Il ministro dell’Interno chiarisce: “Nessuna infiltrazione criminale, verifiche Banca Dati Nazionale Antimafia, polizia albanese e SPAK.
Roma – La polemica delle opposizioni dopo la prima partenza della nave di migranti giunta nei centri dell’Albania grazie al Protocollo Roma-Tirana viene subito spenta dal ministro dell’Interno, che ha portato avanti il progetto. La deputata di Avs, Elisabetta Piccolotti, sui social network pubblicando il video
della nave militare italiana in arrivo sulle coste albanesi polemizza: “Le vedete? Sono 7 delle 16 persone
deportate, esposte come un trofeo a prua di una nave da guerra. In questa immagine c’è tutto: cinismo, propaganda, sprezzo dei diritti umani. Il costo dell’operazione è stato 250 mila euro circa. Per 16 persone”. Ma oltre alle invettive sull’esposizione degli immigrati come “trofei”, si mettono in discussione anche le procedure di appalto per quei centri.
Procedure che, chiarisce Matteo Piantedosi durante il question time “sono regolate dalla legge di ratifica del relativo Protocollo. È quella legge che ha affidato al Genio militare la competenza per la progettazione e l’esecuzione dei lavori, nonché per l’acquisizione delle forniture necessarie per la realizzazione delle strutture, prevedendo la possibilità di svolgere procedure d’appalto in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale. Sottolineo che, in ogni caso, è stato fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’UE”. Sul rischio di infiltrazioni criminali nella costruzione dei centri per i migranti il “Ministero della Difesa – aggiunge il ministro – ha rappresentato che la Direzione tecnica competente, in linea con le previsioni legislative, ha effettuato tutti i controlli, coniugando l’inderogabilità delle disposizioni antimafia con la salvaguardia della celerità delle procedure”.
Lo stesso Dicastero, chiarisce ancora Piantedosi, “ha anche precisato che vi è stato un unico operatore economico selezionato, a cui sono stati affidati lavori relativi alle opere edili ed agli impianti ordinari, che risulta avere la propria sede in Albania. Tale impresa è stata sottoposta alle verifiche e ai controlli tramite la Banca Dati Nazionale Antimafia e l’Ambasciata di Italia in Albania ha, altresì, interessato la Polizia Albanese e la SPAK, struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata, le quali hanno riferito che, nell’ambito delle attività da loro condotte, non sono emerse criticità, nei confronti dei soci ed amministratori della predetta impresa. Gli altri operatori economici, con sede in Italia, sono stati sottoposti a verifica con esito negativo, mediante la Banca Dati Nazionale o tramite le white list delle Prefetture, riportanti l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa”.
E ancora, fa presente Piantedosi: “tutti i contratti stipulati con gli operatori economici prevedono il divieto di sub-appalto e che, nella fase esecutiva dei lavori, non risultano essere state segnalate violazioni del divieto
all’accesso in cantiere di personale diverso da quello delle imprese esecutrici autorizzate”. Tutto regolare dunque. Non solo, gli effetti della politica migratoria del governo sono tangibili: “Il forte calo del numero degli arrivi via mare di migranti, meno 62 per cento rispetto all’anno scorso e meno 30 per cento rispetto al 2022, – sottolinea Piantedosi – è frutto dell’efficacia degli interventi del governo e della sua capacità di creare convergenza a livello internazionale sulle proprie linee di azione.
Del resto il modello italiano dei centri per migranti in Albania con il relativo protocollo, ha ricevuto l’endorsement della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, e a quanto pare i Paesi nordici, la Danimarca in particolare, e i Paesi Bassi “sono i più interessati, dal primo momento, al protocollo tra Italia e Albania sull’esternalizzazione delle richieste d’asilo“. Lo riferisce una fonte diplomatica europea. “La Commissione europea in questo momento lo sta valutando per vedere come si svilupperà”, ha evidenziato. L’attenzione riservata al progetto da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione Europea “è la maggiore riprova del valore, sperimentale e innovativo, – ha insistito il ministro Piantedosi – di un’iniziativa che si prefigge di contrastare l’immigrazione illegale senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone”.
I leader Ue – che riuniranno domani al Consiglio europeo – restano ancora divisi sulle conclusioni nel paragrafo sulle migrazioni. La versione nella bozza attuale si limita a un richiamo alle linee guida generali ma alcuni Paesi, tra cui Germania e Paesi Bassi, vorrebbero un richiamo più preciso per quanto riguarda la necessità di anticipare l’attuazione del Patto per le migrazioni e l’asilo, in particolare nella parte del rafforzamento di Schengen e l’applicazione del Regolamento di Dublino contro i movimenti secondari. Verrebbero sostanzialmente anticipate le componenti che riguardano gli obblighi per i Paesi di primo arrivo, tra cui lo screening e la procedura accelerata alla frontiera. La Polonia invece non vorrebbe proprio le conclusioni sul paragrafo migrazioni perché ritiene il Patto non sufficiente.