Contro la misura targata M5S anche la Cgia di Mestre: “Con i 122,6 miliardi spesi si potevano costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici”.
Roma – Il conto lasciato dal Superbonus “continuerà a pesare sulle casse dello Stato per i prossimi quattro-cinque anni per oltre 30 miliardi di euro all’anno. Un macigno, anzi un fardello, come lo ha definito Giorgia Meloni, lasciato in eredità dal governo Conte e che ha complicato non poco la vita della nuova inquilina di Palazzo Chigi e del suo ministro dell’Economia”. Giancarlo Giorgetti alla fine del G7 a Stresa, picchia duro contro il disastro targato M5S, e dice “chi lo difendeva ora un po’ si vergogna, e man mano che si va avanti si capisce sempre di più come quel ‘gratuitamente’ sbandierato da alcuni in campagna elettorale sia in realtà un costo altissimo che tutti gli italiani, anche quelli che non hanno una casa, dovranno pagare per un provvedimento che ha favorito soprattutto chi di case ne aveva più d’una”.
La premier lo ha già spiegato ricordando che il “conto di tutti i bonus edilizi dal 2020 a oggi è pari a 219 miliardi di euro. È più dell’importo dell’intero Pnrr (194,5 miliardi), soldi che sono stati tolti a lavoratori, famiglie, scuola, sanità. Per non parlare delle truffe, le irregolarità certificate sono pari a 17 miliardi di euro”. Secondo la Cgia di Mestre, con i 122,6 miliardi spesi per il solo Superbonus si potevano costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici (con un costo di 100mila euro a immobile), risolvendo così, almeno in parte, l’emergenza abitativa che colpisce, secondo il Censis, 3,5 milioni di persone. Una provocazione, certo. Eppure il senso dell’analisi della Cgia è chiaro: investendo nelle case popolari si sarebbe fatta una vera redistribuzione a favore delle classi sociali meno abbienti.
“Invece – e il paradosso è che a ideare il Superbonus prima, e a difenderlo poi, sono stati proprio il Movimento 5 Stelle e il Pd – l’operazione è andata in senso diametralmente opposto. Ovvero avvantaggiare le famiglie più benestanti, che si sono potute rifare la casa a spese della collettività. Un aspetto, quello relativo alla natura regressiva dell’incentivo edilizio, sottolineato in diverse occasioni da Bankitalia e analizzato nel dettaglio dalla Corte dei Conti. Secondo la magistratura contabile, infatti, le detrazioni per il risparmio energetico riportate nelle dichiarazioni dei redditi Irpef relative al 2021 hanno interessato il 5,6 per cento dei contribuenti con meno di 40mila euro di reddito e il 37 per cento circa di quelli con oltre 150mila euro.
Una situazione disastrosa lasciata dal bonus che anche l’osservatorio dell’Oxford Economics, leader nelle previsioni economiche globali e nelle analisi econometriche, ha bollato come “peggiore misura di politica fiscale adottata in Italia negli ultimi dieci anni”. In un report pubblicato recentemente, il giudizio sull’incentivo per il settore edilizio varato da Giuseppe Conte è durissimo: “inizialmente questa tipologia di bonus – si legge nel dossier – sono stati implementati come misura anticiclica dopo la pandemia ma sono continuati durante un periodo in cui l’economia è cresciuta in modo piuttosto forte“. Questo è il problema secondo l’analisi degli esperti di economia. E le previsioni per il futuro sono ancora più catastrofiche.
Parole durissime che, se non altro, vanno a rafforzare lo scenario disastroso perfettamente descritto dal ministro Giorgetti. “Il quadro tendenziale – ha spiegato giorni fa il titolare dell’economia – aggiornato rispetto alle dinamiche delle nuove previsioni di politica economica e all’impatto, ahimè devastante, del Superbonus e simili, fa sì che, a parte il consolidato indebitamento netto del 7,2% del 2023, le previsioni ci dicono 4,3 per il 2024, 3,7 per il 2025, 3 nel 2026 e 2,2 nel 2027”.