Speriamo di sbagliarci ma se tanto ci dà tanto l'accettazione del Recover Fund potrebbe portarci ad una situazione di disagio addirittura superiore a quella sopportata dalla Grecia. Le previsioni scure sono degli esperti.
Bruxelles – Gli effetti del Recovery Fund saranno più duri di quelli Troika in Grecia? Probabilmente sì. A sostenerlo, però, non è il fronte sovranista e antieuropeista, ma una delle firme più importanti del Financial Times: Wolfgang Munchau. Secondo l’economista, la pericolosità finanziaria del Recovery Fund supera quella della Troika in termini di controllo sulle politiche economiche dei singoli Stati. Non solo, a fare paura dovrebbe essere anche il meccanismo tramite il quale i contributori netti al programma possono controllare l’adesione ai programmi di riforme dei percettori netti. In poche parole, stiamo parlando del famoso freno d’emergenza voluto da Mark Rutte.
“…Politicamente – sostiene Munchau – è un grosso problema se un Paese dell’Ue si oppone all’erogazione dei fondi ad un altro Paese dell’Ue a causa del sospetto di una scorrettezza…In termini di percezione dell’interferenza questo è peggio della Troika…”. Il giornalista inoltre dedica maggiore attenzione all’Italia e avverte: “…A meno che non ci sia un grande cambiamento nella politica italiana, dubitiamo fortemente che l’Italia soddisferà le condizioni così come intese dai Paesi del Nord Europa…”.
Wolfgang Munchau successivamente si sofferma ad analizzare anche il problema del requisito del 30% di investimenti “green”. Secondo il giornalista questa condizionalità potrebbe presto diventare una farsa, dato che non esistono prove concrete sull’adempimento di questo criterio da parte degli esecutivi. I governi nazionali finiranno per monitorare le reciproche spese. “…Troveremo Mark Rutte a commentare quanto efficientemente l’Italia spende i suoi soldi…” assisteremo a “…Giornalisti dei Paesi del Nord che si sposteranno nelle capitali del Sud Europa per indagare su frodi e appropriazione indebita dei fondi. Gli olandesi faranno confronti tra la loro età di pensionamento con quella degli italiani…”.
Una previsione allarmante quella lanciata dall’illustra penna del Financial Times, che se dovesse realizzarsi porterebbe l’Italia ad attraversare burrascose crisi economiche e impopolari politiche di austerity.
Due anni fa il Macroeconomic Policy Institute (IMK) stilò un interessante analisi sugli effetti delle politiche restrittive imposte dalla Troika in Grecia. Gli inquietanti dati che ne emersero fotografarono esattamente cosa intendesse l’Europa politica per misure anti-crisi: i salari scesero del -38%, la percentuale di povertà aumentò al 35%, mentre la disoccupazione schizzò al 40%. Gli effetti furono devastanti anche dal punto di vista sociale: i primi tagli vennero fatti sulle pensioni, abbassandole di circa il 45%, mentre la mortalità infantile e i nati morti aumentarono rispettivamente del 43% e del 20%. Come in ogni debacle economica ci fu un’impennata funesta anche dei suicidi: +56%.
Allora la domanda sorge spontanea: abbiamo forse cantato vittoria troppo presto, quale sarà il futuro dell’Italia?
RECOVERY FUND? UNA TRAPPOLA CHE NON È SFUGGITA AGLI EUROSCETTICI.