Renzi l'ha fatta grossa ma Conte sembra tirare dritto per la sua strada sino al bivio: maggioranza in Parlamento o tornare da Mattarella.
Roma – La gestione della crisi politica procede assai velocemente. Lo testimonia la visita di Conte al Quirinale ed i febbrili incontri politici. Il presidente del Consiglio non perde tempo e riceve il capo delegazione del Pd Dario Franceschini, sente telefonicamente il segretario democratico Nicola Zingaretti e discute con i suoi del M5S che sono tutt’orecchi.
Da quanto trapela la posizione del Pd è quella di cercare un accordo all’interno della maggioranza, magari per arrivare ad una crisi lampo e ad un nuovo governo presieduto dallo stesso Conte. L’arcinoto Conte Ter.
Non sono passate neanche ventiquattro ore per far decantare il ceffone di Matteo Renzi, che già si studiano le future mosse mentre si continua a ragionare con i partiti di maggioranza sul da farsi. Si studia anche l’eventuale possibilità di presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un largo appello alle responsabilità.
In questo caso però si potrebbe scapparci la caduta dell’esecutivo che non consentirebbe alternative alle dimissioni nelle mani di Mattarella.
Comunque il premier Giuseppe Conte, nel primo Consiglio dei ministri senza Italia Viva, non ha mostrato nessuna intenzione di fare dietrofront, trattando ormai Matteo Renzi da avversario e presentandosi ai responsabili dei dicasteri con la decisione di andare avanti. Senza il partito che se n’è andato via.
In questo caso sarebbe improbabile il tentativo di far rimanere in piedi il governo. Ancora troppa acredine fra i due contendenti. D’altronde Conte e Renzi si sono sempre mal sopportati. Mai andati realmente d’accordo se non per conto terzi. Ma adesso per l’avvocato del popolo la partita si fa veramente difficile.
L’altro ieri Pd e M5S hanno già riunito i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c’è chi, come una parte dei Democratici, ha ancora dubbi sull’ipotesi di sostituire Italia Viva con un gruppo di “responsabili”. Pare che Mastella, al di là delle dichiarazioni, non sia in grado di assicurare la posizione di alcuni parlamentari. E non potrebbe.
Troppo presto ancora. Le opposizioni intanto hanno chiesto la sospensione dei lavori dell’Aula della Camera e sollecitano la presenza di Giuseppe Conte per comunicazioni sulle dimissioni dei ministri di Italia Viva.
Il filo con l’ex presidente del Consiglio sembra inesorabilmente rotto. Comunque nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari di Iv con Renzi. Adesso si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida, della crisi in maggioranza, come se il “Conte Ter” non fosse ancora un’opzione archiviata.
Sedersi a un tavolo per il rilancio di un patto di legislatura sarebbe ancora possibile ma la convinzione di molti è che si vada verso la conta in Aula. Solo così, forse, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani potrebbe esserci. Nel frattempo Italia Viva tiene aperta la porta del dialogo. Hai visto mai?
La linea politica viene riferita dal ministro dimissionario per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, la quale rincara la dose: “…La maggioranza c’è quando sostiene un progetto di governo. Abbiamo ritenuto di uscire e di dare le dimissioni in modo inedito, per ricostruire un progetto di governo per il Paese che sia utile e realizzabile. Le mie dimissioni sono lo spazio attraverso il quale si può riprogettare il Paese, attraverso un tavolo di lavoro sempre rimandato, che finalmente, se si vuole, può riaprirsi. Non si può certo più rimandare, proprio perché siamo in una situazione di emergenza, bisogna agire, il tema non è Conte ma la risposta politica…”.
“…Tra le condizioni poste – continua la Bonetti – quella del MES è per noi di Italia Viva dirimente ed è l’unico nodo da sciogliere per restare in maggioranza. In sostanza si deve, almeno, discutere dell’utilizzo del “Fondo Salva Stati”. Se ci sono le “condizioni politiche”. Beninteso.
Le opzioni sul tavolo di Conte, comunque, non sono molte.
In buona sostanza, una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv, Conte la deve pur prendere: dimettersi per tentare un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza.
Lo stesso presidente Mattarella invita a fare presto, a non avvitarsi sulle beghe personali ed avviarsi verso una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento, l’obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo.
Peraltro chi avrebbe avanzato la soluzione di considerare la proposta di Dario Franceschini premier sarebbe poi tornato sui suoi passi. E meno male. Intanto il premier ha convocato il Cdm sullo scostamento di bilancio. Una decisione che prelude ad un nuovo colloquio con il Capo dello Stato. Il resto è tutta un’incognita.
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