Spettro o non spettro la situazione è grave e, stavolta pure seria, purtroppo. Se non cambiamo questo stramaledettissimo modello di sviluppo ne rimarremo schiacciati.
Roma – L’attuale modello di sviluppo economico e politico è giunto al capolinea. Anzi va portato al più presto in rimessa per essere riparato, di più: va sostituito ex novo. La lingua batte dove il dente duole, dice un vecchio adagio, ma negli ultimi tempi veicola anche parole amare, amarissime. E non sono le parole amare di una nota canzone melodica napoletana scritta nel 1911 “core n’grato”, in cui si narra di un amore non corrisposto di una ragazza, Caterina, che mostrava indifferenza al giovane follemente innamorato di lei. In concreto: non si concedeva. Nella limitata terminologia maschile, che ha una sola cosa in testa, è usuale utilizzare la locuzione: non gliela dava! Qui ci si riferisce, invece, a quelle parole al fiele che vengono fuori perché non ce la fanno a restare rintanate nell’animo umano ma hanno voglia di essere sputate contro il mondo intero, di scagliarsi contro un modello di vita ormai insopportabile. Un modello dove i tanti peones sono costretti a mendicare gli avanzi del banchetto preparato dai pochi (secondo dati attendibili meno di 1/3 della popolazione mondiale vive sulle spalle del restante 2/3) novelli rentiers e speculatori finanziari, ingordi a tal punto da dimenticare che non ci sarà scampo nemmeno per loro. Meno male che l’uomo è considerato un animale intelligente: non oso pensare cosa sarebbe stato capace di fare se fosse stato considerato un idiota.
“…Basta produrre, basta con l’economia della crescita continua, ma sostenibilità ambientale, sobrietà nei comportamenti individuali e collettivi, stabilità demografica…”, è il grido d’allarme lanciato da Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, noto per le sue apparizioni nel programma televisivo “Che tempo che fa” e il cui ultimo lavoro ha per titolo: “Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali” editore Einaudi. Invece le istituzioni politiche mondiali hanno continuato come hanno fatto fino ad ora, tetragone a qualsiasi richiesta, sorde alle grida di allarme di tanti scienziati e dell’opinione pubblica più sensibile alle tematiche ambientali, e testarde come muli, ci stanno facendo deragliare come un treno impazzito che termina la sua corsa in fondo al precipizio.
Siamo arrivati al punto di non ritorno: bisogna muoversi, andare in altra direzione, altrimenti siamo fottuti! Strano ma vero (la nota rubrica della settimana enigmistica non c’entra nulla) ma è la locuzione scelta come Manifesto di disobbedienza civile per salvare il pianeta. L’dea si è palesata nella fervida immaginazione di Roger Hallam, l’attivista ambientale gallese, cofondatore di Extinction Rebellion e organizzatore della “federazione cooperativa Radical Routes“. Il primo è un movimento socio-politico non violento per evitare i cambiamenti climatici, bloccare la perdita della biodiversità per cercare di minimizzare il rischio di estinzione umana ed il collasso ecologico. La seconda è una rete di cooperative radicali i cui membri sono impegnati per un mutamento sociale. La rete è costituita principalmente da cooperative di alloggi con varie aderenti (nessuna con più di 17 membri), alcune cooperative di lavoratori e un paio di centri sociali. Si incontrano durante l’anno quattro volte in raduni ed eventi che come funzione sociale un marcato comunitarismo, ma anche potere decisionale su diverse tematiche. Ad esempio: valutare una domanda di partecipazione di una nuova cooperativa¸ richiesta di prestiti o vacanze di rimborso del prestito se si è in difficoltà finanziaria; discussione di atti legislativi relativi all’edilizia abitativa, perché molte cooperative fanno parte della gestione dei consigli locali; discussione e relativa revisione delle condotte radicali; discussione dell’eventuale offerta di nuovi servizi da offrire ai membri; presentazione di nuove cooperative che desiderano unirsi al gruppo; segnalazione del lavoro svolto dalle cooperative e suddivisione in rete del lavoro da svolgere nel trimestre successivo.
