: ricostruire la grandezza della sua nazione, proteggere gli interessi del suo popolo e lavorare per un mondo più libero”.
Bolsonaro, che difende la sua possibilità di candidarsi alle prossime presidenziali nonostante l’impedimento posto dalla giustizia per le critiche alle elezioni perse nel 2022, saluta “l’amico” per il trionfo della “volontà popolare sui disegni arroganti di pochi che disprezzano i nostri valori e le nostre tradizioni”. Una vittoria che susciterà eco “in tutto il mondo” rafforzando “la destra e i conservatori in molti altri Paesi”, scrive Bolsonaro augurandosi che i suoi “compatrioti” possano seguire l’esempio e “non piegarsi mai”. “Congratulazioni sincere a Donald J. Trump” arrivano anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “La Ue e gli Usa sono più che semplici alleati. Siamo legati da una vera partnership tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Quindi lavoriamo insieme su una forte agenda transatlantica che continui a dare risultati per loro”.
Su X la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, congratulandosi con Trump afferma: “L’Europa è pronta a cooperare mentre affrontiamo sfide geopolitiche senza precedenti”. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, si è congratulato con Trump per il “più grande ritorno della storia”. La vittoria di Trump segna “una forte ripresa della grande alleanza” con Israele, afferma il premier israeliano. “Mi sono appena congratulato con Donald Trump per la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti. La sua leadership sarà ancora una volta fondamentale per mantenere forte la nostra Alleanza. Non vedo l’ora di lavorare di nuovo con lui per promuovere la pace attraverso la forza della Nato”, scrive su X il segretario generale della Nato Mark Rutte.
A Donald Trump arrivano anche le congratulazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la “sua impressionante vittoria elettorale”. “Ricordo il nostro bell’incontro con il presidente Trump a settembre, quando abbiamo parlato nei dettagli del partenariato strategico tra Ucraina e Stati Uniti, del piano per la vittoria e dei modi per porre fine all’aggressione russa contro l’Ucraina – scrive Zelensky in un lungo post su X – Apprezzo l’impegno del presidente Trump per l’approccio ‘pace attraverso la forza’ negli affari globali. Questo è esattamente il principio che può nei fatti avvicinare la pace giusta in Ucraina. Spero lo metteremo in pratica insieme”.
L’elezione di Trump apre diversi scenari, la maggior parte dei quali però non appaiono positivi per la leadership ucraina. Trump ha più volte messo in dubbio il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina, affermando che l’Europa dovrebbe farsi carico della maggior parte del peso nel sostenere Kiev contro l’invasione russa, e ha gettato ombre sul futuro della NATO. Ancora candidato, nel dibattito con Kamala Harris lo scorso settembre, si era rifiutato di dire se vuole che l’Ucraina vinca e ha ripetutamente affermato di voler porre fine alla guerra molto rapidamente, anche prima di entrare in carica a gennaio. Un primo scenario potrebbe essere il raggiungimento rapido di un accordo di cessate il fuoco e, addirittura, di pace.
Un altro scenario che potrebbe profilarsi è che Trump decida di continuare a sostenere l’Ucraina, ma ponendo le sue condizioni. Una possibilità è che i fondi vengano erogati sotto forma di prestiti: una ipotesi ventilata da Trump nel corso della polemica sui 60 miliardi di fondi destinati a Kiev che aveva infuocato il Congresso. Un’altra condizione che Trump potrebbe imporre a Zelensky per assicurarsi il supporto finanziario americano potrebbe essere quella di trattare con i russi anche in assenza delle condizioni minime per arrivare ad una pace giusta. Infine lo scenario peggiore della riduzione sostanziale o interruzione degli aiuti. Secondo quanto riportato dal Financial Time, Trump vorrebbe proporre di congelare il conflitto in Ucraina mantenendo l’integrità territoriale del Paese, con regioni autonome ai lati di una zona demilitarizzata e meccanismi di attuazione dell’accordo da affidare all’Europa.
Per il quotidiano il progetto sarebbe una sorta di “rivisitazione dei falliti accordi di Minsk del 2014 e del 2015″ che avevano cercato di mettere fine ai combattimenti in Ucraina orientale tra le forze di Kiev e i separatisti sostenuti da Mosca. Questa volta, scrive il Ft citando un consigliere di Trump, ci sarebbero “meccanismi di applicazione con conseguenze per le violazioni”. La sorveglianza dovrebbe essere affidata alle truppe europee, non alle forze della Nato, né ai peacekeeper dell’Onu. Secondo Fred Fleitz, ex analista della Cia che ha lavorato nell’amministrazione Trump, l’adesione alla Nato di Kiev “potrebbe essere tolta dal tavolo per diversi anni per indurre la Russia a negoziare”. Un simile approccio, tuttavia, non avrebbe un sostegno uniforme all’interno del partito repubblicano, avverte il quotidiano della City.
