Le dimostrazioni di protesta dilagano in tutta Europa e in Italia la situazione potrebbe degenerare se non arriveranno al più presto i ristori promessi dal Governo Conte.
Roma – Non accennano a diminuire le proteste contro le chiusure, già in atto o imminenti, stabilite dai diversi governi nei paesi europei per far fronte al diffondersi del virus. La seconda ondata sta travolgendo l’Europa e le restrizioni ancora più rigide esasperano la gente. In Italia, dopo gli scontri dei giorni scorsi a Napoli, Torino, Milano, Trieste è toccato a Firenze e Roma dove le manifestazioni sono sfociate in violenti scontri tra manifestanti e polizia.
Mentre il Bel Paese si divide con i colori di un semaforo, l’insicurezza del lavoro cammina di pari passo con la precaria situazione sanitaria. Comuni cittadini, commercianti, dettaglianti, ristoratori e partite Iva protestano contro le chiusure forzate a macchia di leopardo che mettono in crisi le attività produttive e di conseguenza le famiglie.
Si teme che proteggere le famiglie abbia un costo troppo alto, proprio in termini economici. Ma l’Italia non è l’unica, anche negli altri paesi europei la situazione non è delle migliori. In Spagna la manifestazione più imponente si è verificata a Barcellona, la più violenta a Madrid dove gli scontri hanno provocato 12 feriti, tre dei quali agenti, e 32 arresti.
La polizia ha dovuto usare i manganelli per disperdere i partecipanti. In diverse città spagnole le proteste si sono trasformate in disordini violenti con vetrine distrutte e saccheggi. Il 24 ottobre a Londra la polizia ha dovuto allontanare i manifestanti sollecitandoli a tornare a casa perché non stavano rispettando il distanziamento sociale durante la manifestazione contro il lockdown.
Sfilando per Oxford Street scandendo slogan pro-libertà i manifestanti invitavano i passanti a togliersi le mascherine. Negli stessi giorni, in Germania, ancor prima dell’annuncio ufficiale della serrata da parte della cancelliera Angela Merkel, per le vie del centro di Berlino una manifestazione di negazionisti è degenerata dopo pochi minuti. A Varsavia, il 30 ottobre scorso, decine di migliaia di manifestanti provenienti da tutta la Polonia si sono radunati sfidando le misure anti-Covid per una giusta causa.
La Corte Suprema, il 22 ottobre, ha ulteriormente limitato le possibilità di interrompere in maniera legale una gravidanza riservando l’intervento chirurgico solo nei casi di stupro, incesto o minaccia per la salute. In Francia nonostante i gravi episodi di terrorismo e il picco massimo di contagi, dopo che il presidente Macron ha annunciato la chiusura forzata di Parigi nel weekend la capitale francese non si è svuotata e le immagini mostravano il mercato Barbés affollato.
Non è escluso che possano esserci ulteriori proteste com’è avvenuto per la stretta sulle pensioni. Persino a Lugano, nella civilissima Svizzera, nonostante gli infetti siano in aumento tanto che Ginevra è stata costretta ad un mini lockdown, una trentina di persone si è radunata in Piazza Molino Nuovo per protestare contro le misure restrittive imposte per cercare di frenare il diffondersi del virus.
I Molinari, come sono stati definiti i dimostranti svizzeri, si sono comportati da autentici vandali esponendo striscioni, gridando slogan contro il governo senza perdere occasione per imbrattare i muri con le vernici di bombolette spray. In tutta Europa è follia collettiva.
Non tutti comprendono l’emergenza sanitaria delicata che stiamo vivendo. Non tollerano le limitazioni alla libertà individuale. Ai negazionisti si affiancano coloro che, pur comprendendo e condividendo le incertezze per la pandemia in corso, sono preoccupati per le loro già magre risorse economiche e per le loro attività con le quali già stentano ad arrivare a fine mese. In casa nostra la situazione potrebbe volgere al peggio specie se non arriveranno subito i promessi ristori.
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