A scuola niente cellulare. E se non studi via il reddito di cittadinanza

La scuola era diventata una farsa e un po’ di rigore non può che fare bene. Niente cellulare fra i banchi, si posa all’ingresso e si riprende all’uscita. E se non raggiungi i traguardi previsti farai a meno anche del Reddito di Cittadinanza. Magari su quest’ultima proposta c’è da rivedere qualcosa ma il fine è legittimo.

Roma – La prima tappa della riforma scolastica passerà dall’aumento degli stipendi per i docenti, dalla semplificazione e dal miglioramento dell’edilizia nelle scuole. Tappe fondamentali, propagandate da ogni governo, ma mai attuate veramente così come nella sanità. In questo ultimo comparto da anni si dice di aumentare i fondi sempre inadeguati per non smantellare di fatto un sistema pubblico che sta colando a picco, onde evitare anche la trasmigrazione di medici e para-medici nelle strutture private. Vedremo se saranno soltanto chiacchiere. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato anche l’intenzione di eliminare i cellulari dalle aule scolastiche.

Giuseppe Valditara

La scelta è dovuta all’abuso che si fa dello smartphone durante le ore di lezione. Pertanto potrebbe essere vietato tenerlo addosso, così l’intenzione sarebbe quella di lasciarlo all’ingresso o comunque fuori dalla lezione. Insomma a scuola si va per studiare e non per chattare. La proposta, ha spiegato il ministro, nasce dalla necessità di garantire a studenti e docenti un tempo di studio in classe senza distrazioni. Valditara ha ribadito nella sua tabella di marcia l’ipotesi di togliere il reddito di cittadinanza ai giovani percettori che non hanno nemmeno l’obbligo scolastico. Il che significa che “o viene colmato il gap – ha detto il ministro – oppure si perde il reddito”.

Il ragionamento del ministro è chiaro: “Questi ragazzi preferiscono percepire il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita. Il reddito collegato all’illegalità, tollerata del mancato assolvimento dell’obbligo scolastico, è inaccettabile moralmente – afferma Valditara – e significherebbe legittimare e addirittura premiare una violazione di legge”.

La proposta ha suscitato subito diverse polemiche. Il discorso si fa più complesso ed ha risvolti sociologici, in quanto nessuno nasce pensando o scegliendo ciò che sia più comodo studiare solo alle elementari per poi vivere di sussidi. Infatti per chi vive in condizioni di degrado, magari avendo entrambi i genitori o uno dei due, che è cresciuto in condizioni ambientali malsane, allora tale situazione può diventare una condanna. Bisogna aiutare chi è indietro con un adeguato welfare.

Minacciare brutalmente e cinicamente di togliere il Reddito perché non si è ottenuta la licenza media significa, però, non sapere che la miseria o l’indigenza non sono spesso scelte di vita, ma condizioni che si creano nelle società senza alcuna giustizia sociale. Oltretutto non bisogna dimenticare che vi sono due tipi di welfare, quello statale e quello criminale. Quest’ultimo, in assenza del primo, è sempre pronto ad offrire possibilità economiche e di inserimento lavorativo, anche se in strutture criminali e mafiose.

Ciò bisogna evitarlo e combatterlo aspramente. Il titolare dell’Istruzione e del Merito, intende anche prevedere lavori socialmente utili per quegli studenti che si rendono protagonisti di gravi casi di bullismo o violenza e non rispettano le regole. Per tornare al merito, il ministro propone anche ad imprese e sindacati di individuare percorsi e metodi per superare pure il divario di cui soffre l’istruzione tecnico professionale italiana, rispetto almeno ad altri paesi internazionali.

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