Un’analisi delle misure per contrastare la crisi finanziaria nei Comuni italiani e le nuove normative per il triennio 2022-2024.
Roma – Nuovi limiti di dissesto finanziario per gli Enti Locali. E’ noto che le casse della gran parte dei Comuni italiani sono quasi all’estrema unzione e molti fanno fatica a pagare gli stipendi dei loro dipendenti. Se si è giunti a questo punto, ha contribuito senz’altro la cattiva gestione amministrativa e contabile, nonché la malattia tipica degli italiani: corruzione, malversazioni e tangenti. Vista la grave situazione si è reso necessario e urgente l’intervento di… papà Stato, che è alla “canna del gas” anch’esso. Malgrado ciò, lo scorso 4 agosto è stato pubblicato il decreto del Ministro dell’interno di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, concernente, come recita il testo “la definizione dei parametri obiettivi ai fini dell’individuazione degli enti locali in condizione di deficit strutturale nel triennio 2022-2024”.
Col decreto, sono stati approvati, per il triennio 2022 – 2024, per comuni, province, città metropolitane e comunità montane: a) i parametri obiettivi costituiti da indicatori di bilancio – individuati all’interno del “Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio delle regioni e dei loro enti ed organismi strumentali– ai quali sono associate, per ciascuna tipologia di ente locale, le rispettive soglie di deficitarietà; b) le tabelle contenenti i parametri obiettivi. Il triennio per l’applicazione dei parametri decorre dall’anno 2022 con riferimento alla data di scadenza per l’approvazione dei documenti di bilancio prevista ordinariamente per legge. I parametri trovano pertanto applicazione a partire dagli adempimenti relativi al rendiconto della gestione dell’esercizio finanziario 2022 e al bilancio di previsione dell’esercizio finanziario 2024.
Sono stati definiti, inoltre, i parametri obiettivi per individuare gli enti locali in condizioni di dissesto per il periodo considerato. I criteri valgono per comuni, province, città metropolitane comunità montane. Ma le province non sono state abolite? Sì, ma solo sulla carta. Sono uscite dalla porta, ma rientrate dalla finestra. I componenti della giunta non vengono eletti dai cittadini, ma nominati dalle segreterie dei partiti con accordi tipici del sottobosco politico. I parametri a cui si deve sottostare per non essere considerati vicini al fallimento, riguardano ogni tipologia di ente locale. Il decreto, in dettaglio, si riferisce a: incidenza del ripiano disavanzo, personale e debito; incassi; debiti; capacità di riscossione.
Le percentuali da non superare variano a secondo del tipo di ente locale. Queste regole valgono anche per le Città Metropolitane, sorte per sostituire le province. E devono essere rispettate anche dalle Comunità Montana, quei raggruppamenti di piccoli comuni montani limitrofi che svolgono – come recita il testo dell’atto costituito – funzioni di indirizzo globale per il soddisfacimento degli interessi generali della popolazione ivi residente. Un altro ente inutile che produce costi e pochi, se non nulli, benefici. Gli enti locali che presentano almeno la metà dei parametri in “rosso”, sono considerati strutturalmente deficitari. Ora, non si vuole mettere in discussione la valenza del decreto, i suoi risvolti finanziari e normativi.
E’ un compito che lasciamo, volentieri, agli esperti del settore. Invece, va sottolineato, che si avverte una “gran puzza di bruciato”. E’ forte la sensazione di essere di fronte ad un provvedimento ingannevole. Sembra di essere ritornati al 1986, quando la contaminazione delle falde acquifere ad opera dell’atrazina, un dannoso erbicida, superiore al livello previsto dalla normativa di allora, balzò agli onori (si fa per dire) della cronaca. Il governo di allora, presieduto da Bettino Craxi, decretò l’aumento della soglia di nocività dell’atrazina, poi un suo cauto utilizzo. L’erbicida fu messo al bando nel 1992. Ovvero, ti avveleno per legge.