La luce nel fondo del tunnel si fa sempre più vicina. Questo può essere uno dei significati della seconda Pasqua in zona rossa nazionale. La cronaca di questi giorni ce ne ricorda altri aspetti molto importanti.
Roma – Secondo anno di Pasqua in casa. Chi mette il naso fuori dall’uscio potrà farlo con autocertificazione al seguito e giustificando lo spostamento che, grazie ai fattori epidemiologici in miglioramento, è consentito anche per raggiungere parenti e amici nell’ambito della propria regione.
Un’altra Pasqua diversa che non dobbiamo vivere come una iattura ma come un’occasione di riflessione sulla catastrofe epocale che ci ha travolto e che può trovare nel mistero della Resurrezione e nella parola di Cristo molteplici spiegazioni.
Oggi abbandoniamo, per un giorno, la politica ma non la visione dei fatti che accadono intorno a noi. Dopo la veglia pasquale di stanotte il Santo Padre celebrerà la santa messa alle 10 a cui seguirà alle 12 la benedizione Urbi et Orbi. Le celebrazioni saranno visibili in diretta su Rai 1 e Tv2000. Ci piace ricordare le parole di speranza del Papa a proposito della pandemia e degli orrori che si è trascinata dietro:
“…La Pasqua ci dice che Dio può volgere tutto in bene – ha detto Sua Santità – e questa non è un’illusione, perché la morte e resurrezione di Gesù non è un’illusione, è verità. Che con Lui possiamo davvero confidare che tutto andrà bene. Ecco perché il mattino di Pasqua ci viene detto: Non abbiate paura! In queste settimane di apprensione per la pandemia che sta facendo soffrire tanto il mondo tra le tante domande che ci facciamo, possono essercene anche su Dio: che cosa fa davanti al nostro dolore? Dov’è quando va tutto storto? Perché non ci risolve in fretta i problemi? Sono domande che noi facciamo su Dio…”.
“…La Croce è la cattedra di Dio – ha osservato Bergoglio – ci farà bene stare a guardare il Crocifisso in silenzio e vedere chi è il nostro Signore: è Colui che non punta il dito contro qualcuno, neppure contro coloro che lo stanno crocifiggendo, ma colui che spalanca le braccia a tutti, che non ci schiaccia con la sua gloria ma si lascia spogliare per noi, che non ci ama a parole ma ci dà la vita in silenzio; che non ci costringe ma ci libera, non ci tratta da estranei ma prende su di sé il nostro male, prende su si sé i nostri peccati…”.
La Pasqua è anche tradizione e cultura. Anche cultura della buona cucina che, negli anni, si è modificata a vantaggio di cibi più sani e meno dannosi per la salute grazie anche ai progressi della scienza dell’alimentazione che ci aiuta a mantenerci in forma senza rinunciare alle ricette della nonna.
Una nota stonata però proviene da un fatto di cronaca che ha fatto scalpore e che deve far riflettere anche chi non intende rinunciare ai piatti a base di agnelli e capretti. Questi ultimi animali, ormai in larga parte, giungono in Italia dall’Est europeo compiendo lunghissimi viaggi in spazi angusti e sottoposti a sofferenze indicibili.
La denuncia è stata diramata dagli investigatori di Animal Welfare Foundation (AWF) e dalle Guardie Zoofile dell’Enpa. Giorni addietro gli animalisti hanno seguito tre camion che trasportavano migliaia di agnelli di solo alcuni mesi provenienti dalla Polonia e Romania. Con loro c’erano anche tre europarlamentari, Tilly Metz, Caroline Roose e Thomas Waitz, membri della Commissione di inchiesta sul trasporto di animali vivi presso il Parlamento europeo.
Uno degli autisti polacchi è stato fermato dalla polizia italiana e sanzionato con 1.300 euro di multa mentre gli altri colleghi hanno confessato le condizioni terribili a cui sono sottoposti questi poveri animali che, in gran numero, non arrivano a destinazione per aver sofferto la sete o per essere rimasti schiacciati dai propri simili durante una frenata o morti di fame. A Pasqua accade anche questo e siamo certi che di agnelli e capretti potremo farne a meno nel prossimo futuro.
“…Il credo di De Gasperi assume oggi, nella stagione della pandemia, un significato e un rilievo essenziale per il futuro del Paese – ha detto il presidente Mattarella – che gli è riconoscente per la sua opera di artefice della ricostruzione morale, civile, economica, democratica, dopo la tragedia della guerra voluta dal fascismo. Ricostruzione, ripartenza, rinascita sono parole di allora che ricorrono in questi nostri giorni, in cui siamo duramente impegnati nel contrasto alla pandemia, con lo sguardo rivolto al futuro…
…De Gasperi ebbe il coraggio di scelte difficili. Assunse la carica di Capo dello Stato in seguito ai risultati del referendum del giugno 1946, ponendo fine a ambigue esitazioni di parte monarchica e ponendo fine così a ogni incertezza insidiosa per la sopravvivenza stessa dello Stato italiano. La sua capacità di visione contribuì a sviluppare il capitale di libertà conquistato con la Resistenza in un ordinamento pienamente democratico, in una politica orientata alla lotta alla miseria, all’analfabetismo, al superamento di fratture sociali impedimento alla crescita del Paese…”.