Gli Stati Uniti di Donald Trump “potranno contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina ma questo non potrà essere fatto dall’oggi al domani”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’esito del voto negli Stati Uniti. “Sono gli Stati Uniti a stimolare e gettare benzina senza sosta nel conflitto, che ne sono direttamente coinvolti. Gli Stati Uniti possono cambiare la rotta della loro politica estera”, ha aggiunto il portavoce, precisando che sarà possibile giudicare le reali intenzioni della nuova Amministrazione americana solo dopo l’insediamento del Presidente eletto.
“Dopo la vittoria, quando ci si prepara ad entrare nello Studio Ovale o dopo essere entrati nello Studio Ovale, i discorsi possono a volte assumere un toni diversi”, ha precisato, rispondendo alle domande di chi ricordava le parole di Trump in campagna elettorale, per cui se eletto avrebbe posto fine velocemente alla guerra. La Russia considera che il livello delle relazioni con gli Stati Uniti sono a un minimo storico. Il Cremlino si dice aperto al dialogo e aspetta di vedere quello che accadrà al suo insediamento a gennaio. Per il momento tuttavia Vladimir Putin non ha in programma di congratularsi con Trump a breve. “Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un Paese non amico che è coinvolto direttamente e indirettamente in una guerra contro il nostro Stato”.
Secondo l’European Council on Foreign Relations, vi sono tre anime all’interno del partito: i restrainer, ossia gli “America Firster”; i prioritiser, che vogliono concentrarsi sulla Cina; e i primacist, con un forte caucus al Senato, che credono nella vecchia scuola di proiettare il potere americano in tutto il mondo. Per quanto riguarda la guerra in Medio Oriente, per il The Guardian la rielezione di Trump porterà a un aumento dell’instabilità e permetterà al premier Benjamin Netanyahu di non avere più l’opposizione degli Stati Uniti a un maggiore controllo israeliano sulla Cisgiordania. Il quotidiano cita Khaled Elgindy, ricercatore senior del Middle East Institute, secondo cui l’annessione della Cisgiordania potrebbe diventare una “possibilità molto più reale”.
Per il The Guardian, Trump potrebbe anche interrompere l’attuazione della legge federale sulla sicurezza delle armi, voluta da Joe Biden, e chiudere l’Ufficio della Casa Bianca per la Prevenzione della violenza armata creato nel 2023 e supervisionato da Kamala Harris. Il quotidiano riporta le parole dell’attivista per il controllo delle armi Angela Ferrell-Zabala, secondo cui il secondo mandato di Trump significa dover “combattere come all’inferno” per garantire progressi sulle “misure comuni di base per la sicurezza delle armi”. E ancora, la questione migranti. Trump nel corso della campagna elettorale ha detto più volte di voler organizzare la “più grande operazione di deportazione nella storia americana” e ha promesso di ripristinare ed espandere le sue politiche di immigrazione più controverse, tra cui il divieto di viaggio rivolto principalmente ai Paesi musulmani. La strategia, come Trump l’ha descritta, potrebbe comportare l’uso straordinario di truppe statunitensi per l’applicazione delle leggi sull’immigrazione.
Infine, l’aborto e la questione LGBTQ+. Sul tema dell’aborto, uno dei più caldi della campagna elettorale, il The Guardian ricorda che il “manuale” per il secondo mandato del tycoon – intitolato Project 2025 – prevede l’uso del Comstock Act del 1873, che mette al bando la spedizione di materiale relativo all’aborto con l’obiettivo di vietare alle persone di inviare le pillole abortive, che rappresentano circa due terzi delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti. Secondo il quotidiano il Comstock Act potrebbe anche impedire alle cliniche di avere le attrezzature necessarie ed essere usato per attuare, di fatto, un divieto di aborto a livello nazionale. Inoltre il tycoon potrebbe prendere di mira l’Emergency Medical Treatment and Labor Act (Emtala), una legge federale che protegge l’accesso all’aborto di emergenza.
Trump ha anche promesso ai suoi elettori di porre fine ai programmi che “promuovono la transizione di genere a qualsiasi età”, di tagliare i finanziamenti agli ospedali che forniscono cure di affermazione di genere, di promuovere una legge federale che stabilisca che il governo non riconosce legalmente le persone transessuali e di revocare le politiche di non discriminazione LGBTQ+. Nel Project 2025 si parla di sostituire le politiche Biden-Harris con altre che supportino il “matrimonio eterosessuale”, motivo per cui alcuni esperti – riporta il The Guardian – ritengono che anche l’uguaglianza dei matrimoni fra persone dello stesso sesso potrebbe essere a rischio.