Intorno alle scuole che fanno parte della Piattaforma Sistema Formativo Moda orbitano oltre 10 mila studenti, 2 mila docenti e circa 500 corsi in costante aumento. Il comparto però, dopo le industrie energetiche, è stato quello più inquinante. Una delle cause è stata l’enorme quantità e la velocità della distribuzione dei capi di abbigliamento dunque bisognerà porvi rimedio.
Roma – La sostenibilità va di moda! Nei primi giorni di novembre si è svolta a Milano, presso il centro culturale poli-funzionale BASE, la Fashion Graduate Italia, quest’anno dedicata all’innovazione sostenibile. Il primo produce innovazione sociale e contaminazione culturale tra arti, imprese e tecnologia. L’evento è stato organizzato dalla Piattaforma Sistema Formativo Moda, Ente del terzo Settore che mette insieme le migliori scuole e accademie italiane di moda. L’obiettivo è stato quello di connettere il settore scolastico ed educativo con l’industria. Gli studenti, così facendo, hanno raccontato i loro progetti e contenuti innovativi volti al servizio di fattori importanti come, ad esempio, la ricerca di materiali sostenibili e soluzioni per il risparmio energetico. Inoltre allungamento del prodotto e gestione del suo “fine vita”.
Ormai il concetto di sostenibilità ambientale viene indicato, con prepotenza, in qualsiasi discorso, summit o convegno. Diciamo che fa “trend” e che è diventato talmente di moda che la… Moda non poteva sottrarsi al suo influsso benefico. Secondo il presidente di Piattaforma Sistema Formativo moda, Matteo Secoli, per quanto riguarda la moda, se si vuole raggiungere la sostenibilità, bisogna iniziare dalla formazione e dalla cultura per far sì che vengano attuate scelte consapevoli.
Quest’anno oltre alla sostenibilità si è parlato anche di internazionalizzazione. Ha esordito, infatti, il progetto “Fashion Schools for Design-Driven Sustainable innovation” reso possibile grazie a C.L.A.S.S (Creativity Lifestyle, and Sustainable Synergy), attraverso cui hanno potuto farsi notare giovani appartenenti a 17 scuole, accademie e istituti di moda. Sono stati presentati abiti stilisticamente nuovi, con colori naturali e grande rispetto dell’ambiente. In questo modo, Fashion Graduate si conferma sempre di più un importante punto di riferimento sia per gli studenti che aspirano ad entrare nel sistema moda, che per l’industria, che si trova ad avere sul mercato nuove professionalità dotate di molta competenza. Senza dubbio i numeri confermano l’efficacia del progetto.
Infatti intorno alle scuole che fanno parte della Piattaforma Sistema Formativo Moda, girano oltre 10 mila studenti, 2 mila docenti e circa 500 corsi in costante aumento. In un momento storico in cui la crisi economica la fa da padrona, iniziative del genere sono ben accette. Soprattutto se riescono a creare lavoro e a difendere uno dei fiori all’occhiello del nostro Made in Italia, la moda appunto. Tuttavia è noto che il settore, dopo le industrie energetiche, fino ad ora, è stato quello più inquinante. Una delle cause è stata l’enorme quantità e la velocità della distribuzione dei capi di abbigliamento. Per produrre tanto ed in fretta, tanto che si è parlato di “fast mood”.
Ovvero vestiti a prezzi bassi e con qualità scadente prodotti con agenti inquinanti, oltre che da lavoratori sottopagati e minorenni. L’impatto è stato, dunque, fortissimo e devastante. Secondo gli esperti la moda causa il 20% dello spreco globale di acqua, il 10% di emissioni di anidride carbonica, è responsabile per il 24% dell’uso di insetticidi e dell’11% di pesticidi. Inoltre l’85% dei capi di abbigliamento finisce in discarica e solo l’1% viene rigenerato o riciclato e negli ultimi venti anni il consumo medio di vestiti è cresciuto del 60%. Per non parlare del business, che oscilla sui 2,5 miliardi di dollari a livello globale. Con tutto questo pregresso, il settore all’improvviso si è destato dal lungo sonno per diventare sostenibile. Solo gli ingenui o gli allocchi possono crederci!