ROMA – E SE I SOLDI DEL RECOVERY FUND NON ARRIVASSERO? ALTRO CHE DEFAULT

Stiamo facendo i famosi conti senza l'oste. Prima della primavera 2021 i quattrini del Recovery Fund non arriveranno. E se rimanessimo senza, che fine farebbe l'economia italiana?

RomaStiamo spendendo ed impegnando risorse senza la previsione di un domani. Se dovessero mancare, per un qualsiasi motivo, i fondi del Recovery Fund e del Mes, saremmo all’accattonaggio istituzionale. Comunque l’’Italia c’è e non permetterà a nessuno di ritardare l’attuazione del Next Generation Eu, il pacchetto di risorse economiche predisposto dalla Commissione Europea per arginare l’impatto della crisi economica scaturita dall’emergenza pandemica.

Un pacchetto che assegna all’Italia 209 miliardi, ma il braccio di ferro tra i 27 Paesi Ue potrebbe rallentare la messa in campo delle risorse. È quanto ha sottolineato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una conferenza stampa a Bruxelles durante quale ha fatto il punto della seconda giornata del Consiglio straordinario Ue. La legge di bilancio può essere definita come lo strumento legislativo d’attuazione delle linee programmatiche a medio termine, dettate dalla politica.

In buona sostanza è uno strumento contabile di tipo preventivo che il governo presenta al Parlamento, per indicare gli obiettivi in termini di spesa pubblica ed entrate. In particolare in materia di sanità, fisco, pagamenti elettronici, ambiente, famiglia e lavoro. Tutto ciò, insomma, che coinvolge direttamente ogni cittadino, a qualunque fascia di reddito appartenga e qualsivoglia tipologia di lavoro svolga.

Il governo, con una notevole percezione di sé ovvero con una buona dose di autostima, per la prossima legge di bilancio prevede una manovra in deficit di circa 22 miliardi. In sostanza quasi un punto e mezzo del Pil per finanziare le prossime misure allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia. Già dal Def se ne possono ricavare gli intendimenti. Le priorità, a parole e secondo le previsioni, sarebbero la riforma del fisco e l’assegno unico per le famiglie.

Certamente molte risorse andranno a sostenere i cosiddetti costi fissi, per esempio le spese relative al mantenimento delle missioni all’estero e della P.A. in genere ma anche il taglio del cuneo fiscale e la proroga di alcune misure legate all’emergenza sanitaria. In primo luogo la cassa integrazione ed il potenziamento degli ospedali. Purtroppo, almeno in questa fase, non si parlerà di riforma previdenziale. C’era da spettarselo, troppa carne al fuoco.

Del resto se non arriveranno i soldi del Recovery Fund la liquidazione coatta diventerà una tristissima realtà. Il governo, peraltro, dovrà presentare il Recovery Plan, ovvero il piano nazionale di Recupero e Resilienza dell’Italia, propedeutico al fondo di recupero. Certamente il bilancio 2021 sarà una incognita, soprattutto riguardo le coperture che vengono meno a causa della vertiginosa caduta del Pil. Senza i fondi europei ci saranno pesantissime ripercussioni sulla legge di Bilancio: 40 miliardi di euro, divisi più o meno a metà fra la manovra classica e la spinta dei fondi europei.

Il cuore della manovra, accanto a un elenco piuttosto nutrito di spese considerate “obbligate” che non si limitano alle classiche uscite indifferibili, spazia su diversi settori nevralgici. Parlare in questo momento nero di riforma fiscale è angosciante, almeno fino a quando non vi sarà una riduzione delle aliquote che comportino una flessione dell’attuale pesantissima pressione fiscale.

Infatti, fino a quel momento, non si potrà parlare di vera riforma. Lo abbiamo ripetuto più volte: necessita una concreta rimodulazione delle aliquote. Basta con circolari e normative interne. Occorre urgentemente una riforma radicale del Fisco, non più differibile.

Al via il Recovery Plan. Nell’attesa un bel terzo scostamento di bilancio che vale milioni e milioni di euro

A proposito di ottimismo il Governo ha chiesto ed ottenuto dal Parlamento un terzo scostamento di bilancio, per far fronte alle spese legate al Covid. Tanto per comprendere meglio, il provvedimento equivale a tre manovre di bilancio ordinarie annuali. La speranza è l’ultima a morire ma la situazione politico-economica lascia presagire ulteriori sorprese. Purtroppo.

 

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