Non sono tempi tranquilli quelli che stanno attraversando le "opposte" fazioni dell'antimafia. Una bagarre impopolare che speriamo si esaurisca al più presto.
Roma – Mafia, antimafia e anti–antimafia. Quella che si sta giocando in questi giorni tra l’antimafia siciliana, rappresentata da Claudio Fava, e quella nazionale presieduta da Nicola Morra, è una partita sulla credibilità. Certo fa specie, e non può essere altrimenti, vedere il presidente di una commissione Antimafia siciliana messo al patibolo da coloro i quali svolgono lo stesso ruolo in Parlamento. Nello stesso giorno in cui il Gip di Messina ha archiviato l’inchiesta bis sull’attentato a Giuseppe Antoci, avviata dopo che la commissione Antimafia aveva presentato diverse ipotesi mettendo in dubbio la dinamica dei fatti così come è emersa nell’inchiesta della Procura. Per il Giudice per le indagini preliminari quelle della commissione regionale Antimafia sono “…Pure elucubrazioni mentali non corroborate da alcun dato probatorio…” e poi afferma:”…La conclusione raggiunta dalla Commissione (ossia che l’ipotesi dell’attentato mafioso sia la meno plausibile) appare preconcetta e comunque non supportata da alcun dato probatorio…”.
Per Claudio Fava non può essere un caso che la sua audizione all’Antimafia nazionale sia arrivata nel giorno della decisione del Gip, un pensiero che non fa altro che alimentare i sospetti. “…Lei è un presidente indegno…” gli ha urlato contro il senatore Mario Giarrusso il quale, tra l’altro, noi di POP avevamo contattato nel maggio scorso per un’intervista in seguito alla relazione finale sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, ma senza mai ricevere risposta (Stessa cosa agli inizi di Gennaio quando si è trattato di saperne di più su una non meglio specificata Commissione contro le Mafie rurali, o qualcosa del genere, e su altra Commissione d’inchiesta sui Bambini Sottratti, poi costituita dalla Lega di Matteo Salvini nei giorni scorsi).
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E mentre Antoci invita Fava a dimettersi, quest’ultimo replica e contrattacca: “…L’antimafia – dice Fava – in questo povero Paese, è diventata una chiesa. E chi non canta messa e non onora i santi va scomunicato. Io messe non ne canto, non credo nei santi e non me ne vado. E a far domande (scomode) e a pretendere risposte (vere) non rinunzio finché avrò fiato. Lor signori se ne facciano una ragione…”.
È, insomma, l’antimafia che scomunica l’antimafia, uno scontro tra titani, due modi diversi di concepire la lotta alla criminalità organizzata, due strade teoricamente identiche ma che, per storia e cultura, non potranno mai congiungersi. Esiste un’antimafia buona e una cattiva? Questo sarà la storia a stabilirlo…
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