Colombo? “Era ebreo sefardita e originario della Spagna”. La “rivelazione” che fa discutere

Dopo vent’anni di ricerche sul Dna, un team iberico avrebbe stabilito che i resti custoditi a Siviglia sono del grande navigatore e definito le sue origini. Ma sull’operazione aleggia lo spettro del sensazionalismo.

Ebreo sefardita spagnolo. Queste le origini di Cristoforo Colombo secondo un team di studiosi iberici, che sostiene di aver così risolto un enigma che aleggia da oltre cinque secoli. La “clamorosa” rivelazione è giunta ieri sera, 12 ottobre – anniversario dello sbarco in America –, in occasione della messa in onda del documentario “Columbus DNA: His True Origin” sulla tv spagnola RTVE, durante la quale José Antonio Lorente, professore di Medicina legale presso l’Università di Granada, ha affermato di essere giunto con il suo team, dopo vent’anni di ricerche, a ottenere risposte conclusive.

Tutto è partito dall’analisi del Dna estratto dai resti conservati nella cattedrale di Siviglia, che si ritiene appartengano all’esploratore cui si attribuisce la scoperta dell’America. Resti sulla cui attribuzione aleggiava qualche dubbio. Colombo morì a Valladolid, in Spagna, nel 1506, all’età di 55 anni e prima di passare a miglior vita espresse il desiderio di essere sepolto sull’isola di Hispaniola, oggi suddivisa tra Haiti e Repubblica Dominicana, dove sbarcò il 5 dicembre 1492. Nel 1542 i suoi resti furono dunque trasferiti lì, poi nel 1795 giunsero a Cuba e infine, nel 1898, a Siviglia, dopo che la Spagna perse Cuba in seguito alla guerra ispano-americana. Nel 1877, però, alcuni operai trovarono una bara di piombo sepolta dietro l’altare della cattedrale di Santo Domingo, la capitale dominicana, contenente una raccolta di frammenti ossei che tutti, nel Paese, erano certi appartenessero a Colombo. Da qui un primo mistero: se queste ossa erano del navigatore, a chi appartenevano quelle sepolte in Spagna?

La tomba di Cristoforo Colombo nella cattedrale di Siviglia

Nel 2003, Lorente e lo storico Marcial Castro hanno ottenuto il permesso di aprire la tomba di Siviglia. All’interno di una bara trovarono pochi minuscoli frammenti di ossa mescolati a terra, estrassero il Dna e lo confrontarono con quelli del figlio di Colombo, Hernando, anch’egli sepolto nella cattedrale, e del fratello Diego. I risultati indicarono una “alta” probabilità di corrispondenza nella parentela, tuttavia il margine di incertezza dato dalla tecnologia disponibile a quel tempo era troppo ampio per permettere di giungere a un risultato certo e conclusivo. L’indagine inoltre si fermò perché la distruzione dei campioni di ossa richiesta per effettuare i test – pari a 0,1 grammi per ogni analisi effettuata – rischiava di polverizzare del tutto anche quel poco materiale organico che restava. I ricercatori decisero di attendere i progressi nella tecnologia prima di continuare con i confronti genetici.

Ora, dopo vent’anni, Lorente ha finalmente ritenuto di poter confermare che anche i resti incompleti conservati nella cattedrale di Siviglia appartengono, senza ombra di dubbio, a Cristoforo Colombo. E riguardo al “mistero” delle due tombe, l’idea è che quando i resti del navigatore furono prelevati da Cuba, qualcuno probabilmente ne trattenne sul posto una parte.

Lorente in azione nella Cattedrale di Siviglia

La questione più spinosa riguarda però le origini del navigatore, contese da oltre 25 tra nazioni e regioni europee (oltre naturalmente all’Italia e Genova in particolare) e da sempre terreno di campanilisimo. Anche qui Lorente sciorina una riposta a suo dire “definitiva”: secondo il Dna Colombo “era un ebreo sefardita, originario della Spagna”. Un’affermazione di per sé non nuova, perché riprende in parte quella già formulata da altri studiosi – in primis Simon Wiesenthal, il noto “cacciatore di nazisti” – secondo la quale Colombo avrebbe avviato la spedizione per trovare una nuova “patria” agli ebrei appena cacciati dalla penisola iberica. Il 31 marzo 1492, con il Decreto dell’Alhambra, i re cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, avevano infatti disposto l’espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti. Colombo avrebbe quindi nascosto le sue origini ebraiche per evitare l’Inquisizione spagnola e non pregiudicare l’impresa, oltretutto già messa a rischio da cospicui problemi di finanziamento.

Di recente a sostenere l’origine ebraica di Colombo era stato lo storico e ricercatore Francesc Albadaner, secondo il quale il navigatore “è nato in una famiglia di tessitori di seta di Valencia, una grande tradizione nella comunità ebraica”.

Le affermazioni di Lorente hanno suscitato, com’era prevedibile, infuocate polemiche tra gli studiosi, che hanno accusato il collega di non aver sottoposto le sue conclusioni alle (necessarie) revisioni scientifiche prima di divulgarle in tv, e di averlo fatto per inseguire facili sensazionalismi. La questione, alla fin fine, è questa: le “origini” di Colombo sono poi così decisive? Secondo il noto storico medievista genovese Antonio Musarra, no di certo:

“Colombo nei suoi scritti si dice costantemente legato a Genova, ai Fieschi e al Banco di San Giorgio e si professava cristiano e genovese. Non fa alcun accenno alla presenza a Genova nel 1492-1493 di centinaia di ebrei in fuga dalla Spagna.

Va però detto che la mobilità era un fenomeno frequente nella società del tempo, il Mediterraneo era un melting pot di culture.  Colombo potrebbe benissimo essere stato di origine ebraica sefardita e la sua famiglia essersi stabilita a Genova in passato e convertitasi al cristianesimo, fenomeno altrettanto diffuso.  Ma alla fine, cambia davvero qualcosa?”.

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