DI MAIO LA VITA (ANCHE POLITICA) E’ FATTA A SCALE…

Infatti c’è chi scende, c’è chi sale. Stavolta è toccato al leader partenopeo farsi da parte ma non è detto che il nuovo segretario non sia peggio. Per gli stessi pentastellati, per il Pd e, soprattutto, per il popolo italiano che ne ha le scatole piene di politici “falsi” sprovveduti e incapaci.

ROMA – E’ ufficiale Luigi Di Maio è fuori. Siederà ancora alla Farnesina ma non è più lui il segretario politico voluto o, meglio, benvoluto da Beppe Grillo. L’ex leader partenopeo dalla faccia pulita e dalle iniziative bislacche soprattutto sui social lo ha annunciato alle 17 di oggi 22 gennaio al Tempio di Adriano in piazza Di Pietra durante un discorso, finalmente serio, davanti agli 86 facilitatori eletti in rete con quasi 54mila preferenze sulla base di oltre 101mila iscritti sulla piattaforma Rousseau che, stavolta, ha tenuto la piena dei votanti senza inghippi tecnici. Il suo successore sarà Vito Crimi a cui sarà affidata, al momento, la reggenza nella qualità di membro più anziano del comitato dei garanti ai sensi del vigente statuto del M5S. A Crimi spetterà dunque formulare il nome del nuovo capo della delegazione di governo. E speriamo bene. Il primo ad esternare le proprie opinioni sulla debacle del buon Luigi è stato Zingaretti secondo il quale non ci sarà alcuna ripercussione politica sulla conduzione dell’attuale governo.

Come dire capirai… Al fratello del commissario Montalbano interessa molto di più la stabilità del suo partito e non certo le beghe, chiamiamoli affari interni, di Grillo e compagni che con Di Maio hanno toccato davvero il fondo. Sotto tutti i punti di vista. Infatti qualcuno si attendeva che Di Maio la facesse completa dimettendosi anche da ministro degli Esteri, un incarico di grande spessore e importanza strategica certamente non adatto alla scarsa preparazione culturale e politica del giovane di Avellino che ha fatto tutto ciò che poteva. Male ma tutto ciò che era nelle sue striminzite possibilità. Ma nulla che potesse essere paragonato ai suoi predecessori, anche quelli che hanno mantenuto meno alto il prestigio nel mondo di questo ormai povero Bel Paese. Insomma ormai è fatta e giusto perché i mass media ne hanno dato ampia notizia sennò, per la verità, chi si sarebbe accorto dell’assenza di Di Maio dalla compagine governativa? Luigi Di Maio era stato eletto capo politico il 23 settembre 2017 dopo un voto in rete e poi proclamato leader del movimento sul palco di Italia 5 stelle a Rimini.

In casa Grillo tutti parlano di nuova coesione, di nuovi accordi con l’elettorato, di sopraggiunta maturità e consapevolezza, di rispetto delle regole poiché un uomo solo al comando, come ha detto Ruocco, non è nelle corde del pentastar nostrani. Quest’ultima affermazione, ovviamente, è una bufala bella e buona perché sin quando Di Maio andava bene ai capoccioni di partito (ma anche al Pd) tutto procedeva al meglio (non per gli italiani ovviamente) ed era un solo uomo a tirare avanti la baracca. Quando poi il consenso è venuto meno ed hanno prevalso le stronzate ecco che Di Maio diventa di troppo ed è meglio che se ne vada in nome di un partito, altro che movimento, che alle ripetute falle non perdona. Come tutti del resto. Par di sentirle le parole del comico genovese ripetute non più di qualche mese fa: Di Maio fuori dalle palle? Macchè deve rimanere, è il nostro uomo di punta!.. C’è da dire però che si deve proprio a Di Maio una certa inversione di tendenza nella politica nazionale. Un’inversione che in molti credevano epocale ma che poi non c’è stata. Gli elettori che avevano lasciato il Pd, Forza Italia ed altri schieramenti minori avevano creduto nel 5Stelle come i nuovi rappresentanti di una rinascita e di un riscatto nazionale che, di fatto, si sono trasformati in fallimenti. In tutti i settori a partire dal lavoro, salute, progresso sociale, sviluppo economico, fisco e terzo settore. Fallimenti divisi con la Lega e rinforzati da un Pd asfittico e in fase terminale. Di Maio però c’ha tentato e non c’è riuscito dunque fuori dai cabbasisi, com’è giusto che sia:

”… Da oggi ruoli e compiti per tutti nostri dirigenti – ha detto in sintesi Di Maio – bisogna essere organizzati e presenti sul territorio. Abbiamo il dovere di porci nuove domande e di dare nuove risposte. Il M5S è chiamato ad essere la bussola dei cittadini. Oggi sin chiude un’era, il movimento va riformato. Avevo 26 anni ed ero appena stato eletto come deputato e 20 giorni dopo ero già presidente della Camera dei deputati, il più giovane presidente dell’Italia repubblicana. Ci fidiamo delle persone anche degli sconosciuti… Ciò che ci anima è il fuoco che abbiamo dentro, continueremo a batterci ed a combattere. Abbiamo costruito con i cittadini un futuro in cui sperare…”.

Chi di speranza campa, disperato muore.

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