L’omicidio e la violenza sessuale ai danni di un’adolescente, appena 3 mesi dopo la morte di Mahsa Amini, getta più di un’ombra sulla Repubblica islamica e sui suoi barbari metodi di repressione.
Roma – È da metà settembre che l’Iran, repubblica islamica che si affaccia sul Golfo Persico, è attraversata da manifestazioni di protesta contro il regime, che stanno proseguendo nonostante la reazione spietata del Governo con centinaia di morti e processi farsa. Ma il caso che ha più sconvolto la coscienza dell’opinione pubblica mondiale è stato quello di Masooumeh, un’adolescente iraniana di 14 anni.
La ragazza in segno di protesta a favore di Mahsa Amini, si è liberata del velo mentre si trovava a scuola. Mahsa, una 22enne di origine curda lo scorso settembre fu arrestata perché non indossava in modo corretto l’hijab, il velo della tradizione islamica portato dalle donne. Ebbene, dopo essere stata in coma, è morta nella terapia intensiva. Per questo atto Masooumeh è stata prima arrestata e poi è deceduta per le gravi ferite riportate. Il fatto è stato denunciato dall’ONG (Organizzazione Non Governativa) “Center for Human Rights” e riportato dalla stampa internazionale. L’aspetto sconvolgente è che il decesso è avvenuto a causa di gravi lacerazioni vaginali. E non è finita qui: sua madre, che aveva intenzione di divulgare la notizia, non si sa dove sia, probabilmente è scomparsa.
Purtroppo le notizie che giungono dall’Iran ci riferiscono di uso dello stupro e della violenza come ritorsione da parte delle autorità. Si parla di corpi di giovani con chiari segni di torture e percosse. L’unico loro colpa è di aver voluto esporre in pubblico la loro voglia di riforme della Repubblica Islamica, dal punto di vista politico ed economico. I casi di repressione brutale, purtroppo, sono tanti e Amnesty International (organizzazione non governativa internazionale a favore dei diritti umani, in base alla “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell’ONU) ha diffuso una nota in cui dichiara che sono almeno 26 le persone a rischio esecuzione solo per aver osato protestare.
Le condanne spesso sono il frutto di processi iniqui e sommari, che non hanno alcun tipo di somiglianza con un procedimento giudiziario rilevante. Non di rado, succede che le esecuzioni avvengono per impiccagione che sono pubbliche. In questa maniera lo Stato islamico esercita il suo potere, con ferocia e protervia e per voler dimostrare a tutti che non va messo in discussione, pena la morte. La Farnesina, sede del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha ospitato il 21 e 22 dicembre scorsi la Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo. Il tema di quest’anno, la XV edizione, è stato: “La diplomazia italiana al servizio del Paese in un mondo che cambia”, un confronto che ha visto impegnati oltre 100 titolari di sedi diplomatiche all’estero.
In questa sede il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato di dignità umana e di rispetto della persona e nel messaggio letto durante la cerimonia é stato molto chiaro:
“Oggi vediamo questi valori calpestati in tante parti del mondo. Quando sta avvenendo in queste settimane in Iran supera ogni limite e non può, in alcun modo, essere accantonato”.
Non bastano, purtroppo, dichiarazioni autorevoli, seppur condivisibili, come quelle del Presidente della Repubblica, ad allentare la morsa dello sgomento che provoca turbamento a qualsiasi individuo umano dotato di un minimo di sensibilità ed empatia. Sono tante le situazioni esecrabili al mondo sia per le guerre in corso in molte parti del mondo che per le repressioni per motivi politici, etnici e/o religiosi. I casi di atti abominevoli sono all’ordine del giorno.
Ma ce ne sono due: pedofilia e stupro, che fanno toccare il baratro dell’animo umano. Per atti di questo tipo non ci sono scusanti né comprensioni di alcun tipo. Sono intollerabili, senza se e senza ma. Soprattutto se perpetrati da persone che indossano divise, siano esse ecclesiastiche o militari!