Entrambi i medici sono accusati di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. Il prossimo passo sarà quello dell’incidente probatorio dove le parti in causa cercheranno di provare quanto sostenuto. Beatrice attende giustizia.
Palermo – Beatrice merita e avrà giustizia. Benedetta Bua e Marco Morici sono determinati ad andare fino in fondo per avere giustizia per la loro figlioletta morta a soli 5 mesi dopo un intervento chirurgico che, sulla carta, doveva essere di routine. Beatrice Morici nasceva a Palermo il 2 marzo del 2018. E’ una bimba bellissima, sorridente e con grandissimi occhi azzurri. Già nel periodo di gravidanza della madre i medici riscontravano che la piccola era affetta da un DIV (un buchetto tra due ventricoli). Nonostante il problema cardiaco la bimba è in salute e cresce bene. Nel giugno del 2018, però, i medici decidono di operarla all’ospedale San Vincenzo di Taormina, presso il Centro pediatrico di riferimento nazionale Bambin Gesù divisione cardiochirurgia.
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Ed è qui che inizia il calvario per Beatrice ed i suoi genitori. Prima di essere operata l’equipe medica stabilisce di effettuare un’angio-Tac. Si procede così con l’intervento chirurgico che sarebbe dovuto durare all’incirca 4 ore ma in quella sala operatoria la piccola Beatrice sarebbe rimasta per ben 12 ore. “…Quando è terminato l’intervento – raccontano Marco e Benedetta – ci hanno detto che a Beatrice mancava l’arteria polmonare sinistra e soprattutto che quella Tac era risultata illeggibile. Perché operare una bambina senza l’unico esame che avrebbe chiarito la situazione e quindi la diagnosi? Perché allora non ripetere l’esame, per essere certi di far bene, considerando che Beatrice non era in pericolo di vita?..”.
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Sono domande che tormentano i genitori i quali non si spiegano il perché i medici non avessero riferito loro della Tac poco chiara e chiedono di sapere cosa sia realmente accaduto all’interno di quella sala operatoria. Due ore dopo l’intervento Beatrice aveva un arresto cardiaco. La bimba veniva rianimata ma il suo cuore si era fermato. I medici decidevano di trasportarla con un C-130 dell’aeronautica militare a Roma, presso l’ospedale Bambin Gesù. Qui rimane 2 mesi in coma. Il 30 agosto muore per insufficienza organica. Il suo cuore non si era più ripreso e i suoi organi avevano ceduto. Da un punto di vista processuale inizialmente sul caso vengono aperti due fascicoli: uno dalla Procura di Roma e uno da quella di Messina. Prima che arrivasse l’esito dell’autopsia, la Procura siciliana aveva richiesto l’archiviazione del caso ma la battaglia dei genitori e una lettera sentita e accorata scritta da Benedetta ed indirizzata al Gip Monica Marino, hanno forse convinto quest’ultima a respingere la richiesta di archiviazione. Sono due i medici iscritti nel registro degli indagati, si tratta del cardiochirurgo Felice Calvaruso e del cardiologo Placido Gitto, entrambi accusati di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. Il prossimo passo sarà quello dell’incidente probatorio dove le parti in causa cercheranno di supportare le prove. Il medico legale ha stabilito che la morte di Beatrice è stata causata da Mods ovvero sindrome da insufficienza multiorgano in esito ad arresto cardiaco post operatorio. Per i genitori non ci sono dubbi sull’errore medico e non vedono l’ora di poterlo dimostrare.
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“…Non c’era urgenza – aggiungono Marco e Benedetta – perché nostra figlia venisse operata così di fretta e in assenza di Tac...” Per l’accusa è palese una carenza professionale per quanto concerne gli accertamenti diagnostici prima dell’intervento chirurgico. Per un momento i due genitori di Palermo avevano temuto per un possibile tentativo di insabbiamento del caso ma la decisione del Gip di Messina li ha rincuorati e adesso sono convinti di poter dimostrare che la morte della loro piccola è da annoverare tra i casi di malasanità. “…Alziamo la voce – conclude la coppia – perché quello che è successo a Beatrice potrebbe accadere a chiunque altro, quindi è giusto che tutti sappiano e che su questa storia non vengano spenti i riflettori…”. Benedetta è una mamma social, su Facebook ha creato la pagina “Beatrice vuole giustizia” che oggi conta oltre 30 mila iscritti. Tanti supportano la causa dei due genitori di Palermo anche con donazioni.
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“…Se c’è qualcuno a cui dobbiamo dire grazie – afferma ancora Benedetta – sono proprio i 30 mila iscritti alla pagina che quotidianamente ci sostengono, cosa che purtroppo non riscontriamo tra le istituzioni…”. Il prossimo 30 agosto sarà il secondo anniversario della morte di Beatrice e, nel ricordo di questo piccolo angelo dagli occhi azzurri volato in cielo troppo presto, sarà organizzata una manifestazione, probabilmente davanti al Tribunale di Palermo, per chiedere, ancora una volta, che sia fatta giustizia.
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