I Social Network fanno ormai parte della nostra vita. Per molti sono parte integrante, purtroppo. Abusarne significa stare male, spesso con conseguenze irreversibili. Un tempo c’erano le piazze dove incontrarsi e discutere, oggi ci si confronta davanti allo schermo di un telefonino o di un Pc.
Roma – Il rischio è che tutto vada in FOMO! Le tecnologie digitali si sono presentate al mondo con l’intento di essere la soluzione a qualsiasi problema si parasse innanzi all’essere umano. Ci hanno talmente risucchiato nel loro vortice che ormai vivono in simbiosi quasi perfetta con ognuno di noi. Eppure, come tutte le invenzioni o scoperte dell’uomo, hanno delle controindicazioni che se non controllate provocano danni anche irreversibili.
L’ultima novità degli esperti di psicologia è legata all’uso compulsivo di connettersi ai social network e a tutte le altre diavolerie tecnologiche. Si tratta della “FOMO” (Fear Of Missing Out), ovvero la paura di essere tagliato fuori. E’ chiaro che essere parte integrante di un gruppo sociale, sentirsi accettato da esso, avere dei valori di riferimento condivisi, sono bisogni ancestrali dell’uomo. Ogni società ha manifestato le proprie rappresentazioni di questi fattori.
Oggi, però, queste caratteristiche strutturali si sono esacerbate, accentuando questa esigenza naturale. Ad esempio, può capitare a chi è vittima di questa sindrome di sentire l’esigenza di uscire anche se si è stanchi fin sopra i capelli. All’improvviso si avvertono palpitazioni, dolori al petto, a volte respiro corto, tremore interno. Sintomi tipici dell’ansia, legata in questo caso alla sensazione di perdere un’interazione sociale importante.
Secondo gli esperti la correlazione tra la FOMO e la dipendenza dai dispositivi digitali e dal bisogno perenne di condividere la propria vita sui social network è acclarata. L’origine si sviluppa on line, ma i suoi effetti si materializzano nella vita reale. Secondo la “Teoria dell’Autodeterminazione (Deci e Ryan, 1985) il benessere di un individuo è il frutto dell’appagamento di tre bisogni base: 1) Autonomia: agire liberamente e volontariamente; 2) Competenza: capacita di orientarsi in un determinato ambiente per svolgere compiti importanti; 3) Relazioni: sviluppo di rapporti sicuri e proattivi con gli altri nel proprio contesto sociale. Ora, nella società iperconnessa, questa nuova forma d’ansia provoca il desiderio ossessivo di sapere cosa è stato pubblicato sui social, cosa stanno facendo i propri amici.
Quando si è offline questa dipendenza si può trasformare in stati depressivi. La fase più complicata è l’adolescenza, quando le relazioni con gli amici e il gruppo si fanno più forti, mentre si allenta il legame coi genitori. Infatti, circa il 75% dei ragazzi ha manifestato insofferenza e disagio nel non riuscire a sapere cosa stessero combinando sui social gli appartenenti al proprio gruppo.
Sembra che il controllo i social a tutte le ore del giorno e, a volte, della notte, plachi lo stato d’apprensione sociale di essere “tagliato fuori” dall’esperienze del gruppo. In questo contesto, i più fragili rischiano di più, in quanto confondono la vita vera con ciò che viene mostrato sui propri profili, in un cortocircuito estremamente deleterio. Ed è un attimo, un attimo soltanto e la propria vita se ne va in… FOMO!