La tendenza a mentire è connaturata all’uomo, ma conta anche il mezzo usato per farlo. In prima linea politici e giornalisti.
Roma – Quando si era bambini, i genitori insistevano molto nell’esortare i propri pargoli a non dire bugie, perché il naso si sarebbe allungato come nella favola di Pinocchio. In realtà la menzogna nasce con l’uomo e tutti ne sono portatori in vari modi. La semiotica, la scienza dei segni linguistici, la definisce un’abilità comunicativa tale da rappresentare un tratto distintivo dell’uomo. D’altronde il noto semiologo italiano, Umberto Eco, dichiarò, infatti, che se un segno non può essere adoperato per mentire, non può esserlo nemmeno per affermare il vero. Sono vari e tanti i motivi per cui si mente. Il retroterra della menzogna, è diventato oggetto di studio della psicologia, secondo cui deriva dall’intimità che esiste con l’altra persona, ma anche dalla situazione contingente, dal modo di relazionarsi e dallo strumento di comunicazione.
Negli studi che si sono susseguiti dagli anni ’90 del secolo scorso ai giorni nostri, sono emerse una serie di variabili. Ovvero che la maggior parte delle bugie sono innocue, dette o per celare proprie difficoltà o per non ferire altre persone. Chi le dice non le considera da disapprovare e non vengono programmate, ma sono utilizzate all’occorrenza. Inoltre, la tendenza alla menzogna dipende da vari fattori ambientali, come, ad esempio, il livello dell’intimità e il canale di comunicazione. Quest’ultimo se è a distanza, pare essere un humus più favorevole a raccontare bugie, rispetto ai rapporti di persona. I diversi strumenti di comunicazione determinano un peso sulla codifica e la decodifica dei messaggi. Ad esempio, se ne raccontano maggiormente al telefono che per email o per messaggi di testo.
Il “Wall Street Journal”, prestigioso giornale internazionale, economico e finanziario statunitense, ha riportato, di recente, uno studio del 2022, secondo cui si mente per avere un proprio tornaconto personale maggiormente quando si usa il computer portatile, rispetto a quando si usa il telefono. Questo accade, probabilmente, perché il computer viene associato al lavoro, mentre il telefono agli amici e familiari. La tipologia di rapporto con l’altra persona è determinante sia per la frequenza che per il tipo di bugie. Si dicono le bugie maggiormente con chi si ha una comunicazione occasionale e con le persone che si conoscono poco.
Tuttavia, se le bugie sono di un certo spessore e riguardano, ad esempio, questioni finanziarie o di corna, episodi di violenza, situazioni imbarazzanti, allora le bugie vengono raccontate al proprio partner e alle persone più intime. Un estremo tentativo, forse, per non intaccare le relazioni a discapito della verità. Ci piaccia o no, dobbiamo tenere conto della natura menzognera dell’essere umano e farcene una ragione. Tuttavia, non bisognerebbe abusarne. Molti anni fa fece scalpore un sondaggio su quali settori della vita sociale avessero i protagonisti più bugiardi. Ebbene risultarono al primo posto i politici, al secondo i giornalisti, al terzo i venditori.
Per i primi non c’è da stupirsi, dato che come disse Krusciov, leader comunista dell’URSS “i politici promettono di costruire un ponte, anche dove non c’è un fiume”. I venditori, utilizzano la menzogna per incrementare i guadagni, magnificando i loro prodotti o servizi. Per i giornalisti, c’è da dire che se raccontano bugie, dovrebbero cambiare mestiere, perché lo scopo è raccontare i fatti che più si avvicinano ad una concezione di verità!