I nostri amici pelosetti sono diventati ipertecnologici. Spesso per il loro benessere compriamo prodotti inutili e anche dannosi. Occhio all’ultimo ritrovato elettronico o al cibo gourmet.
Sorpresa: da oggi, forse, la locuzione vita da cani non sta più a significare una situazione grama e disagiata. Tutt’altro! Si resta allibiti di fronte a tutto ciò che ruota intorno ai nostri amici a quattro zampe. Localizzazioni satellitari, medagliette usb al collo, lettiere autopulenti, acquari a risparmio energetico per ciò che concerne la tecnologia. Veterinari comportamentisti, taxi singoli e collettivi, cremazione a tutte le ore per quanto riguarda i servizi. Ciò che fino a qualche tempo fa sembrava fantascienza, oggi è realtà. Il mercato sforna in continuazione novità in tutte le salse, quasi strabilianti. E’ un continuo susseguirsi di nuovi prodotti e servizi, tanto da poterli definire cyberdogs e/o cybercats.
Affetto esagerato o moda? Un dato è inconfutabile: l’universo degli animali domestici è diventato un vero e proprio business, uno dei pochi settori che tira nella stagnante economia nazionale. Infatti, secondo i dati dell’ultima edizione del salone Zoomark, svoltosi a Bologna nel maggio 2019, il settore ha movimentato un giro d’affari notevole: circa 1600 milioni di euro, con una crescita del 2,2% solo per gli alimenti di cani e gatti, di 3,7% per le lettiere e di ben il 4,5% per l’igiene e la bellezza.
L’intero mercato interessa 7 milioni di cani, 7,5 di gatti, 2 di conigli, 1 di tartarughe e 40 milioni tra pesci e uccellini. Numeri di un certo spessore: quanto basta per stuzzicare la fantasia dei più creativi. Vengono offerti sia prodotti ipertecnologici che servizi di alto livello. Diete personalizzate per le diverse esigenze di ogni animale e comodità di ogni genere: cuccette e cappottini in raso e cachemire, ma anche passeggiate salubri, corsi di educazione e full immersion con veterinari comportamentisti, pet taxi e servizio di cremazione h24.
Per chi guarda al settore dal punto di vista economico e del lavoro è un bell’affare, e in realtà è ancora, solo, un punto di partenza. Ci sarebbe ancora un margine di crescita del 15/20%, dicono gli esperti. L’obiettivo è l’abbassamento dell’IVA sul cibo e la fornitura di prestazioni veterinarie al 10%, in linea con la maggior parte dei prodotti alimentari, ma non delle griffe.
L’A.N.T.A. (Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente) spiega la crescita del mercato in parte come risultato di un aumento della consapevolezza per il benessere degli animali domestici, in altra parte come effetto dirompente di una moda. Il 70% dei servizi esistenti sul mercato non sono necessari, anzi, a volte, risultano controproducenti: ad esempio, la toelettatura rischia di far perdere agli animali le loro protezioni naturali. Altri servizi sono diffusi perché sono una risposta ai bisogni affettivi dell’uomo, come il servizio di cremazione e/o il cimitero degli animali. Un modo per combattere la solitudine e mantenere una continuità col defunto.
A ben vedere, anche se può sembrare un paradosso, la vicinanza compulsiva ed ossessiva dell’uomo con gli animali rischia di renderli più smidollati. L’eccesso di affetto e di smancerie sembra limitarli nelle loro caratteristiche naturali e renderli delle specie di peluche animati.
In Spagna esiste una sottospecie di gatto selvatico, che non ha mai accettato contatti con l’essere umano. Alcuni istituti di neurologia di Madrid e di Memphis hanno effettuato degli studi, comparando le capacità intellettive di questo felino con quelle del comune gatto domestico. Il risultato è stato sorprendente: nei millenni di convivenza con l’uomo, il gatto ha perso un terzo della sua capacità cranica e la stessa percentuale di neuroni. Ciò a causa di un meccanismo biologico, semplice e spietato allo stesso tempo, che ha indotto la bestiola a neutralizzare e sopprimere talune cellule, diventate ormai inutili, nel comodo salotto casalingo. E bravo l’Uomo: riesce a provocare danni, anche quando versa affetto!