Si è accoltellata e bruciata, lui non c’entra

Dopo otto mesi di indagini la Procura di Bari è giunta alla conclusione che Michelle Baldassarre si sarebbe pugnalata e data alle fiamme dopo essersi cosparsa di liquido infiammabile. Il marito dunque non c’entra. Resta aperta un’altra indagine per presunti maltrattamenti, mentre le figlie della vittima sollevano dubbi sulla dinamica dei fatti.

SANTERAMO IN COLLE (Bari) – Non è stato femminicidio, la donna si sarebbe pugnalata al petto e cosparsa di benzina per poi darsi fuoco. Lo ha stabilito la Procura di Bari che è addivenuta a questa conclusione dopo otto mesi dal ritrovamento del cadavere carbonizzato di Michelle Baldassarre, 55 anni, igienista mentale di Santeramo in provincia di Bari.  Il marito Vito Passalacqua, 56 anni, commercialista, non ha avuto alcun ruolo nella morte del coniuge e non l’avrebbe nemmeno indotta. Rimane in piedi un altro procedimento penale, ma a carico d’ignoti, per presunti maltrattamenti a carico della vittima ma per questo reato Passalacqua era già stato arrestato e posto ai domiciliari mentre la donna finiva sotto protezione in un centro antiviolenza. Anche le figlie dell’uomo lo accusano di soprusi e il processo, che vede Passalacqua imputato, attualmente, è in corso di svolgimento.

Michelle Baldassarre, igienista dentale

Michelle era stata ritrovata senza vita dentro la sua auto e con il corpo quasi del tutto bruciato il 9 febbraio scorso nelle campagne di Santeramo. Il marito era stato chiamato in causa sia per la morte della moglie, sia per i maltrattamenti, poiché la vittima lo aveva denunciato nel dicembre del 2022. Per questo motivo Passalacqua si trovava recluso ai domiciliari e nell’aprile scorso aveva chiesto il patteggiamento a 3 anni e 6 mesi di reclusione, con l’assenso della Procura di Bari, ma respinto dal consesso giudicante. Adesso la decisione degli inquirenti rivoluziona la posizione giudiziaria dell’uomo sulla scorta delle indagini dei carabinieri di Santeramo, dell’autopsia eseguita dal professor Francesco Vinci e dal collega Roberto Gagliano Candela, e dell’autopsia psicologica redatta da Roberto Catanesi.

Questi tre elementi sono stati determinanti anche ai fini dell’archiviazione dell’indagine per istigazione al suicidio coordinata dalla medesima Procura del capoluogo pugliese:

L’auto carbonizzata della vittima che si sarebbe data fuoco

”È opinione della medicina legale – si legge in atti – che la lesività da punta e taglio a livello toracico fu antecedente a quella indotta poi dal calore…Pur non essendoci elementi di assoluta certezza al riguardo la ferita da arma bianca sarebbe stata comunque difficoltosa ove la combustione fosse stata già avviata, tenuto conto dell’estrema rapidità dello sviluppo dell’incendio in rapporto al mezzo utilizzato, cioè la benzina. Non può essere esclusa la possibilità che il soggetto a seguito delle prime lesioni toracico-polmonari, possa aver dato adito alla combustione, essendosi precedentemente già cosparsa di liquido infiammabile”.

In poche parole la vittima si sarebbe prima accoltellata al torace per poi, con un residuo di forza, innescare le fiamme con un accendino che avrebbero immediatamente avvolto il corpo della donna precedentemente cosparsasi di carburante. Il professor Catanesi ha tracciato un profilo psicologico della donna spiegando i motivi del suo comportamento come antefatto al gesto estremo:

Il luogo fuori mano dove si è consumata la tragedia

”Michelle era una donna dolce ma anche passiva e remissiva – scrive Catanesi nella sua relazione – che viveva nei confronti del marito in una situazione di sudditanza psicologica. E che, proprio in virtù di tale meccanismo, finiva per accettare tutto, anche le umiliazioni e i maltrattamenti. Questo sarebbe accaduto per anni, fino a quando a dicembre la donna aveva deciso di denunciare Passalacqua e, nel giro di poche ore, lui era stato posto agli arresti domiciliari e lei trasferita in una struttura protetta….”.

Quella decisione estrema e forse liberatoria, ma sino ad un certo punto, in uno con la consapevolezza delle future difficoltà da affrontare, avrebbero rappresentato il detonatore del suo disagio familiare che sarebbe esploso con un gesto autolesionistico letale:

“La consapevolezza dell’irreversibile fine del legame con il marito, sulla cui figura ella aveva plasmato la propria esistenza – ha scritto Catanesi – unitamente al senso di colpa nei confronti delle due figlie ed al riscontrato viraggio in chiave depressiva dell’umore della defunta, l’abbandono della struttura protetta possono considerarsi elementi sufficienti a causare l’evento”.

Il professor Roberto Catanesi

Dunque Michelle Baldassarre ha scelto da sola di morire senza alcuna “spinta”. Il Pm Baldo Pisani ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul decesso della donna ma per Michele Laforgia e Maria Pia Vigilante, che assistono le figlie di Michelle, di 26 e 28 anni, la dinamica dei fatti sarebbe inverosimile.

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