Inoltre, c’è un programma parallelo costituito da seminari introduttivi per nuovi gruppi e singoli individui ad ogni incontro. Il raduno di primavera di quest’anno è stato annullato a causa della pandemia, quello estivo previsto per agosto si terrà a Herefordshire, contea dell’Inghilterra nella regione delle Midlands Occidentali. Quello autunnale nel mese di novembre a Leeds, nella contea di Yorkshire, Inghilterra Settentrionale, ospitato da Xanadu, il primo progetto informatico a fare uso di ipertesti, fondato nel 1960 da Ted Nelson e conclusosi solo nel 1998 con la pubblicazione del software completo. Roger Hallam, alla fine dell’anno scorso è finito nell’occhio del ciclone mediatico per le sue affermazioni al periodico tedesco De Zeit, in cui definiva “normale” la Shoah, la cui memoria è diventata paralizzante e criticandone la sua eccezionalità. Milioni di persone sono morte in circostanze terribili e dimenticate. Basti ricordare il genocidio in Congo, alla fine del XIX secolo da parte dei belgi, degli armeni da parte degli ottomani all’inizio del ‘900, gli eccidi dei liberatori “piemontesi” nei confronti delle inermi e inerti popolazioni meridionali per “fare” l’Italia ed altri, di cui, purtroppo, è ricca la storia. Eventi, ahimè, finiti nell’oblio della memoria e quindi considerati inesistenti. Ecco cosa ha inteso dire Hallam nel considerare non eccezionale l’olocausto ma normale. Apriti cielo. Sono scaturite polemiche sia nel suo movimento, per non parlare degli intellettuali mainstream, sia da parte del suo editore tedesco che ha bloccato la promozione del suo libro in Germania.
Radical Routes (itinerari o rotte radicali) può concedere prestiti alle cooperative associate grazie a forme di mutuo soccorso organizzate. Inoltre, riguardano le persone che prendono il controllo dell’abitazione, del lavoro, dell’istruzione e delle attività ricreative. Le cooperative si gestiscono da sole secondo l’originario modello basato su principi di mutualità e solidarietà, senza la necessità di manager, proprietari o padroni. Vuoi vedere che tome tome, cacchie cacchie, per utilizzare un gergo caro all’insuperabile principe della risata Antonio de Curtis, in arte Totò, entrato nel linguaggio comune ad indicare che in modo all’apparenza calmo e dimesso, si riesce poi a raggiungere lo scopo prefissato, ‘ste cooperative stanno rispolverando il famoso motto: “…Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo…” tratto da “Il Manifesto del partito comunista” una delle opere di Karl Marx e Friedrich Engels, commissionata ai due teorici dalla Lega dei Comunisti per diffondere il proprio progetto politico e pubblicata a Londra nel 1848?
Spettro o non spettro la situazione è grave e stavolta pure seria, purtroppo. E non, come scriveva Ennio Flaiano, l’apprezzato autore di elzeviri e arguto umorista del 2° dopoguerra, riferendosi all’Italia: “La situazione è grave, ma non seria”. Urge continuare sulle rotte radicali ma anche promuovere qualcosa di simile alla “mossa del cavallo”. Non è solo il titolo del famoso romanzo storico di Andrea Camilleri, da cui è stata tratta l’omonima fiction televisiva e quello dell’ultimo libro di Matteo Renzi, il “Rottamatore” della politica italiana, che al momento ne è stato rottamato (nemesi storica o legge del contrappasso, chissà) ma è un modo di dire entrato nel linguaggio comune per intendere oltre ad uno spostamento ad elle come nel gioco degli scacchi, anche un abile, improvviso ed inatteso modus operandi che permetta di uscire da una situazione critica. Quale possa essere questa mossa ancora non si sa. L’unica cosa di cui si può essere certi che è la conditio sine qua non per evitare l’estinzione planetaria. Altrimenti siamo fottuti.