La pandemia ha messo a nudo decenni di inefficienze nella sanità pubblica alle quali non si vuole porre rimedio, Decine ancora le strutture sanitarie complete e inutilizzate. Il diritto alle cure per le altre malattie.
Roma – La situazione che si sta vivendo è molto particolare e solo con il buon senso si potranno superare le difficoltà derivanti dall’aumento dei contagi. Gli ospedali sono in sofferenza ed ancora si fa polemica sull’andamento della curva epidemiologica e per il colore della zona attribuita a qualche Regione “ribelle“. Infatti il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri ricorda a tutti di stare attenti, non abbassare la guardia ed evitare polemiche sterili.
Dal suo punto di osservazione il dottor Sileri dichiara di essere come “in guerra e non si immagina, neanche, la sofferenza che provo quando penso a 38mila morti, ai miei colleghi deceduti, a coloro che mi chiamano tutti i giorni per dirmi di fare zone rosse”.
Il virus purtroppo si sta diffondendo a velocità sostenuta e ciò che si percepisce è, comunque, diverso dalle percentuali e statistiche diffuse. I numeri che sono arrivati da alcune regioni hanno costretto il ministro Speranza a stringere la cinghia ad Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana trasformate in zone arancioni. E pare che ce ne saranno altre di regioni rosse, fra qualche giorno. Insomma bisogna stare in campana.
Così anche Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute, afferma che serve un lockdown più generalizzato (stessa cosa ripete l’ordine nazionale dei medici) perché ”la situazione è drammatica, a volte tragica, in continuo peggioramento e necessita di assoluti interventi rapidi. Bisogna che ci uniamo tutti quanti per affrontare quella che si profila come una tragedia nazionale di persone che non possono essere curate dall’infezione del Covid, così come non possono essere curate per le malattie cardiovascolari. Il virus si sta muovendo con una rapidità enorme”.
Fortunatamente il passo in avanti dei 21 indicatori è importante perché evita di far perdere tempo, che poi significa più malati, più morti e più situazioni insostenibili negli ospedali. In questo contesto certamente non aiuta ascoltare e vedere i cosiddetti “negazionisti” che affrontano la virulenza dell’infezione con incoscienza e senso di irresponsabilità.
Certamente si sente il bisogno, immediato, di meccanismi d’intervento rapidi in grado di evitare che malati e morti aumentino oltre misura. Ecco il reale perché di una restrizione in campo nazionale. D’altronde non si possono vedere immagini di persone senza mascherine e che non rispettano la distanza di sicurezza. Ormai diventa un gioco al massacro e senza il rispetto delle più elementari norme di protezione quel gioco rischia di trasformarsi in catastrofe. Poi ci sono gli errori da correggere.
Pensiamo a decine di strutture ospedaliere chiuse da poco o nuove di pacca, e mai entrati in funzione ma completi di tutto, che rimangono chiusi e che potrebbero essere impiegati. Poi pensiamo alla carenza dei medici: come non tornare sull’argomento del numero chiuso a medicina per tutti questi anni? Come non pensare ai danni che hanno fatto le baronie? E che dire di quella storia, ormai diventata leggenda, che dichiarava abilitati tutti i neolaureati nella primavera scorsa grazie all’emergenza Covid? Vero o falso? Lasciamo stare ma ne stiamo pagando lo scotto.
Come l’estate appena passata quando, presi dall’entusiasmo e dalla leggerezza estiva abbiamo contribuito, più o meno tutti, a mollare l’attenzione ritenendo che il virus fosse ormai un triste ricordo. Da Nord a Sud, beninteso. Notevoli le stesse critiche sulla gestione del territorio campano, tanto per fare un esempio, provenienti dal primo cittadino di Napoli:
“…Se la situazione degli ospedali è drammatica, come appare dalle testimonianze raccolte, vuol dire che probabilmente chi ha dichiarato zona gialla la Campania ha sbagliato – ha detto il sindaco De Magistris – forse anche perché tratto in errore da dati non attuali, precisi e corretti. A questo si aggiunga che le persone in zona gialla non ricevono i ristori di chi si trova in zona rossa, così la città di Napoli sta subendo un danno enorme non certo per colpa dei napoletani...”.
E ci fermiamo qui per evitarvi il sermone che ormai impera dappertutto. Il vero dramma, infine, non è tanto il virus ma la sanità pubblica italiana ormai al collasso. La gente continua a morire di Covid, in minoranza, ma anche di cancro, d’infarto e ictus perché gran parte delle specialistiche “marcano visita” e disdicono gli appuntamenti con i pazienti. Le responsabilità politiche sono chiare ma non possiamo pagare sempre noi l’inefficienza, quando non per le malefatte, di chi ha sbagliato e continua a sbagliare.
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