Scuola, il caso italiano dell’esercito dei 250mila precari a vita

Ancora oggi si sta attingendo per l’immissione in ruolo al concorso 2016. Otto anni di attesa e il senso di prevaricazione degli insegnanti.

Roma – Nella scuola italiana ci sono insegnanti precari a vita, o quasi! Come ogni anno la scuola presenta il solito problema: tanti insegnanti non stabilizzati e il ricorso ai supplementi, altrimenti l’anno scolastico non si completerebbe. L’anomalia più vistosa, un vero e proprio “caso italiano”, è rappresentata dai vincitori di concorso ma, ancora, precari. E’ il caso di coloro che hanno superato le prove di idoneità del 2020, tenutesi nel 2022 a causa della pandemia e di quelli del 2023.

Pare che i posti da coprire ci siano, ma non si sa per quale arcano motivo siano stati messi in “frigorifero” dal ministero, in vista di un ulteriore, futuro, concorso. Malgrado si sia concluso l’iter burocratico per insegnare: laurea, raggiungimento dei 24 CFU (Crediti Formativi Universitari), concorso pubblico, ci si ritrova con un pugno di mosche in mano. Come se non avessero superato nessuna prova, si ritrovano ad ingrossare l’esercito di 250 mila insegnati precari, senza i quali la scuola potrebbe pure chiudere i battenti. Queste distorsioni della burocrazia sono tipicamente italiane. Nella spiacevole situazione sono precipitate circa 30 mila persone, che nonostante abbiano superato le prove del concorso ordinario 2022 per l’immissione in ruolo, non hanno ottenuto un punteggio abbastanza elevato per avere subito una cattedra. Così questo esercito di “idonei all’insegnamento, ma non vincitori di concorso” è stato inserito in un elenco a parte, a cui gli Uffici scolastici regionali traggono il personale docente per essere stabilizzato.

Già la… finezza lessicale tra “idoneità all’insegnamento” e “vincitori di concorso” sarà stata partorita da qualche mente perversa, perché se si è idonei all’insegnamento, si deve insegnare senza se e senza ma! D’altronde cosa aspettarsi dalle istituzioni se qualche decennio fa l’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, nel 2009, dichiarò che queste finezze per un giurista rasentano l’orgasmo? Secondo il Movimento “Idonei 2020 per il ruolo, gli invisibilil’aspetto più negativo è che gli idonei del 2020 si trovano sorpassati nelle graduatorie sia dai vincitori dei concorsi precedenti che da quelli del 2023, bandito secondo le disposizioni del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e da quelli del concorso prossimo. Questi poveri cristi rischiano di restare precari a vita, visto che ancora oggi si sta attingendo per l’immissione in ruolo al concorso 2016. Otto anni, una quisquiglia! E’ facile immaginare il senso di prevaricazione subita sulla propria pelle da chi pur idoneo al concorso, non avendolo vinto, non viene stabilizzato. In questa situazione si trovano anche coloro del concorso 2023, perché non si accede né a una graduatoria di merito per le immissioni in ruolo, né all’abilitazione all’insegnamento.

Ci si trova, dunque, che dopo aver superato tutte le prove, nei fatti si ha meno di zero. Si è idonei ad insegnare, ma non a farlo a tempo indeterminato. Secondo i dati a disposizione del Movimento i posti, in realtà, ci sarebbero e potrebbero essere coperti dagli idonei dei 2020 e del 2023. Invece si preferisce bandire altri concorsi con relativo esborso di risorse pubbliche. A chi giova tutto questo? Ah, saperlo! L’unica certezza che si ha è che la scuola è allo sbando, con le solite criticità disorganizzative e coi soliti problemi che si ripetono come una “coazione a ripetere”. Quest’ultima, come recita qualsiasi manuale di psichiatria è una “tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze”. L’aspetto più drammatico è la constatazione che porsi in situazioni negative non è frutto di tendenze inconsce, ma di una volontà intenzionale!

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