Massimo Bossetti e Yara Gambisio
BERGAMO – Colpo di scena sulla vicenda della morte di Yara Gambirasio: la Corte d’Assise orobica ha autorizzato la difesa di Massimo Bossetti a nuove analisi su Dna e diversi reperti. I difensori del muratore di Mapello, dopo anni di richieste inevase, hanno ricevuto l’autorizzazione dai magistrati per potere accedere ai reperti biologici e tessutali, ma anche a Dvd e fotografie della scena del crimine, che riguardano tutte le analisi espletate per identificare il responsabile dell’omicidio della ragazzina di Brembate e che, al momento, rimane Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio ovvero in maniera definitiva salvo revisione della Cassazione.
Per gli avvocati difensori si apre dunque un nuovo scenario all’interno del quale si dicono certi di poter dimostrare l’innocenza del loro assistito, per altro sempre sostenuta dallo stesso Bossetti:
“…Credo che sia il primo passo verso un percorso che porterà alla revisione del processo e all’assoluzione di Massimo Bossetti – ha detto l’avvocato Claudio Salvagni – per la prima volta c’è un atto con cui la corte d’Assise di Bergamo ci autorizza ad analizzare reperti e Dna. È una strada ancora decisamente lunga ma è importante aver invertito la rotta…”.
Una decisione, quella della Corte d’Assise di Bergamo, che non ha lasciato basiti soltanto i difensori ma anche tutti coloro i quali sapevano che il materiale biologico contenente il famoso Dna di Ignoto 1, a detta di alcuni magistrati, non era più disponibile nella quantità prevista per una nuova verifica di laboratorio. Adesso, altri magistrati dicono il contrario e autorizzano il prelievo del campione rimasto in frigo presso l’ospedale milanese San Raffaele sin dall’epoca dei due gradi di giudizio. Misteri su misteri che probabilmente nessuno spiegherà mai ma che comunque rimettono in gioco la colpevolezza (o l’innocenza) di un uomo le cui responsabilità non sono state mai dimostrate con certezza schiacciante. I nuovi esami che la difesa chiederà di fare si svolgeranno mediante incidente probatorio dunque alla presenza dei consulenti di tutte le parti in causa. Il noto genetista Massimo Bossetti, consulente della famiglia Gambirasio, tenta di spiegare l’arcano:
“…Il fatto che ci fossero estratti custoditi dal genetista Casari non è una novità – afferma il dottor Portera – lui stesso l’aveva confermato nel processo di primo grado. Il materiale biologico indisponibile riguardava le porzioni intorno alla traccia 31 G20 che ha dato la compatibilità più forte con Bossetti, questo è esaurito. È giusto distinguere quindi quando si dice che non c’è materiale. Lo stesso Casari analizzò queste tracce con i metodi più avanzati e io stesso riscontrai non potessero dare contributi in più rispetto a quelli già noti…”.
Dunque l’indisponibilità di quella “porzione” di materiale biologico era stata decretata da un perito di parte che, a suo “insindacabile” giudizio, ne aveva dichiarato l’esaurimento. Probabilmente qualche giudice avrebbe fatto proprie le deduzioni del genetista rifiutando, più volte, la concessione delle analisi alla difesa di Bossetti che aveva denunciato fermamente la violazione di un diritto passato poi nel dimenticatoio. E’ probabile che con i nuovi metodi d’indagine scientifica sarà possibile giungere a conclusioni diverse ma in quanto al ribaltamento della posizione giudiziaria di Bossetti la strada appare tutta in salita. La Suprema Corte capitolina, nelle motivazioni, si era espressa in maniera lapidaria asserendo che nelle due sentenze di condanna all’ergastolo per Bossetti non c’era stato alcun complotto e non vi erano dubbi che il Dna repertato negli indumenti di Yara Gambirasio appartenesse a Bossetti:
“…Numerose e varie analisi biologiche – scrivevano gli Ermellini in sentenza – effettuate da diversi laboratori hanno messo in evidenza la piena coincidenza identificativa tra il profilo genetico di Ignoto 1, rinvenuto sulla mutandine della vittima, e quello dell’imputato… Del resto la probabilità di individuare un’altra persona con lo stesso profilo genotipico equivale a un soggetto ogni 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di individui. I giudici di merito hanno correttamente affermato che il profilo genetico è stato confermato da ben 24 marcatori mentre ne basterebbero solo 15 per identificare un soggetto…”.
Il caso di cronaca è stato uno dei più chiacchierati e controversi dell’ultimo mezzo secolo e ancora non è detta l’ultima parola. Stavolta speriamo venga a galla la verità vera, se ce sarà un’altra.